Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia edita

"Fresco di stampa": Autori vari, "Fissando in volto il gelo - poeti contro il green pass", Terra d'ulivi edizioni, 2023

Immagine
Il corpo è rosa pastello quando viene al mondo, ocra prima di partire. Dio, se c'è, è albino, fosse femmina sarebbe trasparente. L'anima è bianca o rosso-cinerina. La mente è come la colori o del colore degli ulivi. In questo tempo di ribellione e di rovina è terra d'ombra la parola, il cuore acquamarina. Francesco Macciò * Oltre le maschere soprattutto baci Quanta nebbia che è crosta che soffia sul davanzale C’è bisogno di parole inaudite e irremovibili Un attimo di bene perfetto La menzogna del mondo è solo una tenda Il resto è gabbiano planare La miseria è spicciola Muti di un silenzio cosmico ma ancorati alla cartilagine del mondo sono i giusti che fanno la Terra Baceremo anche attraverso le vostre maschere E saranno baci boreali, baci ruggenti, baci di quercia, baci di biscotti, baci di foresta, baci di principio, baci di onore, baci di rugiada, baci della prima alba di mondo Baci fatti per essere popoli, nazioni e universi Può esserci ancora bontà nella specie se non

"Fresco di stampa": Vittorino Curci, "Cadenze per la fine del tempo", Musicaos Editore, 2023. Segnalazione di Claudia Di Palma

Immagine
il commiato che sfugge alla pagina come di ogni cosa il senso che frana nel nulla di questa notte di pioggia. dalle finestre ancora accese l’eloquenza di uno sguardo fa gelare il sangue ogni volta che una goccia di luce si squaglia sull’asfalto “di me mi duole il dolore che non provo per tutto quello che non sono stato” * Glosse Marginali siamo tornati indietro più volte come ladruncoli scombussolati da un sole intermittente che ingessa le ombre. abbiamo fatto tardi a causa dei nostri dubbi “verbalizza anche tu i silenzi e descrivi attentamente ciò che vedi cercando nell’ovvio la lenta opera delle generazioni” è qui che abitavo, nei gerundi staccati da ogni scopo, nel vociferare del tempo che bordeggia il non ancora. tutto questo mentre sui rami dei mandorli esplodevano i fiori * Gli incurabili   ostinatamente in ritardo sul proprio tempo gli incurabili sono sempre in cattiva compagnia. nessuno può dire per quale ventura hanno gli zigomi spaccati, grondano sangue e ridono come ebeti. f

Sergio Gallo, "EDEN - memorie di un cittadino sospeso", Sensibili alle foglie, 2022

Immagine
Nutrie Lungo argini di fiumi irrequieti rotti da veleni, gorghi improvvisi in cunicoli bui e inaccessibili vivremo, tozzi miopotami rodendo gemme, radici, tuberi. Al soffice crepitio dell’alba pigri fantasticheremo di nandù grigi a spasso nella steppa di schive martinette dal ciuffo di armadilli, opossum bianchi cervi delle pampas e pecari dal collare. Dal Brasile alla Bolivia dal Cile alla Terra del Fuoco né castori, né ratti, né lontre ma uguali nell’arte natatoria nello sterminio per la pelliccia; tra detriti, liquami, putredini simili nel fiutare l’acre odore dei nostri persecutori. Per non soccombere alla cruenta estinzione impareremo a convivere con arcigni dominatori? * Waste of money La strada di montagna non segnata sulle mappe in lucide lastre di cemento taglia orizzontale i magri pascoli riarsi per l’assenza della pioggia proprio poco prima che il pendio tra secchi larici, si faccia ripido. A differenza di tortuosi sentieri tratturi in terra o in pietra antiche mulattiere pe

"Anteprima Portosepolto": Ezio Settembri, "D'altra luce", peQuod, 2023

Immagine
Dalla terraferma mi arriva sul cellulare lo spettacolo della morte, un povero cristo precipitato in un pozzo. Nessun avanzo di pietà ad ornamento del buio. Lo rimuovo con cura dalla memoria dell'apparecchio e riprendo con voi la navigazione. * Incubo Nella casa delle vacanze sorgerà una base militare. Le ombre che scorrono orizzontali sui campi sono dei camion, dromedari che attraverseranno un deserto di asfalto. Da troppo tempo la tua voce rotta, babbo, non ci raggiunge più, mentre guardiamo morire le tue rose sotto il filo spinato. * Gratitudine Per il dono del vuoto e la noia tribolata del lavoro, per tutti i piccoli fastidi che mi difendono dalle comodità. Per la memoria dei miei cari, ogni giorno più vicini e più lontani, per l'infinito sapere del respiro e delle viscere, per l'invidia e il castigo del limite. Per la luce alta sopra di me, così carica e innocente. * Gianluca Metti i suoi panni di campagna per somigliare a lui in tutto, quando sali sul trattore. Curvo s

"Fresco di stampa": Riccardo Delfino, "Versicidio", Terra d'ulivi edizioni, 2023

Immagine
Legate all’intestino le braccia le gambe le mani stanno attorte come pezzi di un feto abortito. Un orlo di luce squaglia la carne di un dito. Sangue, liquami, pezzi di cuore, e io solo a sapere che il bello è già dentro, che è qui, il nostro altrove; io solo a vedere la bellezza delle viscere; a rivendicare, con fatica, l’interno della vita a costo della vita. * Mi ero quasi lasciato cauterizzare dal prolungato digiuno invernale. Ero tornato incolpevole. Felice. Ma ecco tornare in ricorrenza - costole all’aria e fianchi azzimi - l’estate della magrezza istigatrice. * E chiedi cosa mi giace dietro: non io, tesoro; questo me che tu ami non risiede. Un marchio a vuoto. È questa tua fede, sola, a costruirmi; di me non c’è nulla in questo mondo che mi somigli. * Torno a casa e m’accoglie puntualissimo l’abbandono: quanto s’è fatto grande il crepaccio ch’è adesso una seconda porta; io e la mia casa siamo fatti di viscere corrugate, che quasi a gelosia sono inverate allo stesso tempo; e non s

Letizia Polini, "Macula", Edizioni Ensemble, 2022

Immagine
Dici tutto ora che sei senza parola, implori la riconciliazione. Dicono che hai fame e, sfamandoti, ti fanno allungare le ossa e indurire la pelle. Non credere al ritorno del nodo ricorda l’urlo, quando avrai la parola. * Tracciarti il contorno per ricordare la forma e rifarla. Nel sonno fare densa l’orma della sparizione, ricordare che ti è intrinseco tentare con prudenza l’equilibrio sulle linee quando corrono verso il punto della fuga. * Lo scatto all’entrata del buio murato scolpiva una tana nel fianco. Sviare abbracci circondariali di notte. La quiete visitava uno alla volta, non so del primo crollo o stacco vitale. So che al mattino il blu soffiava le piaghe, velava le punte, sapeva riaccomodare. * Dai capelli si capisce che è la figlia, è la figlia che circonda il padre con il braccio, si porta all’orecchio gli dice qualcosa, lui fa no con la testa. La domanda alla bimba le si spande fra i capelli, poserà una pietra cambierà intonatura, le parole. La domanda non si estingue scor

Anna Rita Merico, "Fenomenologia del silenzio", Musicaos Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

Immagine
Non è facile lavorare qui. Pensare qui. Eppure, qui, ci sono silenzi buoni. Come il fotografo ha bisogno delle giuste luci, la parola ha necessità dei giusti silenzi, degli appropriati spazi, di particolari slabbramenti verso l’interno. Qui, l’Antico, parla. Qui, la Luce, mostra * Possessione Le parole continuano il loro incessante lavorìo di scavo cesellando canyon di scarsi millimetri nel vuoto accogliente del pensiero è mistico essere posseduti dal nerbo silente e misterioso delle parole non si sa mai, con precisione, da dove attaccheranno da quale duna monteranno su quale alito si poseranno. Non si può che essere varco in un interminabile gioco di repentine attese infinite grotte miriadi di segni * Pochi gesti Pochi gesti ci sono dati pochi, sempre quelli fondi arcani numinosi laceranti torniamo lenti all’Origine là dove si lacera la palpebra chiusa consentendo all’occhio di inondarsi di laviche presenze di carnose sostanze di vitali ritmi di desiderio. Pochi gesti perché poi uno è

Carlo Giacobbi, “Vicende e chiarimenti”, puntoacapo Editrice, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

Immagine
L’inedita sistemazione delle cose Trovarsi in luogo altro, l’inedita sistemazione delle cose, quella miopia nell’indagare quasi un volto che pare e non è più quello, da dover ritessere la trama delle confidenze, luce amara di finestra dove il gelo redarguiva arboscelli sulla stradina, mutato rito di passi stanza a stanza, a mostrare fallace la commutativa, artificio l’identità. * Carogna ai piedi della rosa Il fuoco dell’iniziazione, tra pruni che sanguinavano il dorso di mani impazienti, il sentore della carogna ai piedi della rosa. Qualcuno che insegni ci dev’essere – dicevo – a fare un tiro nel fossato, a indicare la ragazza che salta i convenevoli. S’agitava dal fondo una madre torbida, straniava il sonno, acutizzava le carni, tirava il sudario sul volto dell’infanzia. E non sapere chi mettere a parte di quell’umido trapasso, nel giardino di foglie marcescenti e luce. * Non avrebbe spigrito il Cielo E di giorno in giorno e in giorno, altro giro di morsa. La mano a illusione di requ

Maurizio Evangelista, "Mr. me", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

Immagine
Stanza 103 l’uomo con la giacca scura dorme per finta. alla sinistra la sua unica figlia abbraccia lacrime e vestito come il giorno in cui la diede sposa. il sole resta sulle persiane a notte non è ponente né mattino. distante la moglie ha i capelli malinconici e il sorriso di un tempo inguaribile. li ha tutti davanti a sé con quel tipo di occhi che non si chiudono mai. * Stanza 121 aspetto che la cena finisca e la gente salga in piedi sui tavoli. attraverso uno stadio dopo un grande concerto e per tutta la sera penso a lui che mi lancia un’occhiata sorpresa e mi dice, mi annoia la vita degli altri. * Stanza 215 tu che una goccia di sangue credi sia la presenza di qualcuno che non sai rintracciare ripercorri il giorno all’indietro fino a quelle arterie con lo stupore il dolore e lo spreco che l’errore l’omicidio sia forse un colore l’inizio la macchia scura la parola la fragilità la velocità di ogni cosa dovrai dire qualcosa (se ti daranno la colpa) se proveranno a convincerti che non