"Fresco di stampa": Paolo Pistoletti, "Al di qua di noi", Arcipelago itaca edizioni, 2023



[come sarà stato allora]

Adesso che ti nascondi dietro ai nomi
e non chiami.
Hai freddo fuori casa stai
in pensiero
nel tuo maglione di lana grosso
colore terra bruciata
tutto intorno
non ti accorgi
delle cose che sono
da loro
hai imparato
che oramai non ci sono più
senza te. Adesso che poi
ti rivedi in te che vai via
come un tempo
arriverà la svolta dell’estate.

*

È notte il mondo fuori
è uno
schermo buio.
Ma ci moltiplicano i vetri
dove poso lo sguardo
per mille anche se non vedo
cosa ci sia
o ci faccia
la mia di quello che non sono.

Quando volto il mio
verso quello che non è in me
il mio verso più in là
dopo la sedia
– tra bicchieri bottiglie e vasi.

C’era una candela in cucina
per ogni volta che la corrente
partiva. C’era un punto esatto
dal quale la luce se ne andava
da quello che eravamo
tutto occhi.

*

Dall’essere del fuoco
noi della casa
in fondo al viale. Dalle pietre
dalla calce e dal gesso.
Da ogni segno di lapis al netto delle mura.
Dalle misure senza scarpe
prese alla vita. Noi che salivamo
con la febbre
dal letto come fumo
di legna bagnata dal focolare.

Con la nonna che ci tenebrava
la stanza come quando è ora
che si deve andare ma coperti
da una lenta coltre
di bene. Dai cerchi via
come la cenere.
Un rovescio oltre
la soglia che lei sembrava già
vedere al di qua di noi
un versante
neve all’estremo
dei corpi.

*

Ti raccontava del buio dai carpini
dopo l’alberata
degli abeti argentati e dei lupi
di lei che da bambina li sentiva
brancolare
che dal monte li sapeva
scendere come una notte
che allatta
i suoi piccoli nel lato più oscuro
dal seno della luna.
Dentro la corrente terrestre
distesi sul letto tra le coperte
– il capo in posizione assiale –
a modo che un sole diverso
fosse in noi di casa
durante il sonno.

*

Una scala di note come corvi neri via dai rami
sullo sfondo bianco un pentagramma quasi vuoto.
Quante crome in volo dal basso
di clavicembalo all’assolo.
Ma non si pensava ci fosse rimasto
così poco per chi
come te
dicembre era
un brano in crescendo, la partitura dopo
la requie, il tuo movimento
fino al finale del bosco in piedi.
Qualcosa, come un ultimo applauso.

*

È tutto un ritorno anche
se non sembra sarà
stata quella su quei binari
la grande ruota dell’essere
riportati qui.
Da di qua su rotaia la nostra
era fin dal principio
un solo luogo presso ogni io
che già stavo alla stazione centrale
di Firenze S. M. Novella con Francesco
in quella volta che si girava
come una terra senza mai
un mare

– d’erba
la nostra Umbria tutta intorno
all’ottantuno. Nell’Hannover
di un altro viaggio in un altro
giorno come di un’altra città
in noi dal fondo
del convoglio sempre più fino
al nostro vano. Chissà se esiste davvero
il nostro posto
ci chiedevamo come
da altre vite.

*

Ritorniamo sempre negli stessi posti
dentro
ai nostri maglioni
da una corrente
alle spalle.
Ricordi di quanti cassetti prima
che tu non parta più.
Ma se mi sposto di un niente
torno a me stesso, guarda da qui
sono già in Germania.

Umbertide Hannover distanti
una frazione di secondo
se solo ci pensi.
Appena millenni.
O da metà del viaggio – da Innsbruck
che si anima dentro il nostro
dicembre dell’ottantuno
con noi sempre più
in treno verso il nostro freddissimo
dio del nord.

*

Paolo Pistoletti lavora nella biblioteca comunale di Umbertide. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 - Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d'arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018) e Al di qua di noi (Arcipelago Itaca Edizioni, 2023).





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