"Fresco di stampa": Paolo Maccari, Quaderno delle presenze, Le Lettere, 2022


Scarabocchi

Muri bianchi così sporchi
ce li hanno solo stanze abbandonate
alla fantasia disabitata della muffa,
o quelle dove vivono bambini.
Qui viveva un bambino
abbandonato ai pensieri.
La fune d'acciaio delle associazioni
calava verso il basso l'ascensore
dei suoi pensieri. Seminterrati.
Auto spente in ordine e agghiaccianti.
Ora la stanza, sbiancata da neon clamorosi
e liberata dal disordine dei mesti giochi,
sarebbe ancora più lugubre
se le pareti non fossero ancora
sporche di delicatissimi graffiti.
Venite a leggere, guardate i disegni.
Non aveva previsto il bambino abbandonato
questo presente. I suoi draghi non sono
ammansiti. Hanno espressioni
decise, denti sbaffati di rosso. Ringhiano
i musi di altri bambini mostri. Gli incubi
sono sbalzati da bieche febbri di colori. Qualcuno
sta uccidendo i suoi cari che passano
al sangue da un sonno distratto.
Non portate in questa stanza
mai più il bambino cresciuto. Capirebbe
le cose sbagliate e come un idiota
sarebbe felice.

*

Rientro

Una larga striatura rosa
corre in cielo dai tetti
verso la notte che tra poco ci è sopra.
E siamo imperfetti.
Come è difficile, come si soffre
a dar torto a chi ti chiede approvazione
con speranza. Come si smania,
anche se lui ha torto e tu ragione.
Il rosa si gonfia ed eccede nell'arancione
di un tramonto che si consuma altrove.
Siamo imperfetti e torniamo a casa mentre annotta
e Firenze si sbenda.
Niente tace, meno di tutto la fretta
che i passanti smettano di tentare
le ombre a cui i lampioni danno la caccia.
Entrato in casa, qualcuno si affaccia alla finestra.
Si accerta che di quel rosa nel cielo spento
sia spenta ogni traccia.

*

Batte...

e i suoi colpi
liberano un suono
di rotative che non ha
solo un ritmo
perché dentro il suo ritmo
serpeggia una melodia.
Affilatissima melodia di lima
tra le rotative. Scintille
di ritmo e una melodia.

Io ascolto tutto.
So chi è che batte.
Accompagno sottovoce
la melodia. Il ritmo
dei suoi colpi è il mio.
La lima forse sono io.
Questo non posso saperlo,
saperlo intendo con discernimento.

Peccato: le scintille mi alimentano,
ravvivano le vecchie cinghie
del dispositivo in tumulto,
ed è triste
è proprio triste non sapere
se la lima sono io.

*

Calde lacrime

È un pensiero che taglia:
mai si piange per gli altri.
Si piange d'immedesimazione,
cioè del nostro potenziale dolore,
o della mancanza, della deficienza
che hanno travolto quel nostro altro
rendendolo meno valido
ai nostri fantasiosi bisogni.
Di nostalgia si piange.
Possedevamo qualcuno o qualcosa
che è caduto per via.

E dunque come si mette?
Dignitosamente
Dovremmo astenerci
Dall'assegnare magnanimi segni
ai nostri spargimenti di stille?
Quante abitudini elette,
Allora, da dismettere
una volta per tutte...

E poi? Poi piangere
finalmente su di noi,
privati di lacrime sapide,
piangere lacrime disdicevoli
abbandonandoci alla consolazione
di saperci universi
chiassosi e deserti.

*

Un giorno giovane

Tu che leggi e ti senti presente
a te stesso e alle mostrine dei giorni
vuoti o pieni, come passano, di segni,
se sei tu che leggi e cerco
allora senti:

butta giù al posto mio il mio alibi,
sottovoce, sì, ma spiega come mai
l'ardire di fare come tutti, e la voglia,
conquistino oggi la mia mente
e, tra le falle di ogni chiglia in cerca,
io trovi intanto
la forza di non esserne stanco.

Dillo tu, come ti viene, che
le prime ore, la mattina, anche per me,
se sono sveglio, conservano freschezza
e assurda fame, con te, con gli attimi, di amicizia.
Prova ad aggiungere, e terminare, che, per me,
il vuoto allora è ancora un vortice
ma smette il suo orgasmo e sprizza
nervosamente un giorno giovane
in cui credo a tutto,
perfino a te a me e ai segni che batto.

*

Paolo Maccari (Colle Val d’Elsa, 1975) vive e lavora a Firenze. È poeta e critico letterario. Nella prima veste ha pubblicato Ospiti (Manni, 2000), Fuoco amico (Passigli, 2009), Contromosse (Con-fine, 2013), Fermate (Elliot, 2017). Nel 2019 ha antologizzato le raccolte precedenti in I ferri corti (LietoColle). Dirige con Valerio Nardoni la collana di poesia dell'editore Valigie Rosse.





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