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Visualizzazione dei post con l'etichetta Claudia Di Palma

Raffaele Floris, vincitore Premio Poeti Oggi 2023

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Intermittenza Conoscono il patibolo dei muri, la diaspora dei crocifissi appesi: hanno aspettato tanto nel sentore del muschio e del salnitro. Le stagioni hanno marcato il passo, lo sconforto si è acceso ed è bruciata la candela. Che cosa ci diranno, in questa lotta di spettri che conficcano le punte delle lancette arrugginite ai polsi? Che cosa ci diranno dall’esilio degli orologi? Forse dovevamo pensarci prima: è bianca intermittenza quel lume acceso, quel silenzio buono. * La poesia di Raffaele Floris, composta in perfetti endecasillabi sciolti, si contraddistingue immediatamente per la nitidezza stilistica, l’impostazione lucida, l’armonia e la misura d’insieme. Colpisce la riflessione pacata, ma sempre profonda, sul significato del trascorrere del tempo, rappresentato con immagini efficaci, secondo un metodo affine al correlativo oggettivo, anche se non esente da un certo realismo di fondo che contribuisce alla autenticità dell’impostazione. “In questa lotta di spettri” che domina

"Fresco di stampa": Vittorino Curci, "Cadenze per la fine del tempo", Musicaos Editore, 2023. Segnalazione di Claudia Di Palma

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il commiato che sfugge alla pagina come di ogni cosa il senso che frana nel nulla di questa notte di pioggia. dalle finestre ancora accese l’eloquenza di uno sguardo fa gelare il sangue ogni volta che una goccia di luce si squaglia sull’asfalto “di me mi duole il dolore che non provo per tutto quello che non sono stato” * Glosse Marginali siamo tornati indietro più volte come ladruncoli scombussolati da un sole intermittente che ingessa le ombre. abbiamo fatto tardi a causa dei nostri dubbi “verbalizza anche tu i silenzi e descrivi attentamente ciò che vedi cercando nell’ovvio la lenta opera delle generazioni” è qui che abitavo, nei gerundi staccati da ogni scopo, nel vociferare del tempo che bordeggia il non ancora. tutto questo mentre sui rami dei mandorli esplodevano i fiori * Gli incurabili   ostinatamente in ritardo sul proprio tempo gli incurabili sono sempre in cattiva compagnia. nessuno può dire per quale ventura hanno gli zigomi spaccati, grondano sangue e ridono come ebeti. f

Iula Antonia Marzulli, cinque poesie inedite. Segnalazione di Claudia Di Palma

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hai aspettato l'estate per andare via dalla tua casa materna lasciar tutti con un palmo di naso dietro al nonno innamorato di te ma tu cosa volevi? un piatto e po' di pace così son venuti undici figli otto vivi e tre persi e degli otto vivi altrettanti nipoti e tutti insieme, noi niente abbiamo capito di te perché tu niente di te dicevi e mi incantavi con la storia della guerra del pane che mancava e della tua fame immensa * sul volto mi crescono mille insenature fitte fitte di vegetazione le mie labbra sono vette di conifere e quando nevica è bellissimo ed è tutto bianco increspato increspato il ciglio increspato il naso il mio volto bianco increspato è un volto di roccia dimenticato e ritrovato * vorrei ritirarmi nel bianco non sentire non vedere che se vedo bene dentro mi si lacera stomaco e cuore vorrei ritirarmi nel bianco avere nella bocca un cielo di cristallo e ali avvolte nella neve per dare ai passeri acqua acqua per bere, acqua per lavare vorrei ritirarmi nel bianco

Anna Rita Merico, "Fenomenologia del silenzio", Musicaos Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Non è facile lavorare qui. Pensare qui. Eppure, qui, ci sono silenzi buoni. Come il fotografo ha bisogno delle giuste luci, la parola ha necessità dei giusti silenzi, degli appropriati spazi, di particolari slabbramenti verso l’interno. Qui, l’Antico, parla. Qui, la Luce, mostra * Possessione Le parole continuano il loro incessante lavorìo di scavo cesellando canyon di scarsi millimetri nel vuoto accogliente del pensiero è mistico essere posseduti dal nerbo silente e misterioso delle parole non si sa mai, con precisione, da dove attaccheranno da quale duna monteranno su quale alito si poseranno. Non si può che essere varco in un interminabile gioco di repentine attese infinite grotte miriadi di segni * Pochi gesti Pochi gesti ci sono dati pochi, sempre quelli fondi arcani numinosi laceranti torniamo lenti all’Origine là dove si lacera la palpebra chiusa consentendo all’occhio di inondarsi di laviche presenze di carnose sostanze di vitali ritmi di desiderio. Pochi gesti perché poi uno è

Carlo Giacobbi, “Vicende e chiarimenti”, puntoacapo Editrice, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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L’inedita sistemazione delle cose Trovarsi in luogo altro, l’inedita sistemazione delle cose, quella miopia nell’indagare quasi un volto che pare e non è più quello, da dover ritessere la trama delle confidenze, luce amara di finestra dove il gelo redarguiva arboscelli sulla stradina, mutato rito di passi stanza a stanza, a mostrare fallace la commutativa, artificio l’identità. * Carogna ai piedi della rosa Il fuoco dell’iniziazione, tra pruni che sanguinavano il dorso di mani impazienti, il sentore della carogna ai piedi della rosa. Qualcuno che insegni ci dev’essere – dicevo – a fare un tiro nel fossato, a indicare la ragazza che salta i convenevoli. S’agitava dal fondo una madre torbida, straniava il sonno, acutizzava le carni, tirava il sudario sul volto dell’infanzia. E non sapere chi mettere a parte di quell’umido trapasso, nel giardino di foglie marcescenti e luce. * Non avrebbe spigrito il Cielo E di giorno in giorno e in giorno, altro giro di morsa. La mano a illusione di requ

Dario Melissano, “Un altro inverno”, Eretica Edizioni, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Ascolto, e le parole si piegano come panni sui fili. Gli occhi rincorrono segni, lingue parlate in silenzio. Gli anni si chinano ai ricordi, voci che solo il cuore conosce, e gesti che le mani non sanno rifare, come volare, o sparare, e restare innocenti. * Vorrei avere più tempo per essere felice, vedere meno pioggia, camminare per strade bagnate dal sole. Vorrei che il tuo sorriso, per un istante, fosse qualcosa che mi appartiene, come le chiavi di casa, o un accendino. Vorrei sapere se nei tuoi sogni a volte ci finisco anch'io, e non aspettare mesi per un sospiro, ma respirare ogni giorno la tua presenza, come risposta, attesa, stupore. Vorrei tanto che il nostro incontro fosse una cosa  semplice, come l'amore. * Le mie mani, piccole, congiunte, grandi. L'Universo non trova spazio in una giumella vuota, si espande appena chiudo i palmi, intreccio le dita. Un vecchio flauto sparge nuove melodie. Si corre al confine, oltre gli scuri del possibile. * La stagione anima l'

Irene Sabetta, "Nella cenere dei giochi", La Vita Felice, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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La lingua di mia madre Sepolta sotto un mucchio di sassi, la lingua sotterranea come pietra filosofale genera modi e pensieri appuntiti. Pastorale anarchica in cui pecore in cravatta siedono agli sportelli dell’ufficio postale. La pioggia annaffia la cicoria del prato dove tu una volta mi dicesti resta. I giganti della collina trasmettono che la vita è una farsa pericolosa. State attenti. Nel punto in cui i due fiumi confluiscono con tutti i pianti del mondo il lago si fa fitto più della collina. Acqua melmosa nutre tinche limacciose buone per le sagre d’estate. Le cadenze della tua voce mi parlano sempre nell’aria umida del lago fuori posto. Casa discreta e disadorna dalla nascita alla fine. Di parole disadorne che non sbagliano la mira. Estensione dei territori, confino ristretto e intimo, liquido prenatale più che verbo. * Twist Gli orfani non sanno ascoltare, restare a casa per cena o servire il re di Spagna e tornare in tempo per il funerale. Imparano senza studiare. Si siedono a

Luca Crastolla, "Le sorti dell’incanto", Gattogrigio Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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c’è una religione nella parola uno spirito santo che discende e l’usura. L’invocazione: un petalo poggiarlo sul bordo, trovarvi una lametta. Così si sparte e si sparge il sangue nessun profeta che divida le acque nessun popolo che le attraversi. Sulla schiena una cicala pazza di sole * guardiamo dalla riva bassa le federe del mare che si preparano nell’onda: tutta un’impazienza ci cola nelle mani e ci ricopre fino agli spiccioli della sete. Non ora, non adesso, siamo venuti a pesare il sale sui coralli della lingua ma di lontano per vie che conducono qui, di soglia in soglia, di grano in grano arso, non arso, di foglia in foglia di tabacco o di basilico per restare * dispiace la miseria delle parole; l’aver confuso la lista dei doni con l’indice dei rendimenti; l’aver raccolto di fretta i calzini; l’aver scelto di tacere di nuovo la pelle come quando le stagioni erano poche, ma promettevano alternate partenze. Dispiace l’avere scelto la quieta natività sulle porte a soffietto dell’anno

Massimo Del Prete, "Termini per una resa", Nino Aragno Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Cantando un dolceacqua il sommelier intonava ‘complesso in sottrazione ’. La metafora vinicola parlava dell’esatta inclinazione delle cose: così le labbra prima che sappiano del bacio o i tuoi vent’anni che ancora hanno il potere di scegliere per te qualunque sogno. Ci circonda un mondo sordo, indifferente alla tua voce che vorrebbe dire tutto: allora tu rinuncia al pantano dei discorsi all’istinto di arrivare sempre a un punto sottrai alle tue parole qualche sillaba. Ascolta quanti mondi nel silenzio. * Il profumo, per esempio, non può farsi segnale di luce segno di te dei tuoi passi che sapevano di cocco e di anguria delle dita inzuppate di sale. Nessun codice può darne e ritrasmettere l’esatta sequenza di molecole –                                                   per questo c’è bisogno di un corpo proprio oggi proprio adesso un corpo che ti nomini che provochi la tua esistenza –                                                  ma vedi questo bisogno e questa assenza sono la firma