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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Paolo Maccari, due poesie inedite e un poemetto inedito

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Nascere Aspetto. I girini si agitano nella pozza. Sgorbi neri sognanti una coppia di zampe, poi un’altra. Aspetto fuori. A qualcuno sbucano le zampe. Gli altri lo festeggiano astiosi. L’invidia favorisce il processo. Si moltiplicano zampe nei corpi viscidi. Aspetto fuori, obbediente. La pozza si sommuove. La vita in atto. Si consuma qualche vitale delitto. Chi ha due coppie di zampe lo approva. Aspetto fuori, obbediente alla legge. Dolore e desiderio sommuovono la pozza. Do un ultimo sguardo. Mi concentro. Sbuffo.  Il semaforo rosso attenua il suo ghigno. Un altro ultimo sguardo. Ecco il verde. Mi tuffo. * Sparire Cilindri sfocati, al crepuscolo, si librano sull’Elsa.  Moscerini. Quanti milioni sono? I cilindri che fanno stanno come lanterne sopra la lenta corrente verde. I cavedani nuotano a fior d’acqua ma a saltare è sempre  uno invisibile. Imprendibile. Tra un minuto è buio. Tra pochi giorni estate. Tra il fiume e la sera e il sambuco si srotola un discorso riposato. Il ragazzo sta

Francesco Gallina, “Medicinalia”, Marco Saya Edizioni, 2022. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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La grafia del medico di famiglia è una in gamba  la farmacista sotto casa  si dice abbia  avuto maestri illustri (Champollion,  Evans, Ventris), che persino  Dan Brown l’abbia chiamata  in consultazione privata  sulla decodifica di antichi alfabeti in codice  dunque, cari miei, nessuno stupore  se ha antenne per captare  la calligrafia e la sua mistica,  l’arzigogolo arabeggiante, l’esotico  ondeggiare dell’inchiostro  sulla stele di Rosetta  fresca di cartuccia * Il distacco non oltrepassare la linea gialla  è una legge non scritta: in Medicina  giudicare il male da lontano,  il suo pantano smisurato,  è una forma di tutela  dal dolore, il viandante sul mare  di nebbia è il dottore che conserva  l’emozione, la traduce in ragione  con cautela  non avertene a male, se usa ironia,  talvolta, questa poesia,  se si fa medicin-alia , altra medicina,  se squadra senza pianto  il nostro male (sperimentato lo abbiamo  più d’una volta: un’eterna rivolta)  e se è sacro, il nostro male  lo render

Riccardo Campion, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Ante lucem Prima dell’alba le case sembrano poggiare appena sul suolo e quasi oscillare tra lampioni e fosfori notturni Il solo saluto che accoglie l’umano è l’incompiuto moncone di terra la processione di insetti nella fenditura del selciato il gomitolo di erbe infestanti È un risveglio di cellule prima della luce un vorticare di esiti benigni * Riccardo Campion (Alessandria, 1966) ha compiuto studi di slavistica all’Università di Genova. Ha un master in traduzione e conta al suo attivo diverse collaborazioni come traduttore e redattore. Lavora nel campo della progettazione europea e traduce da varie lingue fra cui russo, polacco e bulgaro. Ha pubblicato testi originali e traduzioni di poeti stranieri su numerose riviste di poesia online. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta Geografie private  per Puntoacapo Editrice. La poesia contemporanea in lingua italiana

Valentina Casadei, quattro poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita " Per dirmi che c'è altro" * Dare il cuore prima del tempo sabotare la gemma accarezzare le ombre la pietà s’inchina alla tua coscienza senza tormento ai cerchi che il sasso crea nel fiume e quel dio che nessuno sa trovare è il lasciarsi cadere all’indietro per vivere fino a morire il tormento, la seconda volta è solo abitudine * Il complotto degli spettri mi chiede se la preghiera ha curato lo squarcio? Porgo l’altra guancia al clone del mio aguzzino e l’universo senza memoria continua a girare sotto la luna di mezzanotte C’è solo una sola parola che non vorrei dimenticare * Nella sosta scarna la polvere creava miracolose presenze la cena fredda gridava il tuo nome portavi via con te l’abitudine della sera quando un bacio diventa tempo e un rassicurante destino prima di andare a dormire preferendo al sonno una veglia feroce in cui il miraggio del tuo arrivo è solo l’aria di una silhouette che trema un minuscolo incendio fatale * Bufere

Salvatore Annunziata, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Nel giorno Nel giorno che dà senso agli altri giorni dicesti: vado. Bisogna. Ed io restai da solo lontano dall’oblio degli alberi e delle loro voci. Una folla di occhi commossi poi più nessuno parlò perché la morte, padre, ora lo so mette a tacere soprattutto i vivi. * Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA), dove vive e risiede. Nel 2010 pubblica la raccolta “Mondo parallelo” (Graus Edizioni) e nel 2013 pubblica la raccolta di poesie d’amore “Dello stesso amore” (Graus Edizioni). La poesia contemporanea in lingua italiana

Francesca Innocenzi, quattro poesie inedite

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La bimba gioca sulla porta di casa. Non si allontana. Dentro, un’abitudine di pose misurate – la frutta nel vassoio al centrotavola le pentole lasciate su un ripiano ad asciugare. Fuori, tramestii di motori, versi di animali voci da fiera. La bimba resta sulla soglia gioca un gioco che chiamano campana – un piede dentro, un piede fuori l’area della mattonella. * Nell’acquaio gocciolante di fiori sciacquavo le stoviglie quella sera nell’istante della tua dipartita. Al getto del rubinetto tendevo il braccio, mentre un’altra mano, di sopra ti stringeva il polso – e tu, non vista di là della finestra ti scioglievi in una venatura d’aria. * Liberarti dai graffi della terra che ti porti addosso, quando ti giri e nulla posso se non stringere a te lo sguardo. Convincermi che è un demone bugiardo la paura, che tanto più chiama quando una fede si affaccia incrollata. Quando per far entrare luce dal balcone ti sporgi un poco e tiri su un punto malcucito di sutura. * Piove così leggero che ti svuo

"Fresco di stampa": Stefano Bortolussi, "Esilienze", Stampa 2009, 2023

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La sensazione all’arrivo non è quella di pelle mutata, abbandonata di rettile freddo di sangue e ingratitudine: è un sentire obliquo, doppio perfino, iniettato di colpa al pensiero dell’esilio vero di chi parte da un tutto di tragedia verso il nulla dell’ignoto; ma la ferita che si riapre puntuale a ogni rotazione di flap, discesa di carrello, stridore di ruote gigantesche sulla pista è quasi tattile di presenza, ingombrante, e perde per giorni un siero trasparente di lacerazione – e medicarla è parte dell’emozione fratta di essere qui, a occidente di te stesso, e al contempo sempre lì, da dove sei partito. * Il sonno a volte genera più confusione che riposo, specialmente quando irride lustro e sfuggente come creatura di palude, solletica e indietreggia come schiuma di battigia; e per il tempo che impieghi a sbrigare la burocrazia del risveglio non ricordi più se è qui o lì che le finestre sul retro di casa sono spiate da vicini curiosi di cosa metti in valigia oppure salutate dalla vu

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Margherita Autuori

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Stavolta sono andata fino in fondo al corridoio: in camera la luce era accesa ci illuminava intenti a spogliarci, una lama dopo l’altra ci toglievamo il mondo di dosso fino alla fine che non ha ossa e non vede come vedono gli uomini. * La luce è da sempre uno degli elementi chiave che più spesso ricorre in poesia: genera illuminazioni, evidenzia zone d’ombra. È fedele a questo insegnamento Margherita Autuori che “Stavolta” (incipit che allude da subito a un’eccezionalità da cui nasce la sua poesia) vive l’esperienza della luce come “una lama”, fautrice di un processo di spoliazione, di scarnificazione, che riduce la realtà alle sue “ossa”, alla sua radice costitutiva. Come per Cattafi, giungere fino all’”osso” equivale a conoscere l”’anima”, la ragione profonda, il significato sotteso alla realtà. Rimosso tutto il superfluo si accede allora alla vista autentica, quella che “non vede / come vedono gli uomini”, apre varchi di conoscenza e di esperienza scevri da sedimentazioni e convenzi

Anna Salvini, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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Avvenire Il viale che ha perso le foglie così spoglio è sempre più simile a me ma la neve sui prati è un buon tempo e anche i miei occhi nei tuoi sono un'acqua ferma, perpetua l'avvenire dei campi per il riposo. Lo voglio proteggere il lungo abbraccio dei giorni rimasti la mia appartenenza alla quiete finché ne ho la forza, raccogliere il fiato di ogni cosa perduta stringere il seme, lasciare la presa al buio del bulbo che accade. * Anna Salvini ha pubblicato la silloge Calma apparente , pubblicata da Interno Poesia nel 2017 e andata in ristampa nel 2021.  La poesia contemporanea in lingua italiana