Riccardo Benzina, "Scenario", Taut Editori, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma


Madre io vorrei
scrivere il pensiero di un cavallo
che corre, di un uccello che vola.
Ma non ci riesco, e il mio il dono
d’amore si fa ogni giorno più grande. Si fa
un inferno affamato una rappresaglia
l’ispirazione di una promessa dico. Quasi che
la bocca nascondesse per davvero ciò che parla
quasi che
la spina potesse per davvero continuare
a reggere gli eccessi della carne.

Ieri ho fatto un sogno in cui ero vivo
ancora, già,
e non di questa strana silice
che sono. Ho avuto assai paura
e grande ebbrezza.
Idillio e dissolvenza.

Ma lo spettacolo è finito, e deve continuare.

*

Sai,
si leggono i volti come mappe: qui la montagna,
questo il sito delle rovine.
Noi seguiamo il canale non profondo
coi cigni, i rifiuti, e la luce sopra. Dove
le parole sono soste indifferenti, quasi
(vecchie, pure, umane) –
e nulla conseguendo, ritorniamo.

Ritorniamo, perché dal nostro bunker
si sentono i salmi della materia,
perché
teniamo a queste poche ore di riposo, al sabato:
al trauma che ci parla dalle ossa.

*

Abbiamo visite.

Il tempo si accende, lentamente
lungamente dentro noi. Gesso
che traccia le strade. Qui.
Il cammino, intanto, si rassegna all’essere terra.
Sorridiamo alla rottura di speranze.
I miei piani sono bruciati e bruciano sempre.

A noi è dato solo un albero, e la stagione:
un fruscio, forse. Però non puoi sapere, l’erba
cresce in direzioni inaspettate…

*

La punta dell’indice aderiva
perbene allo sguardo
di me bambino, che ero - avevo
latte, silenzio e verbi
di continuare. La casa per i compiti.
La grandine dei fatti. Avevo un amore
grande, di continuare.

E più prezioso è il segreto
più non lo si tollera. Non è silenzio
questo giro tremendo, scuola
dell’essere abbandonati.

*

Lo sguardo che rivolgo
a te gira nel verso della chiave.
Forse qualcuno lì dentro c’è ancora.
Ma vedo tutto nero, e sento
gli ingombri come una vecchia maledizione.
O bossoli freddi, che hanno mancato.

La notte in vitro. Il respiratore. Un lentissimo
spaventarsi.

*

Sulla pagina il sangue è una metafora.
Nelle vene, uno sconto a esserci.
Però non è mai dato con molta precisione –
e allora il mio suicidio, il mio silenzio
è stato rimanere qui. Veleno
poco a poco. Memoria d’oleandro.

Che ora viene meno: ora
è meno. E si lascia e si spegne.

Barrato infine

dall’inventario un altro nome, chiusa
la partita che sempre va a dovere
resta il taglio
e non la vena, piccolo delirio
delle frasi.

*

Riccardo Benzina nasce a Bari nel 1988. Scenario è il suo libro di esordio.





La poesia contemporanea in lingua italiana