Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia edita

"Anteprima Portosepolto": Massimiliano Mandorlo, "Almadìra", peQuod, 2025

Immagine
C’è una crepa, una frattura nelle cose e c’è un momento esatto per entrare in quel punto incandescente con lo sguardo incendiato degli umili e dei santi. * La poesia è un viaggio incendiato verso la trasparenza. * C’è un momento del giorno in cui le cose rinascono dall’ombra e allora devi entrare nella grande luce che ti aspetta, baciare la pietra, toccare questa terra santa, ascoltare i primi nomi: cielo, larice, abete, vento luminoso, ogni cosa è qui e ti attende nel suo silenzio incandescente. * Riviera Surrealismo romagnolo, felliniano. Camminare tra gli scheletri degli alberghi e dei bar coperti da tavole di legno e cellophane, in attesa dell’estate. Sono navi arenate contro il cielo e le dune di sabbia. Qua e là, sulla battigia, cumuli di almadìra e detriti portati dal mare, come se il vero volto della Riviera fosse qui, in questo silenzio sospeso delle cose, nel lungo inverno che si prepara a rinascere. * In Dante l’intuizione – la vista che penetra e non esaurisce la visione. R...

BUONE VACANZE!

Immagine
La poesia contemporanea in lingua italiana

"Anteprima Portosepolto": Nicoletta Carlan, "Staccarsi dalla roccia", peQuod, 2025

Immagine
Dentro Cerco la penna per incidere la rinascita all’abitudine della parola. Per uno sguardo altro sul crocus nato adesso, sul tronco morto, d’uccelli e funghi casa, adesso. Non lo so di chi è la traccia che mi parla nel chiasso del bosco. * Dai giganti Non mi hai giurato nulla ed io Ti parlo nella notte Non mi hai promesso nulla ed io ti ammiro nei bianchi giganti tra l’acqua di fiume che scorre Non mi hai soddisfatto ed io Ti cerco ancora per riposare. * Quante volte essere vecchi La voce tua pigra, senza un faro nutre il fantasma del bosco bruciato nutre i sospiri di richieste inciampate di fiori doppi, carnosi, magenta dell’oleandro velenosi. * Ovunque Sospeso nella notte, appare il giorno. Le foglie scosse dal vento mi svelano voci inudite, bercia la terra di sassi, rifiuti e mozziconi spenti; sopra, la lucertola immobile al sole. Di ferite di crescita ed elevazione mi stupiscono i tronchi lisci dell’ailanto invadente, amato solo dalle api. Steli d’erbe diverse, tra loro intrecciat...

Enrico Marià, "Nuziale", La nave di Teseo, 2025

Immagine
Per troppo niente la commozione del nulla, le stesse fitte di bellezza del morsicarsi da bambini, luminoso crescere, l’interno delle braccia. * Da dove ti amo sono tutte le parole troppo piccole e l’impossibile tornarmi la purezza inattaccabile, gelato sulle tonsille, il polline dei nodi. * I letti a castello dei “cristi inferiori” la danza rotta, lo sguardo al soffitto da dove d’oltre vita orbita lieve, pignorata ogni resurrezione. * Le mani assicurate alla cintura dei pantaloni poi il prenderlo tra le labbra come fosse per sempre, papà, quel tempo della crescita dove si mette in bocca ogni cosa. * Uccidermi insieme a te per emulare “morte eroica” la magrezza delle panchine, il decidere di non lasciarci in un dove tutto sarà perfetto il senso di continuare, fantastica esplosione, la presenza del vuoto. * Nel tuo morire, muoio il mio sangue dentato, foce arteria, tu a darmi il freddo della cenere, papà, dentro la carne controtempo di dita il nulla a spuntoni. * Perché è da lì che mi ma...

Federico Preziosi, "L’uomo qui assente", Delta 3 Edizioni

Immagine
Dove si ferma la notte Credimi adesso, credimi ancora, non era l’altrove né il tarlo all’ultimo sguardo che scese dal volto penetrate le viscere del talamo, ma dove si ferma la notte si ricongiunse il tremore alle spalle. Rimasi di sasso all’inverno: la mia sete nell’utero di ghiaccio così pronta a infrangersi in libero volo dall’alto come una stalattite franta al tempo del marmo, tomba del senso, progenie del grembo. * Qui accade Qui accade il tempo nelle sfumature delle ombre incancrenite tra le forme a me prossime, care, irrinunciabili. Qui accade quel radioso compensarsi di un niente che si cela alle mie spalle e come allora qui ritrova il giorno sopravvissuto a un’intera esistenza la mia scrittura fitta del tuo «nostro». * Le cose inesatte Per le cose inesatte c’è un attrito e l’uomo a cui ripenso le dispone offrendosi all’autunno che si aggira. La posizione presa lo avvicina, quel non saper più stare dentro me sostanzia la vanesia distopia e poi c’è altro, una malinconia. * Docil...

"Fresco di stampa": Maria Consiglia Alvino, "Campi di luce", Controluna, 2025

Immagine
CV Sono nata tra colline e miti feroci cerco la luce in estate, spiragli di Altro le lettere greche sanno di mare da bambina era così Ulisse mi prese tutta l’infanzia Poi il freddo e l’Europa Una casa ci vuole, come il presente. Itaca è vicina. Continuo a viaggiare. * Girasole bruciato Tu non chiederti che peso abbiano le altrui solitudini, quale la direzione delle disattenzioni feroci, come sia qui l’assenza. Pensa piuttosto a quando partisti con indosso il tuo vestito più bello. Era estate e non sapevi l’inverno, le strade piani sentieri di campo. Ora che il tunnel è stretto, cerca immagini e sgualciscile, come lenzuola fresche da vecchi cassetti riposte. Annusale come faresti col maggio più odoroso, il più aperto mare. Ricordati il germe del grano, il sole atroce, i capelli, la mano. Se pure il cielo tintinna, tu resta ciò che sei, un girasole bruciato. * Paese irpino Ti annidano trecce d’inverno. Speranze abbarbicate in cima. La strada grida nomi di assenti. Un ragazzo corre in pia...

"Fresco di stampa": Elisabetta Sancino, "Il corpo vegetale", Arcipelago itaca Edizioni, 2025

Immagine
L’acqua deviata a sud è vortice radice rovesciata di pino e tutta la lontananza del bosco che toglie il respiro alle nove del mattino sono un’ombra che lambisce le coste scoscese l’alfabeto rupestre s’imprime su gangli e gengive e sa di ere dimenticate in un lampo mi trasformo nella scarica imprevista che aziona la turbina e muove i telai sotto le mani della madre dalle dodici dita – dove sei finita tu che portavi nella crocchia il fior di robinia tu che mordevi la spina? * Ambivi a scalare tutte le creste ma c’era solo quel masso erratico a sovvertire la monotonia della pianura posavi la bici sull’erba e tastavi incredula il reticolo di canalette e coppelle come un braille accidentato dalle bufere pensavi alla violenza dei ghiacciai alla roccia strappata alla sua dimora per ridisegnare la mappa della terra pensavi all’amore che sradica e innesta che fa di ogni abisso una vetta * Mi piace mangiare le amarene sull’albero mi piace sputare il nocciolo per terra perché poi ne cresce un alt...

Giovanni Rossi, "La voce bambina", Edizioni Croce, 2024

Immagine
Il tuo volto sanguina – senza ferite da mostrare – ma solo di me si fida, solo con me si lascia lacrimare. La tua voce bambina ancora grida l’estate; mi parla di una strada da colmare. “La via che porta al mare”, dice. “La stessa via che poi s’accorcia nei ginepri delle dune sabaude guidando un coleottero in volo” * Un nuovo conto in sospeso lo avrai tu e la tua pelle, mostrati nudi i polsi al vento, con l’arteria a zampillare sangue dove fuori è più comodo. Per ogni macchia sull’asfalto attende la bella stagione e già cerca vendetta: bottiglie piene, da rendere, a riscatto. È una fatica, restituire il sangue. * Hai visto? La poesia non è altro che l’orma lasciata da un piede nudo sulle maioliche in fiore della casa che ci separa dal mare. È evaporata lungo il tempo di corsa a perdifiato; senza tornare. * Avrai le tue colpe la tua ombra le sue, poste di fianco e le fronde del platano a sussurrarti il verde dell’estate Poi svanire non sarà un delitto; avrai sempre, dalla tua il lusso di...

Monica Messa, "Una pistola al Luna Park", RP Libri, 2024

Immagine
La bambina di rame e di miele appende foglie alle orecchie e si sente una regina. Ancora non sa che le vespe ricompensano i fichi con la vita. * Inchiodata a una bilancia o a passo silenzioso e svelto fra scaffali e lattine (dove il cielo non tiene il broncio a lungo) con l’orizzonte portatile nella borsa, violacciocche nella scollatura, e un destino di cartapecora in tasca, mangiava pane e fumo. * Sono spezzata. Spezzata in un punto a metà della schiena ho un nido abbandonato con uova schiuse e piume insanguinate. Sono spezzata. Spezzata in un punto. * Troppo grande questo mondo per le tue mani, bambina, bastano appena appena per spingere barchette di giornale. Un passo, dall’asfalto alla sabbia. Sorridi in debito di luce, capelli nuovi di chemio e il libero arbitrio in una falange. * Ho la felicità inceppata come una pistola al Luna Park – dieci colpi, cento lire – era il prezzo della libertà. Il crepuscolo è caduto irrimediabilmente su tutte le cose e in questa nuova estate si rinta...