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"Fresco di stampa": Paolo Pistoletti, "Al di qua di noi", Arcipelago itaca edizioni, 2023

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[ come sarà stato  allora ] Adesso che ti nascondi dietro ai nomi e non chiami. Hai freddo fuori casa stai in pensiero nel tuo maglione di lana grosso colore terra bruciata tutto intorno non ti accorgi delle cose che sono da loro hai imparato che oramai non ci sono più senza te. Adesso che poi ti rivedi in te che vai via come un tempo arriverà la svolta dell’estate. * È notte il mondo fuori è uno schermo buio. Ma ci moltiplicano i vetri dove poso lo sguardo per mille anche se non vedo cosa ci sia o ci faccia la mia di quello che non sono. Quando volto il mio verso quello che non è in me il mio verso più in là dopo la sedia – tra bicchieri bottiglie e vasi. C’era una candela in cucina per ogni volta che la corrente partiva. C’era un punto esatto dal quale la luce se ne andava da quello che eravamo tutto occhi. * Dall’essere del fuoco noi della casa in fondo al viale. Dalle pietre dalla calce e dal gesso. Da ogni segno di lapis al netto delle mura. Dalle misure senza scarpe prese alla vi

Riccardo Benzina, "Scenario", Taut Editori, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Madre io vorrei scrivere il pensiero di un cavallo che corre, di un uccello che vola. Ma non ci riesco, e il mio il dono d’amore si fa ogni giorno più grande. Si fa un inferno affamato una rappresaglia l’ispirazione di una promessa dico. Quasi che la bocca nascondesse per davvero ciò che parla quasi che la spina potesse per davvero continuare a reggere gli eccessi della carne. Ieri ho fatto un sogno in cui ero vivo ancora, già, e non di questa strana silice che sono. Ho avuto assai paura e grande ebbrezza. Idillio e dissolvenza. Ma lo spettacolo è finito, e deve continuare. * Sai, si leggono i volti come mappe: qui la montagna, questo il sito delle rovine. Noi seguiamo il canale non profondo coi cigni, i rifiuti, e la luce sopra. Dove le parole sono soste indifferenti, quasi (vecchie, pure, umane) – e nulla conseguendo, ritorniamo. Ritorniamo, perché dal nostro bunker si sentono i salmi della materia, perché teniamo a queste poche ore di riposo, al sabato: al trauma che ci parla dalle

Giulia Catricalà, tre poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita  "Antinomia d'urto" * La notte galleggia su roghi di stoppie  un ricordo distorce i binari elude il contrafforte  si fa creatura viva brillante  tu. Così penso a mio nonno morto dieci anni fa a tutte le morti della mia vita come un’agopuntura  solo per cambiare nevralgia. * Questa distanza mi sembra impraticabile è un bosco sigillato nel tronco, un fuoco raschiato dalla luce. Già si cuce la sera già la notte tesse la trama e si equivale. Spacca in due le sue domande, io non rispondo, fingo il sonno dove sogno di urlare. * L’antinomia delle rondini in volo è uno spettacolo senza redini, le osservo sgusciare nell’aria le ali gemmate al sole misurano la traiettoria sono feritoie, spilli d’aurora immischiati addii. * Giulia Catricalà è nata a Roma nel 1990. Ha studiato lettere moderne alla Sapienza di Roma e si è diplomata alla Scuola di giornalismo della Luiss. I suoi versi sono stati pubblicati su varie riviste. Coltiva la passione per l

Antonio Nazzaro, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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ogni tanto scrivo una lettera con la mia disgrafia è un lavoro lento racconto di questa finestra sconosciuta a incorniciare case e verde appuntito scrivo con impegno calcando la biro sul foglio di carta che sembra soffrire il peso delle parole e della signora che passa con le borse piene della spesa lo scorrere lento delle auto nella strettoia l'odore della pioggia a rotolare dal cielo per mischiarsi a quello della veste fiorita di una vicina mentre ricalco la grafia orrenda mi scrivo una lettera la piego dolcemente e la imbusto lentamente molto lentamente cercando di ricordare l'indirizzo del destinatario e del mittente * Antonio Nazzaro , nato a Torino nel 1963, è giornalista, poeta, traduttore, video artista e mediatore culturale, fondatore e coordinatore del Centro Cultural Tina Modotti. È direttore di diverse collezioni di poesia italiana e latinoamericana per differenti case editrici. Ha pubblicato le sillogi: Amore migrante e l’ultima sigaretta (RiL Editores, Chile; Arc

"Fresco di stampa": Sergio Pasquandrea, "Lunario", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Eppure sotto questa crosta di metafore devono esserci le cose come sotto la pelle c’è la carne e sotto la carne le ossa bianche e pulite. Così dev’esserci il mondo dietro la mia mano che lo tocca dev’esserci un altro corpo stretto al mio dev’esserci un senso qui e ora ma bisogna fare silenzio. * Gioia Grazie all’incuria della pubblica amministrazione i papaveri sono cresciuti rigogliosi sul bordo del marciapiede e Gioia nel suo quattordicesimo mese può attraversarli a gambe ben divaricate nel suo body rosa confetto bionda in mezzo a tutto quel rosso. * Átha An Ghainimh (Sandyford) Poi ci sono le cose sfuggite all’obiettivo i due adolescenti in bicicletta per una via desolata del North Side uno sul sellino l’altro semisdraiato sul manubrio la ragazza con gli occhi del celeste più incredibile che avessi mai visto il gruista che mangia il suo pranzo sospeso a cinquanta metri d’altezza nella cabina gialla contro il cielo azzurrissimo. * Raccolto Pettinando i capelli di Lorenzo li trasformo

Giuseppe Cavaleri, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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È tardi. Gli umani negli alveari. Rincorre l’umido i marciapiedi, le facciate abbracciano le ringhiere, i portoni le soglie le barriere; ogni sostanza permane compiuta. L’ingranaggio del mondo è natura, che nulla ti spiega e muta ti sputa. Un tempo la credevamo nei boschi sul durame bagnato dall’autunno. Ma una sera - era tardi, la stanchezza cedeva dalle palpebre alla sclera – carne chiamava carne in penombra, una finestra attendeva un ritorno, dei gatti si leccavano in cortile. Frantumati in un soggetto più grande, siamo parte in un colosso che ingloba. Cerchiamo il perché dell’essere luogo, ma un deittico è l’unico indizio: qui, fangose e superbe le avventure. * Giuseppe Cavaleri è nato a Catania il 27 settembre 1994. Si è laureato in Filologia moderna presso l’Università degli studi di Catania. Diversi suoi componimenti sono apparsi in alcune riviste e blog online. Per il blog Alma Poesia cura la rubrica "Le contaminazioni di Alma". Attualmente vive e lavora a Milano. La

"Anteprima Portosepolto": Anita Piscazzi, "L’erranza", peQuod, 2023

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Quell’incanto che presto muta nell’ora protetta. Camminiamo sull’ultima stagione. Se tutto è l’inganno del fare, dove vanno le voci dei morti che ogni notte si addormentano con me? * Così venne una voce, quasi a ricordare un canto che puro spalanca l’attesa, le albe presagi di durata, sfumano. Resto fedele con gesti minori. * E quando ti girerai saprai toccando il punto più alto. La stella a oriente del meridione non ha inizio né fine, ruota potente di segni e miracoli, dimora nel firmamento. Così pensando e andando in te, primo angelo spalanco il mio cuore buissimo, l’eterno sbatte nella tua ala. Infiamma il lume della tenebra, primamente altra luce non vidi e non volli che l’usignolo muto e il canto aperto del tuono solitario, il libano, il falco e il bianco del rosmarino. * Il mio smarrimento somiglia ad una luce mattutina, illumina ogni gesto, ogni parola. Le scorie di questa dimensione non sono state capaci di spegnermi. Illumino. Illumino qualsiasi viso sono tesa agli influssi de

Elena Micheletti, tre poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita "Una morte prima" * A voi che cercate i morti nel cielo e nei controsoffitti, così bravi a fare finta. A voi dico dov’è Mario adesso che ha gli occhi tutti gialli e la bocca più chiusa di un forno. Adesso che non sta più nelle file e che qualcuno, passando, ha staccato per gioco il suo nome dal muro. * Chissà se te ne andrai come sei venuto al mondo. Tra le grida sul fuoco e qualche giro di parola. O se chiuderai solo la bocca ad imitare i pesci. Così ti tengo in vita come posso, in piedi, da sdraiata, nel credo di dita incrociate a sostituire dio. Ma con te non basta, papà: A novembre, mentre la terra tremava, tu pisciavi sangue. * Ti dico che voglio somigliare agli uccelli. Perché sanno sempre dove andare a parare. Invece mi tengo stretta alla terra come fanno i vermi. Qui, la paura, ha gli occhi della lince e la voce di mia madre (quando mi indovina la disgrazia, la macchia nei polmoni, lo schianto perfetto). Vedi, a casa mia non si muor

Francesco Cagnetta, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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Per quanto mi sforzi ad immaginare il vuoto che avrà la mia faccia sul punto di morte per quanto mi sforzi a ricordare le sembianze di quando ero poco più che polvere mai saprò quali ossa dureranno più delle altre da quale parte il corpo inizierà a darsi alla terra. Con questa certezza, rinuncio anche alle parole al chiarore delle pagine pur di trovarvi nella casa sicura e venire a suonare il campanello con la solita faccia da scemo con la stessa paura con cui ho lasciato la mano per fare il primo passo: in quel preciso istante ho iniziato a morire. * Francesco Cagnetta , nato nel 1982, vive a Molfetta (BA). È avvocato. Ha frequentato la Scuola Pound curata da Michelangelo Zizzi. Ha pubblicato Pianeti di carne (Transeuropa, 2020) e Il mare beve me stesso (Arcipelago itaca Edizioni, 2021) . La poesia contemporanea in lingua italiana

"Anteprima Portosepolto": Emiliano Cribari, "Cronache dalle rovine", peQuod, 2023

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aria di sgelo fumo mesto dal fiume il sole sbreccia la montagna e fa suo tutto l’itinerario del cielo: è una promessa mantenuta fino a sera cammino inciampando tra ghiande reiette piccolo minuscolo quasi inesistente se anche mi ammalo cosa cambia di così rilevante? salirò ancora per ore rifuggito da ogni bestia selvatica perché nei boschi sfiorisco invece che fiorire? vastità sfiorata del lasciarsi andare * tutte le cose le ho sciupate sempre io io prima persona sola e singolare i rapporti i mestieri gli oggetti li ho perduti tutti io sempre io reo confesso di non essere mai vittima è mia la decisione di arretrare di disfare di partire di domare l’indomabile impulso a sgretolare tutte le cose le ho perdute sempre io * gli abeti non pensano a Dio asceti nativi vocati al silenzio al riparo dell’ombra all’accoglienza io li ho visti piangere e ho pianto ridere e ho sorriso io condannato alla rabbia al peccato a chiudere gli occhi a tenere il respiro fino all’attimo prima di morire a Vitare

Luigi Palazzo, "Bar Samarcanda", Transeuropa, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Il marchese La barba è il giornale su cui è piegato dalle tre del pomeriggio e vi si possono leggere tra una ruga ed un ciuffo di grigio ogni notizia mancata, il necrologio d’un galantuomo ed un accenno di domanda. Le venature promanano dalle pupille e fanno la conta degli sguardi schivati con un sorso. Si fa chiamare Marchese ma chi lo riconosce non sa spiegarne il motivo. * Il tavolo 5 Ai posti in cui ogni pomeriggio quattro pensionati degradano l’Altissimo invocando un tre di briscola dei ragazzini in età da scooter che simulano i crismi degli adulti ticchettando sugli smartphone raccolgono il testimone ed alternano  matonne  e santi a morsi ad un panino smezzato. Fuori il mondo assume le sembianze di un piccolo paese come uno qualsiasi che ha perso lo scudo della fantasia e la culla del sempre. * Miriana Polsi e piedi offerti alla Bellezza dai primi accenni di sorriso ai chiodi spietati d’uno sguardo o di un’assenza. L’eresia e lo scudo, l’interno coscia e la mano. Ciò che sarebbe