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Luigi Finucci, tre poesie inedite

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È tutto casuale. Il momento in cui mi siedo a terra, l'attimo che alzo gli occhi al cielo. Gli uccelli fanno dei cerchi. Come le mani di un bambino impongono alla matita di fare linee senza senso. Così sono le traiettorie del cielo. Continua per ore, il volo degli uccelli ad intrattenermi. Lo scomodo dei sassi sul cranio: si instaura così una dimensione altra che mi rimette al mio posto. Al pari di un rumore d'onda. * Eccoli tutti i balconi, respirano i canti degli uccelli che portano l'aria dove le foglie scendono. S'affacciano timorosi al cielo bassi ad arrivare al ventre: e i fogli di carta abbracciano la metamorfosi delle ali e gli occhi patiscono la crudele natura di non sentirsi scorrere le lacrime addosso, azzurre. * a Vittorio Le cose vive e le cose morte hanno confini troppo alti, le mani ferme fanno angoli scaleni di vertigine, che mi chiedo dove va la parola, dove va? Tutti quegl'occhi guardano i cancelli i cani aspettano più degli uomini scelgono una sog

Elisabetta Sancino, "L’ocra in punta di lingua", collana Lietocolle, Ronzani Editore, 2023. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Sulla strada (Businessman) Non ho paura dei tuoi soliloqui quando me ne sto supina e la strada mi entra nel midollo io non temo nessuna parola mentre tu mi scivoli accanto come fossi aria brandendo gli strumenti del tuo lavoro ti preferirei con una spada vichinga un elmo, magari, o uno scudo rotondo ma tu sei banale anche in questo io da quaggiù registro la flaccidità del tuo passo il tuo sesso invisibile, la punta delle dita infiammate dal calore dello schermo, mentre io lo so come si carezza un sesso o un fiore io lo so e per questo a volte piango * Codici Celesti Sto dentro a questa pelle strappata come dentro a una pelliccia da gatta o da vecchia baldracca non sono liscia, ho cicatrici in bocca e sul cuore la vedi questa lettera scarlatta che brucia alle sette di sera non la vedi, ed è un bene che anch’io sia invisibile perché potresti scoprire il calore, la luce immagazzinata insieme alla colpa e alla notte io sto con gli artisti che non esistono più com’è sparita la nebbia e la c

"Fresco di stampa": Anna Ruotolo, "Prodigi", peQuod, 2023. Segnalazione di Claudia Di Palma

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La fontanella che prelude a qualcosa questo è il segno dei prodigi di quei prodigi assoluti e chiari che non ti aspetti, la fumarola inerpicata tra le gambe non ti scampa, avvampa alla tua faccia raduna il presagio dolce dal sangue. Oltreoceano si conficca la risposta a volte passa sulle nostre teste la nevicata improvvisa, la voce e non siamo mai assieme in quel momento, aspetti e non aspetti niente. * È così che un giorno si smette di scrivere per qualcuno non fai che come navi che si ritirano o i funghi di ombrelloni che si abbattono. È così che ti poggio come un fiore sulla strada e ti prego di prendere radici per te stesso, fino a quando ripioverai sulla mia faccia da un portone malchiuso con le tue braccia di foglie con le tue mani di poesie. * Una mano di piume Un segno di bilancia ti sovrasta vieni da un’orbita che non si può predire e ridi dalle fessure degli occhi dei denti, delle mani che porti davanti (e non togli). Io che sono uno scorpione ti cerco nei nidi, credo che tu

"Anteprima Portosepolto": Eleonora Nitti Capone, "Per fede essi chiusero le fauci dei leoni", peQuod, 2023

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Scrivere è l’impresa di un esercito a ritroso camminare indietro, lasciare la trincea abbandonare il campo degli uomini nemici combattere per ritornare nella casa che abbiamo                                                                   [abbandonato cercare al buio la stanza che contiene la candela la cui fiamma accese prima della guerra chi                                                              [ci ha preceduto e cercare in questa luce fioca cos’è che ora si vede. Vivere davvero è l’impresa di un esercito a ritroso camminare indietro, lasciare la trincea abbandonare il campo degli uomini nemici combattere per ritornare nella casa che abbiamo                                                                   [abbandonato cercare al buio la stanza che contiene la candela la cui fiamma accese prima della guerra chi                                                              [ci ha preceduto e cercare in questa luce fioca cos’è che ora si vede. * Niente di ciò che abbiamo conosc

"Anteprima Portosepolto": Mirella Vercelli, "La solitudine del passo", peQuod, 2023

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Si srotola la tela delle ore vengono le smagliature i falli le cimose che marcano confini a poco si rimedia. Il resto è indelebile pecca sul vestito. * Restava, a sera, tatuata sulla pelle la mappa dei doveri giornalieri: ferite graffi calli la fantasia chiassosa dei dolori del corpo che annuiva alla sua sorte, come la fioritura dei colori spiegata in terra delle foglie morte. * Tu svetti, nera, nell’alto mezzogiorno come una vecchia palma che spezza all’orizzonte il filo di un ineludibile traguardo, sei rabbia e pazienza dolcezza e intransigenza più torno più ti vedo da lontano, sfumi ai contorni, già vivi nei ricordi. * Lidia 17 A nulla serve che la stagione torni, a nulla il verde il sole un’ombra dall’orizzonte si protende, quasi velo intorbida i ricordi e pesi, ala materna che più non ti dispieghi, piccolo gesù di ottone sopra le mani in croce. * I pensieri dell’attesa li porta come stracci un vento di maestrale – non toccano terra, si disfano nella distanza fra un corridoio e l’a

"Fresco di stampa": Nicola Vacca, "Libro delle bestemmie", Marco Saya Edizioni, 2023

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Rebus Impiccati la corda è sempre tesa. Sul patibolo c’è sempre posto per i nostri inganni: dio è un boia che non si sporca le mani. * Imprecazioni e lacrime Il giorno ci vuole allineati e coperti e noi gli lecchiamo il culo con il nostro castello di menzogne. Le lacrime insegnano a essere veri una bestemmia ci salverà da questo piccolo dio bastardo. * Diario del cecchino Il fucile è in posizione il colpo è in canna. Sono appostato come sempre dove gli umani non possono vedermi. Tutto è pronto per consumare il rito quotidiano dell’eliminazione: io non faccio altro che il mio dovere essere il cecchino di chi vive e ignora di essere già morto. * La parola ai poeti Un taglio inganna la parola la ferita è aperta. Ogni forma di vita è la fotografia orribile di un massacro. In questa enorme paralisi nessuno intervista la coscienza rasoiate di deliri sfigurano finestre aperte sul mondo. Ci sono schegge di niente il dolore diventa rabbia l’ultima porta si chiuderà se i poeti non ruberanno le p

Roberto Casati, tre poesie inedite

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Vaga nel buio l’ombra sottratta ieri fugge lentamente protetta dal lampeggiare di quest’altro temporale. Cerco i tuoi passi ma è senza tracce l’evidenza e le parole bruciano frantumando convinzioni che non potrai ignorare. Persi nel freddo trascineremo bocca a bocca il vento dalle foglie riuscendo a tradire il rimasto della stanca memoria dei padri. * Il senso ostinato che in te si muove è attesa che spiova vetro appannato di antico senso nell’umidità del cuore. Parole da un oceano distante in occhi dimenticati ricominciano poco più in là come penombra silenziosa. Così ti ritrovo riflessa nel vetro lacrima che scivola via intervallo frettoloso nell’attesa pronunciato assenso che si inoltra con occhio silenzioso davanti al mare. * Chiari i colori della sera nell’incuria che tramanda il sorriso dei tuoi occhi sfumando il profilo sui rami eleganti del gelso. Scrivevi parole d’acqua azzurra sul quaderno segreto dei giorni nel tepore di fiori esposti al mare erano le tue labbra a trattenere

Domenico Brancale, "Dovunque acqua sia voce", Edizioni degli animali, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Numerose poesie bruciano in fondo all’acqua. * Chi scrive tende la mano. Chi legge raccoglie il corpo. Rianima il proprio morto. Il passato si coniuga al presente. L’ombra del sale riaffiora dappertutto. A volte sono numeri. La natura viene a chiudere i conti. Viene a bruciare il superfluo. A incenerire le grate. * Stiamo di fronte e alle spalle parliamo del più e del meno di ciò che non abbiamo parlato del possibile che proviene dall’impossibile parliamo mentre scriviamo in silenzio la parola che ci allontana dalla riva verso l’ora della stella l’ora in cui si accende dall’altra parte del tempo la lucina, dentro di noi qualche cosa che va dalla tua ferita alla mia mano parliamo mentre il gregge rientra nell’addiaccio l’erba respira il tramonto una pietra è presente parliamo come se ieri deve ancora parlare. * Ma non credere che io non sappia che è stato per la fame perché fame è speranza negli occhi di chi cerca la terra per mare. Quello sguardo è riemerso come fosse un atollo. Intorn

Leo Learchi, "Dodici mesi senza agosto", Fallone Editore, 2023

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Quando ottobre novembre dicembre annunciano un inverno di seta il tuo passo deciso fecondo traccia un sentiero imprevisto. La tua luce sorprende oggetti colori suoni le forme. È ancora il tuo passo sulla dura terra * Gemmano fiori e un vento leggero di pensieri attraversa il paesaggio sconosciuto eppure familiare un rossetto acceso una giostra di verbi al futuro, su soffici colline, petali su cui posare l’orecchio, una rossa coccinella sulla spallina del tuo reggiseno: primavera * Vagava tra le risalite la mente e le cadute un grembo la città. La forma del possibile era completa, di ogni ombra la leggerezza e la rinascita una nuova luce puro esserci, lenta dimenticanza * Nel giardino l’incendio di luce è bagliore nel tempo emendato, ne è il cuore illuminato il sentiero che si fa fiamma nuova forma attesa. È il momento di attraversare il verde fuoco nel cielo * Il cardine della porta, la casa è una tavola imbandita e vuota. E tu compagna, amica parola che non so fra tenera e inquieta ti