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Luigi Finucci, "La prima notte al mondo", Seri Editore, 2024

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I vulcani si acquietano, perdono la loro efficacia distruttiva. Le acque chinano il capo. Nel luogo più oscuro, le possibilità di vita hanno le sembianze di una cellula. Le origini hanno parvenze insolite, non hanno linguaggio. Solo il terrore di essere scoperte. * E se un giorno, trovassimo un pianeta abitabile la gentilezza sarebbe l’unica cosa per dismettere la solitudine. Applicare una carezza alle forme di rinascita sconosciute. * In questo luogo c’è stata la diserzione delle bandiere. Non c’è una storia. Qui, il nemico è invisibile le iene troppo buone con i cadaveri: usate per ripulire da segreti indicibili. Le chiese e gli ospedali sono stati pensati per coprire le ossa, troppo vistose alla luce del sole. * Il vento della savana punisce i capelli, il sole attecchisce una strada gli occhi piangono polvere. Degli animali selvatici decretano prima del gesto ogni atto, ogni verità. Muoiono sotto il cielo senza giudizi. Come acqua e terra combaciano nei punti circoscritti da Dio. *

Alessandro Assiri, “Abitarmi stanca”, puntoacapo Editrice, 2023. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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Una volta mi bastava poco, spostavo quattro mobili e credevo di aver compiuto una rivoluzione Adesso che sono così esausto da spostare con fatica anche una sola poltrona, lascio depositare la polvere chiamo qualche granello per nome, appoggio i piedi sull’unica valigia, immagino miracoli perfetti * Il mio azzurro ha una voce cruda non ha onde, è un reticolato un suono senza pace È l’azzardo di uno scarto la terapia a scalare da un mezzo a un quarto Avevi l’oro nelle mani e la danza sulla pelle passava il tempo e ti cambiavi il nome poi rotolavi in frantumi ai piedi del letto generazione di baci e di stracci la finta calma appesa al dubbio la puntina che gratta Ambiento le idee nel giardino di ogni nuova casa taglio l’erba troppa corta, poto la siepe malamente il rigoglìo mi angoscia Attendo lo sfratto che profani il luogo del mio male * Sto qua con l’odio che mi manca con le dita tolgo polvere alla foto soffio la paura che non so Difendo la rabbia come un posto di lavoro in questi gior

"Fresco di stampa": Mahmud Darwish, "Non scusarti per quel che hai fatto", Crocetti Editore, 2024

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Traduzione a cura di Sana Darghmouni e Pina Piccolo * E io, anche se fossi l’ultimo E io, anche se fossi l’ultimo, troverei parole sufficienti... Ogni poesia è un disegno traccerò ora per la rondine la mappa della primavera e per i pedoni sul marciapiede il tiglio e per le donne i lapislazzuli... Quanto a me, la strada mi porterà e io la porterò sulle spalle finché ogni cosa avrà riacquistato la sua immagine così com’era, e poi il suo nome originale. Ogni poesia è una madre alla ricerca del fratello della nuvola vicino al pozzo: “Figlio mio! ti darò un sostituto, sono incinta...”. E ogni poesia è un sogno: Ho sognato un sogno che mi avrebbe portato e che avrei portato fino a scrivere l’ultima riga sul marmo della tomba: “Ho dormito... per poter volare.” E porterò a Cristo le sue scarpe invernali così potrà camminare, come tutti, dai monti più alti... verso il lago. * Al nostro paese Al nostro paese, quello vicino alla parola di Dio un soffitto di nuvole, al nostro paese, quello distant

"Anteprima Portosepolto": Franca Alaimo, "100 poesie", peQuod, 2024

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Poi tutto scompare: fiori d’oro, arance, mal di luce. Soltanto notturne costellazioni, ombre silenziose. La luna per morire ha oscurato il viso. * Dio mio, ecco il mio niente, il mio stare qui così povera, le mani rugose, a guardare ancora, a piangere ancora non ricordo più per cosa. Sapendo che è stato tutto ogni volta per una volta sola. Perdonami se spesso non ho fatto cantare il cuore dimenticando di essere soltanto una sciocca bambina che giocava a moscacieca con il mondo. * Voglio una casa senza porte il vento che entra e fischia insieme ad uccelli vagabondi, una casa vuota dove dormono angeli invisibili e crescono fiori tra le fessure dei muri, e di notte la luna sparge la sua acqua d’argento e gira con il tempo finché l’afferro come una moneta e la getto nel pozzo e lei dal fondo mi guarda silenziosa e mi incanta fino all’oblio, fino all’oro dell’alba che sogna questo sogno. * Come attraverso l’oscurità lei ci fa chiaro. E con noi attende che, slargando il cuore, qualcosa ci gi

Daniele Mencarelli, "Degli amanti non degli eroi", Mondadori, 2024

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Diciotto luglio novantatré cristallo di sale brilli succhiato dolce alla saliva brucia l’acqua che ci bagna sulla riva ti addormenti inanimata sei di una pace che spaventa. L’immaginazione sia maledetta. Stravolge donandoti alla vista non bella addormentata sulla spiaggia ma seccata morta senza vita, buona per i vermi che ti scavano una porta murata invece della bocca, alla fine piangere d’immaginazione pregare la testa di finirla, poi ecco compiersi il miracolo, tra i vivi torni lentamente come niente mi sorridi tu stessa sorpresa dal tuo sonno dai miei occhi salati liquidi. Per vergogna accusare il sole, è lui a farli lacrimare. * Undici ottobre novantadue sedici gli anni appena scoppiati mille i cazzotti mille i baci strappati dalle labbra di un paese sgranato passo dopo passo, senza mai soddisfarla veramente questa fame infelice questo desiderio di cane di carne e vita di voglie ubriache sempre in festa. Non arriverà il sonno ma una perdita di sensi un corpo sfinito che s’arrende a

"Fresco di stampa": Valentina Casadei, "Abitare la ferita", i Quaderni del Bardo, 2024

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Così lontano, così vicino annidarsi quell’assillo ripetermi a memoria i detti dei saggi seguirne le dottrine provenire da un’altra solitudine come alieno triste con una coscienza da genio nel rigore dell’anima e l’incomprensione dei propositi vacillare quella saldezza sentirmi a casa nei pianeti * Ferita dalla parola nella convalescenza della luce ridai alla cornice del capo una parvenza di paradiso aureole come aloni di unto e tutto s’invola nel turbinio del tuo soffio triste mentre Itaca è in fiamme e attende corpi grondanti che abbraccino il fuoco e spengano il dolore dell’incendio * Nella sosta scarna la polvere crea miracolose presenze la cena fredda grida il tuo nome porti via con te l’abitudine della sera quando un bacio diventa tempo e un rassicurante destino prima di andare a dormire preferendo al sonno una veglia feroce in cui l’illusione del tuo arrivo è solo l’aria di una silhouette che trema un minuscolo incendio fatale * La mia adorazione per i tuoi spaventi per la tua g

"Anteprima Portosepolto": Nadia Maurizia Scappini, "Sul fianco del mattino", peQuod, 2024

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alibi ho preso in affitto un alibi modesto un altrove piccolo monolocale monouso monodose. lo arrederò da subito con tanti pensieri ammucchiati in cantina, nei soppalchi di vecchie case, in garage, dentro la mia cinquecento del sessantacinque, negli armadietti di cucina, dietro l’oblò della lavabiancheria, nella ghiacciaia persino, poi farò una bella pulizia: di buon mattino toglierò polvere ragnatele foglie secche umidore residuo briciole stantie sospiri lacrimosi e desueti lascerò un design di poche scarne parole... * parole piccole I percorrono il sonno procede l’ago a piccoli punti singulti smorzati su pause innocenti scompone versi settenari ottave endecasillabi rimati nel tempo della scuola. lascia sul foglio sillabe di filo una virgola due nodi talvolta una poesia II annodo i capelli come la parola in una svolta di respiro tra il dove e l’altrove sanno la sutura dove si stringe il cielo una morsa – un volo? di gravità sottile III anche di soste viviamo e di silenzi nel lume qui

"Fresco di stampa": Antonio Nesci, "Vertigine di ogni frattura", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Cerca l’epicentro della parola e con il fiato sospeso canta la vertigine di ogni frattura. Va e porta con te il fuoco di ogni fusione, amalgama il tempo con la voce che chiama, non scordare radici e amuleti magie infantili da cui rinascerai. * Conto i passi del giorno sazio m’addormento nel buio della sera, cerco quei sogni sfuggiti alla memoria e dormo in un sonno leggero, mi cullo con il pensiero di te. Conto le volte che ho incrociato il tuo sguardo non ricordo il numero infinito di attese e appostamenti, ora non mi basta più averti a fianco saperti nel tuo sonno a sognare gli incauti momenti della vita. Tutto ha la perpendicolarità dei ricordi il liquido magma che invade il fiume sassoso e limpido oltre la sera. * Ho cercato fra i volti della povera gente, fra i miti degli orfici canti e infine tra i miei spaesati mattini, non ho trovato mappe nuove, solo le imbarazzanti scene di un bizzarro specchio che deforma la solitudine. Nulla cambia, il cucchiaio nella tazza del latte vorreb