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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

Francesca Serragnoli, "Non è mai notte non è mai giorno", Interno Poesia, 2023

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Il tuo sorriso stringe una spugna di mare caldo sul ventre non sai quando apri e chiudi cosa sia cadere in quell'acqua che ti cade dalle mani. * Nel tuo sguardo ci passa l’inverno un passero abbattuto incustodita oscurità la rete scivola sulla spalla come l’uncinetto di un’ombra i tuoi tre passi per volare danno un contraccolpo che nei miei occhi un palazzo cede non è mai notte non è mai giorno Michelangelo tiene chinata la pietà come una fontana attende la tua bocca rossa avvicinarsi. * Dio ci ribalta le mani come onde incrinate in schiena sempre in alto le tiene ch ha paura chi ama la scogliera scabra e ha negli occhi strati di pena sembra impossibile mescolare i colori di quella bandiera interrotta da tabernacoli di roccia dove l'acqua lava ogni altare. * Sono l'ultima ad andar via a spengere la luce a lucidare della mezzanotte l'ottone dove le tue mani toccavano il portone e pur di rimanere fino al cambio stagione metto la radice del tuo andar via vicino alla mia fr

"Anteprima Portosepolto": Ilaria Amodio, "Foglia e Radice", peQuod, 2024

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Sempre mi porto questo lungo grido di terre abbandonate, remote al di là dei mari che separano vite, contrade e tempi perduti sempre mi porto questo lungo canto le radici sepolte nel silenzio spalancano zolle dimenticate se crepuscoli solcano i cieli e la terra si tinge d’ombra e meraviglia, scavando nel dolore * La casa si fa ombra molte le impronte sulla neve e non trovare volto al ricordo ogni cosa si mescola nel bianco quadri appesi ai muri bicchieri scheggiati una carezza, l’attesa. Ma domani è avverbio incerto, domani – e la perdita si tinge d’impronta foglia e radice da abitare oltre l’ombra incurante e spoglia che lega e separa la terra * La malinconia per il mondo si ritrae in una marea di canti e popoli dispersi i Padri lasciano le nostre mani solcano terre straniere oltre i porti a noi sconosciuti e che sorgano come vele al vento le nostre braccia lasciar cadere ogni possibilità che così sarebbe stato che avresti comunque afferrato la mia mano * Tutto si riduce a un framment

"Fresco di stampa": Danila Di Croce, "Ciò che vedo è la luce", peQuod, 2023

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È che si impara a perdere quando osservi la vita di profilo, più smilza e distante, forse, ma con l’occhio rapito dalla frangia esatta delle nuvole. Davvero si apprende a cedere ore e pretese, a rintanarsi in pochi angoli di prato, per non scordare. E accade che persino il lungo fiume degli addii s’incanali infine con più capace abbandono. Sì, è altura spoglia da conquistare questo verso mandato a memoria e s’impara anche solo guardando chi dorme sul cartone, lungo i portici, così, con un sogno addomesticato. * La sincerità non è sulle labbra, non si mescola alle parole della strada e della folla, non sa d’esistere. Si scopre abbassando il ginocchio e il capo. È sapere di essere guardati da te la sincerità. * Di quale fedeltà si è mai capaci, di quale adesione, se anche il sale può perdere sapore e farsi sabbia di fondale, buona solo a mimetizzare vita. Forse l’urlo di dolore esposto lì, sulla strada, magari tra i rifiuti, che chiede d’essere adottato, che attende la sua educazione, so

"Fresco di stampa": Antonella Palermo, "Il giunco e la statua", Vydia editore, 2024

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Gli oggetti sono sui letti, appesi alle sedie sui braccioli del divano, sui davanzali e su ogni mensola ai bordi liberi degli scaffali piccoli regali ricevuti di sera troppo tardi accessori da scartare dopo le medicine di papà morto due anni fa. Una folla temporanea che chiama gli occhi a gran voce asciuga le energie rimaste in attesa di un ricovero al riparo dalle polveri prende aria          – mi chiedo se è abbastanza – al rientro si specchia in un cuore imploso e smemorato. * Abbiamo messo il tavolo al centro e ci siamo finiti sotto. Le parole esposte all’intralcio delle sedie. Ci si sbranava per minuzie qui ora si gioca al minimo, le voci attutite, sentire il vuoto sotto anche se poggiamo i piedi. * Sotto braccio camminammo. Eri un giunco, eri la statua di Giacometti carne reliquia fossile la pressione di tutti i piedi viandante affaticato e vecchio. Domani il museo si farà muto come muti siamo noi il bronzo solo che tintinna. * Sopraggiunge un’aria totale di un presente spesso un