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"Anteprima Portosepolto": Andrea Tuccini, "Le case chiuse", peQuod, 2025

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Annunciazione Il tramonto sembra avere più fretta, come le cose raccontate da chi ha poco tempo: sarà perfetto ascoltare le nubi in lotta, mentre l’aria intorno raffresca. Un tempo la mia vita intercettava moti che annunciavano tempesta; ora mi sciolgo a ombre non mie, rassereno anche se fuori piove. È giunta l’ora di guardare altrove: al panorama sconfinato, dove nessuna estate langue. Che arrivi, dunque, la bufera, gli alberi si scuotano nel vento; non c’è nessun angelo a bussare, solo le prime foglie gialle. Ti accompagno, ma non posso entrare. * Raccontami dei vivi Raccontami dei vivi e potrai fermarti nel mettere male il piede alla conquista della memoria, una strada di montagna dove è impossibile tornare indietro. Sai che non ho paura? In quelle case abbandonate che il tuo sguardo spalanca non vi abita più alcun fantasma. * Nave in fiamme Non è vero che resta la parola tatuata sul bicipite infiacchito; la polena non irride più le onde e il vascello dal nome che ci tiene uniti chi...

Gian Piero Stefanoni, "La costanza del cielo", Il ramo e la foglia edizioni, 2024

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Tutti gli addomesticabili mondi Tutti gli addomesticabili mondi e gli ordini eternamente riferibili ma sotto qualcuno ha parcheggiato di nuovo di fronte all’uscita - e il mare non ha confini non accettando più di bussare. Così, nel sonno, sei ancora tu l’intruso, l’occhio lungo la spina di pesce, la notte senza riflessi nel giorno che cede alla sete. * Il sogno degli altri Nella costanza dei morti, nel loro tornare e aggiungerti al numero, giunge poi il tempo del sogno degli altri, della spinta che il mondo ti chiede, dell’alba dispersa nei mondi ormai muti. Giunge poi il tempo infestato dalle scimmie, della casa bendata, delle mura bagnate. Giunge poi il tempo in cui finalmente ti trovi. * Dall'Europa Casa è dove hai il tuo mostro. È questo l’odore della morte che si fa abitudine, questo lo scarto del legno che si fa fondamento. Non ha più sorprese la scrittura del mondo. * Il cielo piega la testa Il cielo piega la testa, l’amore guarda e restituisce, senza aggiungere per la notte...

Michela Silla, "Cosa c’è di vero nelle città di mare", Capire Edizioni, 2024

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Vicolo, affacci. Sul davanzale fiori avvizziti, la piccola statua Ganesha muri tutti bianchi                            occhi stanchi di donne alle finestre che sbattono tappeti, stendono panni al sole; odore di pulito e polvere nella luce di settembre niente vuole cominciare. Dall’ingresso di fianco alla chiesa prende per mano un canto. Bambole nel chiostro lasciate sui gradini e dentro             in croce la voce che cantava. * A mio nonno La sedia gialla, il gelsomino dalle case; nell’ombra le mani, piccoli fiumi di vene azzurre. La notte non crede alla fine. * Hai detto: non voglio morire – nella stanza non avevo il coraggio di entrare e chiamavi tua madre, tuo padre. Ferma sulla porta origliare il dolore inventare il mistero che voleva parlarti. Non voglio morire – nella stanza non avevo il coraggio di urlare: sono qui, non è la fine. * Prestiamo gli occhi al cielo quinto mese dell’...

Giovanni Nuscis, "Il tepore che resta", Arcipelago itaca Edizioni, 2024

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Terapia oscura Dalla rupe dei corpi è caduto il ghiaccio dell’inverno. I nostri soliloqui sul divano son finiti e ha ceduto un poco la carne. Non più silenzio e vuoto malattia, terapia oscura. Vivi e sanguinanti ci siamo ritrovati oltre gli offendicoli di questi anni nel grido euforico e corale per la vita che sembrava felicemente tornata: ma quale vita, ti domandi, quale inseguendo con mani tremanti già altre albe. * Inverno In te c’è un tempo lento che resiste che parla a bassa voce, sommesso da vertiginose lance sfiorato. Scende così su di te il sole basso dell’inverno senza sferze di vento e di gelo. Ti giunge dall’oltre degli occhi come tiepida vestaglia, fino a quando, infuocata, non saluterà la grande palla oltre il tetto e la corona olivetata oltre Platamona e l’Asinara. * Il tepore che resta Il tuo passato è una placida galassia in movimento. Lo evochi e stelle lontanissime ritornano veloci espandendosi, mostrando sequenze sfumate di volti, paesaggi, episodi delle voci di un t...

Rosaria Ragni Licinio, "Spazi d'esilio e presagi", Il Convivio Editore, 2024

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Un filamento si è staccato, balza la mano sull’antro grembo senza mutamento, lenzuolo e nido come una bocca grande la casa di qualcun altro la trasparenza delle viscere, i corpi abitati. * Nel sole delle dodici fioriscono le braci e l’inganno del cielo è più vicino all’uomo l’ombra resta infinita e la senti nelle vene, per questo disegni nell’aria una spirale distorta per riposare un momento la nostalgia che hai creato. Un eccesso di pensiero se poi avanza il fuoco. * Verrà la parola muta, ma tu fingi questo incontro un abbraccio – sopra le spalle – il gesto che ripara una forma estranea, nessun risultato presente come una cosa già vissuta quest’idea che abita la bocca e intanto si dirama. Scrigno di carne, reliquiario. * Fa questo silenzio la pausa fra il respiro e il mondo – si rintana – dove non può essere ragionato, nel buio, un volto perduto grida l’anima su un’altra riva e viene sepolto quello che non c’è sempre presente. * È votata alla nascita questa chiarezza primitiva di stel...

Marco Saya, "Le notizie non sono delle migliori", Marco Saya Edizioni, 2024

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mi sono visto cieco in quelle vite conficcate come fori di proiettili nelle mura di vetusti ruderi – sapevi della ruggine nel cancello – la demolizione s’approssimava, dipendeva dalle carte, prima che una ruspa compisse l’atto finale e la terra tornasse a respirare. * La luce di un lampione giallo illumina il fiocco – giallo –. L’incanto rinasce: nascosto il grigio, il nero delle vie, delle grate, dei tombini di una fogna che tutto ingoia, cosmica nella sua ingordigia. La neve, pietosa, ha coperto tutto con la sua insistenza carica di nostalgie mai sopite. * le notizie non sono delle migliori, mai state d’altronde e neppure attendibili. la vita media si è allungata, l’unica verità accertata. è verosimile che il creatore del palinsesto abbia trovato, così, l’unico modo per vendere più copie. * Un giorno lo vedremo intero questo tempo in dissolvenza, con l’amore che più non morde e la natura truffata dai bond quella casa è sempre lì aspetta una voce che la abiti una lettera spedita dal f...

Serena Mansueto, "La statua inesistenza", L’arcolaio, 2024. Segnalazione di Claudia Di Palma

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interiore n.2 È un’isola. Assorbe una forza attende il fenditore nella catalessi circoscritta aspetta un corteo di aviatori, l’imprudenza di infoltirsi, tentare un germoglio d’acqua                                                               nell’utero. È un’isola che conosce assopita i suoi squali. * interiore n.5 Si sta formando un lago una grande memoria d’acqua. Cresce con le domande cosmiche, insieme alle riflessioni d’arrivo, le paludi dei timori i micro-organismi lunari nell’addome bevono odori ancestrali. Hanno cercato il tuo alito su Marte un corpo nudo, la piega nell’ombra. Ho provato a dire loro qui è il mistero tutti gli occhi adunati nella coloritura del grembo. * esteriore n.8 (Nelle prime settimane) le donne spacchettano il regalo dell’ignoto ma una luce di leggende e storie fuoriesce dalle Moire, un mare addolcito da...

"Fresco di stampa": Giuseppe Cavaleri, "I Corpi Santi", Interno Poesia, 2024

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La linea 93 dell’ATM unisce Corvetto, Milano Sud, e Lambrate, un tempo comune a sé, adesso  estremità est della città. Nel tragitto riqualificazione e degrado si alternano al cielo, che sbuca di tanto in tanto dai palazzi. A Corvetto due signore polacche parlano e l’alba cresce tra le mani. Non c’è per loro troppo freddo, anzi le rivedi che tornano bambine, con il bianco che entra negli occhi e non altro che la neve per mesi. In via Celoria sale una coppia. Sbronzi, sono un riflesso che si scinde, sbatte e si compone su un cartellone dove un tizio salta su ali di carta, circondato da un neon bianco che dice: “They believe in rock! And you?” La 93 è una ferita che raccoglie la fame che taglia tutta Milano. Nei minuti incerti tra buio e luce i contorni sfumano e lo spazio si fa una giostra di vite che migra e prende la consistenza della luce, che trema sugli oggetti e poi scompare. Tu invece sembri esistere solo ora mentre dormi e la luce si raduna in una linea che ti mitra...