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Giovanni Rossi, "La voce bambina", Edizioni Croce, 2024

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Il tuo volto sanguina – senza ferite da mostrare – ma solo di me si fida, solo con me si lascia lacrimare. La tua voce bambina ancora grida l’estate; mi parla di una strada da colmare. “La via che porta al mare”, dice. “La stessa via che poi s’accorcia nei ginepri delle dune sabaude guidando un coleottero in volo” * Un nuovo conto in sospeso lo avrai tu e la tua pelle, mostrati nudi i polsi al vento, con l’arteria a zampillare sangue dove fuori è più comodo. Per ogni macchia sull’asfalto attende la bella stagione e già cerca vendetta: bottiglie piene, da rendere, a riscatto. È una fatica, restituire il sangue. * Hai visto? La poesia non è altro che l’orma lasciata da un piede nudo sulle maioliche in fiore della casa che ci separa dal mare. È evaporata lungo il tempo di corsa a perdifiato; senza tornare. * Avrai le tue colpe la tua ombra le sue, poste di fianco e le fronde del platano a sussurrarti il verde dell’estate Poi svanire non sarà un delitto; avrai sempre, dalla tua il lusso di...

Monica Messa, "Una pistola al Luna Park", RP Libri, 2024

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La bambina di rame e di miele appende foglie alle orecchie e si sente una regina. Ancora non sa che le vespe ricompensano i fichi con la vita. * Inchiodata a una bilancia o a passo silenzioso e svelto fra scaffali e lattine (dove il cielo non tiene il broncio a lungo) con l’orizzonte portatile nella borsa, violacciocche nella scollatura, e un destino di cartapecora in tasca, mangiava pane e fumo. * Sono spezzata. Spezzata in un punto a metà della schiena ho un nido abbandonato con uova schiuse e piume insanguinate. Sono spezzata. Spezzata in un punto. * Troppo grande questo mondo per le tue mani, bambina, bastano appena appena per spingere barchette di giornale. Un passo, dall’asfalto alla sabbia. Sorridi in debito di luce, capelli nuovi di chemio e il libero arbitrio in una falange. * Ho la felicità inceppata come una pistola al Luna Park – dieci colpi, cento lire – era il prezzo della libertà. Il crepuscolo è caduto irrimediabilmente su tutte le cose e in questa nuova estate si rinta...

"Fresco di stampa": Luca Pizzolitto, "Deserti", Ilglomerulodisale, 2025

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Poesie tratte da “Deserti”, plaquette in carta Amatruda in 77 copie numerate, edita da Ilglomerulodisale, all’interno della collana “La brocca rossa”, a cura di Daìta  Martinez, con la collaborazione di Pietro Romano. * Sulla riva lontana dal fuoco nel salmo antico del ritorno nel cieco stare di ogni abbandono qui dove la pioggia stanca i vestiti qui dove tutto splende e torna alla sete sei il pane spezzato la cenere e il canto, l’eterno sospeso sulle labbra di Dio. * Ora che tutto brucia e tace la peonia in fiore ora che i nostri corpi sono carne senza riparo s’apre la terra al canto tra le mani un volto, un corpo che non è più il mio. * Luca Pizzolitto nasce a Torino il 12 febbraio 1980, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Tra i suoi libri, figurano: Dove non sono mai stato (Campanotto), Il tempo fertile della solitudine (Campanotto), Tornando a casa (Puntoacapo). Con la casa editrice peQuod ha pubblicato, nella collana Rive: La ragion...

Fabrizio Bajec, "Tanka per le quattro stagioni (e altre poesie brevi)", Vydia editore, 2025

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galleggiano e basta nubi e piante d’acqua dolce non conservano un bel niente seduto su un tronco neanch’io coltivo propositi * come un palo piantato su una barca l’uomo in mezzo al lago veglia sulla fauna ma è solo un fantoccio * i suoni della fabbrica muoiono nei campi vicini Alain legge i nostri flyer ne approva e dimentica il senso quando è in vacanza * nel sottobosco udiamo la bella voce singhiozzante del cuculo d’Alsazia pare lontano o vicinissimo ma mia figlia ha in mente il lupo * vorrei tanto essere attiva dice la fontana del santo ai suoi visitatori mutare l’acqua piovana che mi esce dalla vasca in flutto di giovinezza * l’uomo davanti al mare si gode l’annegamento e torna dalla moglie con le mani in tasca freddo la invita a una passeggiata * Fabrizio Bajec (1975), italo-francese, vive a Parigi e scrive nelle due lingue. È autore delle seguenti raccolte di versi: Corpo nemico (in Ottavo quaderno di poesia italiana contemporanea, Marcos y Marcos 2004), Gli ultimi (Transeurop...

"Anteprima Portosepolto": Luigi Palazzo, "Pietre e miraggi", peQuod, 2025

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Tra le maglie di un rudere un setaccio, il Sud, trattiene vite rassegnate, pietre e miraggi. * Quant’erano belli i funerali al mio paese che quando se ne andava uno di noi era uno di noi che se ne andava. Il sasso sul catrame tracciava la rotta – al suono di passi strascinati s’avvitava l’assenza. E la vita mischiata all’istante scorreva fino alla madre appesa allo stelo d’un fiore. * Tempo per decifrare l’odio fumante degli ulivi tra le nicchie di una Storia senza centro. Un pendolo oscilla tra il passato ed il presente, tra il presente ed il presente. * Ritorna e fugge e vibra questo niente, immerso nella notte che corre e non respira, che respira e non fluisce, nelle ore diroccate in un quotidiano che si scuce. * Un calabrone sul davanzale s’avvinghia al bianco d’un fazzoletto tra la polvere incenerita dal giorno. Non vola. Chiudo la finestra mentre il tempo si scioglie sul vetro che gocciola. Ai primi soffi di luce è ancora lì smembrato dalla notte. * Luigi Palazzo (18 settembre 1...

"Fresco di stampa": Stefano Solaro, "Otto Tipi di Insetti", Arcipelago itaca Edizioni, 2025

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Ho fatto come avevo promesso del mio meglio ma non in assoluto. Ricordo piccolezze, noi sui mezzi, la merenda tu che sbagli serratura quando torni la sera a casa. Forse chi parla intende questo quando dice prima le cose importanti come il tuo dare e prendere tutto sollevare le macerie ritirare quello che opprime in questa grande stanza. Per questo e altro ti sono grato per come a volte mi lanci contro la vita solo per svegliarmi. * In un certo senso siamo ancora lì ad aspettare che torniamo lunedì danza mercoledì teatro a ciascuno il suo respiro. Non so se era già il primo segno se pensiero brutto chiama pensiero brutto se i tuoi denti rotti ieri nel sogno e la mia risposta così sgarbata sono memoria, metafora o solo conseguenza del dolore. * Al chiuso 1 Questi sono i giorni in cui si cade un secolo dentro quattro mura cose che non vanno nemmeno sussurrate. Ancora e ancora mi rigiro ma per la pelle sono uno e non mostrarmi ha una scadenza. Al bar arrivavi sparando fuori luce, senza acc...

"Anteprima Portosepolto": Sheila Moscatelli, "Una spiga", peQuod, 2025

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L’aria scura sussurra, la ninfa del bosco interroga lo stagno. Intreccia giunchi e preghiere al cielo muto - gocciola il fuoco di maggio nei campi. In casa i muri dipinti di fresco l’interno brucia l’intorno fiorisce - un uovo crepita sodo - grigia promessa di futuro tradito. * Si prepara l’inverno al buio di un lampione la nebbia fa silenzio con gli alberi una tigre cammina in giardino tra i cavalli due pavoni maschi - tessere di mosaico - nel cielo spaccato dal tramonto partoriscono le braci della speranza. - Abbiamo il futuro - annuncia il pettirosso fioriranno le viole innocenti. * Conchiglia, concavità femminile di forma auricolare involucro della memoria del corpo silenzia il suono che non so ascoltare. Si arrende agli estranei - vengono da ogni parte del mondo per dire la parola casa. * Si dovrebbe poter credere al bosco, senza conoscere l’alfabeto arboreo. Nella tempesta di neve un orso bruno si avvicina, per mostrarmi come si allargano crepe nel tetto della notte. Mezzo guscio...

"Fresco di stampa": Sergio Gallo, "Gleba - ādāmah", Gattomerlino, 2025

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Sirfidi Per tutta la vita ci avete ignorato come mosche blu o verdi, scambiato per api obbedienti, vespe o calabroni da scacciare. Invece siamo innocue sirfidi, col dono innato di mimare vite altrui; succhiando nettare, amanti instancabili zigzaghiamo di fiore in fiore. Prosperano le nostre larve nelle acque limacciose. * S'era dunque al termine d'una nuova primavera. Lasciarono la grotta uno alla volta, dopo aver preso commiato dai compagni d'avventura. Grati a quel luogo magico d'esser stato salvifico; dimora di curiose creature e speco sacro ai nativi agli antenati, agli spiriti. Il ritorno li attendeva alla dura realtà del deserto, dove erano nati e cresciuti. Solo il ragno si decise a rimanere nella caverna; gli altri sentivano forte il richiamo dell'aria aperta ai grandi spazi della pianura; l'istinto di tornare tra i simili, accudire cuccioli, uova, pulcini. Guardarsi da vecchi e nuovi nemici: i predatori consueti e i bipedi, più efferati sterminatori. Mo...

"Anteprima Portosepolto": Tamara Vitan, "La salvezza compie passi piccoli", peQuod, 2025

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Si scende piano. Troppo tardi ho compreso la lentezza del diventare piuma. Il mio volo è caduto, si è franto al sorgere del bene. Smarrita attendo un cenno divino che guidi lui il mio fluire che mi faccia capire qual è l’alto e perché il cielo sembrava la terra. * Fino a ieri il tempo era ancora tempo. Adesso mi stancano le definizioni. L’attimo si dischiude sa farsi fiore. * L’ora è già qui delle cose che tacciono. L’ora che salva dalle inquietudini. È tempo di deporre i fardelli ai piedi della croce. La salvezza compie passi piccoli. * Parte da un altro mondo. Si deposita cauta sulle falangi delle dita come inchiostro che vuole raccontare una visione. Captare la vita agli albori attraverso le impronte. * Non c’è una realtà specifica che definisce le emozioni. È un’alterazione non concepibile alla mente. Vive di ambiguità e fremito percorre sentieri sicuri su impronte sconosciute rilasciando ad ogni passo il tremore dell’impossibilità. * C’è un suono dentro al quale si snoda il presen...

"Fresco di stampa": Prisca Agustoni, "L’animale estremo", Interno Poesia, 2025

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disfare un mondo per erigerne un altro: cocci rifiuti vibrazioni la scavatrice spacca la terra pietra levigata che intaglia la civilizzazione del rumore e del vetro. Mentre i bulldozer squarciano le viscere della città alla ricerca della sorgente, del cuore sanguinante dell’animale, si aprono ovunque dei pozzi dei canali delle vene dei bacini vicino al parco : noi, al riparo dalla demolizione e dalla cenere, aspettiamo che l’istinto di vita resista, nonostante lo scavo, e fioriscano le ortiche invisibili e primitive le radici * un disastro di fuliggine e cenere così dev’essere stato il primo giorno la costruzione e la rovina assediando la pianura poi, di getto, lì in mezzo              la torre questa sfida infinita per confondere il destino della gente e tra la faglia e lo spavento erigere una città un limite intimo dove vivere è la nostra condanna * Prendere i blocchi in lego di tuo figlio per dimenticarti di tutto, giocare agli ingegneri e costruire...