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"Fresco di stampa": Antonio Nesci, "Vertigine di ogni frattura", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Cerca l’epicentro della parola e con il fiato sospeso canta la vertigine di ogni frattura. Va e porta con te il fuoco di ogni fusione, amalgama il tempo con la voce che chiama, non scordare radici e amuleti magie infantili da cui rinascerai. * Conto i passi del giorno sazio m’addormento nel buio della sera, cerco quei sogni sfuggiti alla memoria e dormo in un sonno leggero, mi cullo con il pensiero di te. Conto le volte che ho incrociato il tuo sguardo non ricordo il numero infinito di attese e appostamenti, ora non mi basta più averti a fianco saperti nel tuo sonno a sognare gli incauti momenti della vita. Tutto ha la perpendicolarità dei ricordi il liquido magma che invade il fiume sassoso e limpido oltre la sera. * Ho cercato fra i volti della povera gente, fra i miti degli orfici canti e infine tra i miei spaesati mattini, non ho trovato mappe nuove, solo le imbarazzanti scene di un bizzarro specchio che deforma la solitudine. Nulla cambia, il cucchiaio nella tazza del latte vorreb

"Fresco di stampa": Paolo Pistoletti, "Al di qua di noi", Arcipelago itaca edizioni, 2023

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[ come sarà stato  allora ] Adesso che ti nascondi dietro ai nomi e non chiami. Hai freddo fuori casa stai in pensiero nel tuo maglione di lana grosso colore terra bruciata tutto intorno non ti accorgi delle cose che sono da loro hai imparato che oramai non ci sono più senza te. Adesso che poi ti rivedi in te che vai via come un tempo arriverà la svolta dell’estate. * È notte il mondo fuori è uno schermo buio. Ma ci moltiplicano i vetri dove poso lo sguardo per mille anche se non vedo cosa ci sia o ci faccia la mia di quello che non sono. Quando volto il mio verso quello che non è in me il mio verso più in là dopo la sedia – tra bicchieri bottiglie e vasi. C’era una candela in cucina per ogni volta che la corrente partiva. C’era un punto esatto dal quale la luce se ne andava da quello che eravamo tutto occhi. * Dall’essere del fuoco noi della casa in fondo al viale. Dalle pietre dalla calce e dal gesso. Da ogni segno di lapis al netto delle mura. Dalle misure senza scarpe prese alla vi

"Fresco di stampa": Sergio Pasquandrea, "Lunario", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Eppure sotto questa crosta di metafore devono esserci le cose come sotto la pelle c’è la carne e sotto la carne le ossa bianche e pulite. Così dev’esserci il mondo dietro la mia mano che lo tocca dev’esserci un altro corpo stretto al mio dev’esserci un senso qui e ora ma bisogna fare silenzio. * Gioia Grazie all’incuria della pubblica amministrazione i papaveri sono cresciuti rigogliosi sul bordo del marciapiede e Gioia nel suo quattordicesimo mese può attraversarli a gambe ben divaricate nel suo body rosa confetto bionda in mezzo a tutto quel rosso. * Átha An Ghainimh (Sandyford) Poi ci sono le cose sfuggite all’obiettivo i due adolescenti in bicicletta per una via desolata del North Side uno sul sellino l’altro semisdraiato sul manubrio la ragazza con gli occhi del celeste più incredibile che avessi mai visto il gruista che mangia il suo pranzo sospeso a cinquanta metri d’altezza nella cabina gialla contro il cielo azzurrissimo. * Raccolto Pettinando i capelli di Lorenzo li trasformo

Silvia Patrizio, "Smentire il bianco", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Il sapore è quotidiano, del cibo annerito sui fornelli, e un sollievo di torta alle mele. Non c’è altro da prelevare all’incoscienza tenuta nel rilievo di una telefonata attesa, e subito ritratta dalla mancanza d’aria che si apre appena prima di avvistare le pareti, o sospettarle. * Così è il turno degli oggetti: anello come anestesia colpa come cibo accantonato pozzo come pianto bianco come braccio che si blocca letto come lingua o come fiume che si spacca come fine. * trattiene solo un filo degli inverni mai contati la sottile disciplina dell’acqua che goccia a goccia smentisce la roccia. * Come ricavare dal fango il senso corale del danno? Ci si addestra a enumerare i personaggi della storia: la matta l’adultera la vedova la madre la croce l’esercito di girasoli in marcia compatta a rinominare la luce. * Dal dolore si spalanca un’aurora di gratitudine, dice il parroco nella certezza del porto. Penso non è per tutti l’altra riva: il vocabolario di avanzi sembra staccarsi dall’altare

Maurizio Evangelista, "Mr. me", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Stanza 103 l’uomo con la giacca scura dorme per finta. alla sinistra la sua unica figlia abbraccia lacrime e vestito come il giorno in cui la diede sposa. il sole resta sulle persiane a notte non è ponente né mattino. distante la moglie ha i capelli malinconici e il sorriso di un tempo inguaribile. li ha tutti davanti a sé con quel tipo di occhi che non si chiudono mai. * Stanza 121 aspetto che la cena finisca e la gente salga in piedi sui tavoli. attraverso uno stadio dopo un grande concerto e per tutta la sera penso a lui che mi lancia un’occhiata sorpresa e mi dice, mi annoia la vita degli altri. * Stanza 215 tu che una goccia di sangue credi sia la presenza di qualcuno che non sai rintracciare ripercorri il giorno all’indietro fino a quelle arterie con lo stupore il dolore e lo spreco che l’errore l’omicidio sia forse un colore l’inizio la macchia scura la parola la fragilità la velocità di ogni cosa dovrai dire qualcosa (se ti daranno la colpa) se proveranno a convincerti che non

Simone Ruggieri, "Gli occhi di mattina", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Quando il buio si fa pesto il primo freddo sta intaccando la tua stanza. Tu sorridi in primo piano a mio padre nella foto mentre dormo nella multipla. Sei lo sfondo e il residuo di ogni giorno. * Il mio sonno è la sua veglia. Sta nelle cose, così sia. Il messaggio parte tardi, arriva presto la risposta. Comunque in quel destino in cui si desta e scrive, e io disteso leggo, si accorcia la distanza, vera. E la grande illusione deve essere sincera. * L’attesa e di là da venire la terra. Io sono un Simone qualsiasi: si compie in un borgo, di cui ignoro i contorni, la quiete che è la tua casa. * Le prove generali dell’amore somigliano a un reticolo di fiumi che sfociano nel mare sotto un arco. Se penso al tuo sorriso alla locanda da questa prospettiva si staccano due volti su tre quarti di luna in tutte le vigilie di stasera. * I versi di cristallo di Petrarca e brani popolari per stordirmi, voglio soltanto questo questa sera. Non ho bisogno d’altro per stordirmi. Nella mia nuova stanza ora

Silvano Sbarbati, "Dizionario Minimo", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Diabete La fame è vicina insolente intermittente mastica a bocca aperta: la fame è qui luce spenta dall’insulina. * Ferie Parenti d’estate, migranti e naviganti nati da matrimoni su procura bevevano vino allungato di nostalgia classe operaia resuscitata nelle fotografie per me che dovevo capire solo guardando seduto contro il muro come adesso come raduni come commilitoni fratelli cugini nipoti nelle maglie il sudore negli occhi il solito pudore. * Giornalista Con la vita quasi pubblicata del tutto non azzardo più nemmeno una didascalìa in corsivo commosso sotto la solita foto di famiglia. ho scoperto che le lacrime sono paterne e le rughe materne, soprattutto. * Lavatrice Nel garage interrato una lavatrice batte il lavaggio senza levare musica mentre a gambe larghe e legnose spinto dal ritmo della sua centrifuga tra i cartoni dell’ultimo trasloco trovo cose che non so che cose siano se mai potranno tornare ad essere mie. * Maestro Ah il maestro delle elementari suggeriva con i ricordi

"Fresco di stampa": Lorenzo Fava, "Vile ed enorme", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Fra te e l’umano c’è un occhio di differenza, da qualcosa sottrai sempre qualcos’altro e lo rifai ancora. La tua pena è non avere fine negli sguardi di chi lotta. * La nascita è di per sé un patto di fine, conta mille variabili, si interseca con sette discipline. L’uso del tempo, il talento coltivato, l’amore dato in dono. La precisione del tiro, l’arte di muovere il corpo, l’equilibrio del centro e la gentilezza del lascito. * Andavamo sui monti a far volare gli aquiloni il giorno che conoscesti le vertigini. Mano a mano il cielo schiariva e il vento era alleato. Il marchingegno più antico, ancora insuperato, stupiva chiunque, dappertutto. Sentivi dentro un volere alto, un canto di sole apriva le vette e una figura d’uomo guidava il gregge. Resse lui, d’un pezzo, la tua paura di essere ingoiato dalle altezze mentre lo spago ti trascinava sul vertice. * Dio interloquisce per un attimo e la parola è libera di volare. Pronuncia oltre il confine del pensabile, siede a margine con gli ulti