Giovanni Rossi, "La voce bambina", Edizioni Croce, 2024


Il tuo volto sanguina
– senza ferite da mostrare –
ma solo di me si fida,
solo con me si lascia lacrimare.
La tua voce bambina
ancora grida l’estate;
mi parla di una strada da colmare.
“La via che porta al mare”, dice.
“La stessa via che poi s’accorcia
nei ginepri delle dune sabaude
guidando un coleottero in volo”

*

Un nuovo conto in sospeso lo avrai
tu e la tua pelle, mostrati nudi i polsi
al vento, con l’arteria a zampillare
sangue dove fuori è più comodo.

Per ogni macchia sull’asfalto
attende la bella stagione
e già cerca vendetta:
bottiglie piene, da rendere, a riscatto.

È una fatica, restituire il sangue.

*

Hai visto? La poesia non è altro
che l’orma lasciata da un piede
nudo sulle maioliche in fiore
della casa che ci separa dal mare.
È evaporata lungo il tempo
di corsa a perdifiato; senza tornare.

*

Avrai le tue colpe
la tua ombra le sue, poste di fianco
e le fronde del platano
a sussurrarti il verde dell’estate

Poi svanire non sarà un delitto;
avrai sempre, dalla tua
il lusso di guardarti indietro
e le foglie del platano, ingiallite
a testimoniare ciò che cade

La natura seguirà affannata
il suo capriccio di stagioni;
verrà la nebbia seguita dall’inverno
ma niente morirà. Dall’alto,
l’immenso verde insegnerà
come sussurrare; e apprenderete.

*

Come non vedere la tristezza,
questo antro vuoto, questo battito d’ali
che freme intirizzito
dalle finestre spalancate.
Questo concerto per voce sola
che muta richiama a sé
tutti i silenzi del mondo;
il poco freddo che entra
quasi giocando ferma
gli scriccioli a cinguettare
sui telai l’ingenuo canto.

Ora che si rimane soli, al centro
della stanza in penombra
che respira piano, sediamo
il fastidio irrisolto
che affila la lama del taglio.

Che sia questa una preghiera:
non fate guerra agli uccelli,
lasciateli entrare cantando.

*

Magari poi, tornerà come fiume
il gusto di vivere, strabordante
a lavare pietre, scrostare fanghi
da superfici bianche, un santo
riemerso da una notte in preghiera,
dalle sue stesse confessioni.

Una volta per tutte
assolta la terra e le sue erosioni.

*

Cerchi l’amore. L’hai detto.
Confessato prima in un subbuglio
di emozioni e parole all’amica
che ha gli occhi dolci
d’un sentire già consumato.
E viene normale piangere assieme,
come fosse una sinfonia improvvisata
nel gorgoglio d’un vortice
inatteso, acclamato a gran voce
per un capriccio del mare aperto.

*

Tu davvero vuoi prenderla?
Farla tua per una notte
di sorrisi tra volti arrossati
dopo una maratona di sangue;
insieme al vento attenderla
fare scorrere un peccato
sulla pelle che nulla comprende
dei suoi segreti quando s’increspa.

Tu davvero vuoi far scoprire a due
che non sanno proprio che farsene
del mondo, la passione, questo miracolo?

*

Giovanni Rossi è nato nel 1997. Poeta, laureato in scienze biologiche, prosegue gli studi universitari in scienze e tecnologie per la conservazione dei beni culturali. Ha pubblicato, per la poesia: Fantasie naturali (Edizioni EscaMontage) e La vita finché resta (Ensemble edizioni). A dicembre 2024, esce la sua nuova raccolta in versi, La voce bambina, per Edizioni Croce.





Foto di Dino Ignani

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