Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta fresco di stampa

"Fresco di stampa": Autori vari, "Fissando in volto il gelo - poeti contro il green pass", Terra d'ulivi edizioni, 2023

Immagine
Il corpo è rosa pastello quando viene al mondo, ocra prima di partire. Dio, se c'è, è albino, fosse femmina sarebbe trasparente. L'anima è bianca o rosso-cinerina. La mente è come la colori o del colore degli ulivi. In questo tempo di ribellione e di rovina è terra d'ombra la parola, il cuore acquamarina. Francesco Macciò * Oltre le maschere soprattutto baci Quanta nebbia che è crosta che soffia sul davanzale C’è bisogno di parole inaudite e irremovibili Un attimo di bene perfetto La menzogna del mondo è solo una tenda Il resto è gabbiano planare La miseria è spicciola Muti di un silenzio cosmico ma ancorati alla cartilagine del mondo sono i giusti che fanno la Terra Baceremo anche attraverso le vostre maschere E saranno baci boreali, baci ruggenti, baci di quercia, baci di biscotti, baci di foresta, baci di principio, baci di onore, baci di rugiada, baci della prima alba di mondo Baci fatti per essere popoli, nazioni e universi Può esserci ancora bontà nella specie se non

"Fresco di stampa": Enrico Marià, "La direzione del sole", La nave di Teseo, 2022

Immagine
Che cos’è il mio vuoto un vangelo di orchidee le rose sdentate la sacra luce del cielo spaventato. * Dietro le balaustre i tanti ricoveri, e quella volta sottobraccio a mia madre come di un biglietto le prime righe. * Dopo il mondo sarà d’amore la discolpa di essere vivi il commosso perdersi della disperata erezione. * Sarà dogana di rose il mio minore morire farmi schegge d’impatto le note sulle righe i binari, quelle negli spazi. * Enrico Marià è nato il 15 luglio del 1977 a Novi Ligure. Ha pubblicato le raccolte: Enrico Marià (2004), Rivendicando disperatamente la vita (2006), Precipita con me (2007), Fino a qui (2010), Cosa resta (2015), I figli dei cani (2019). Suoi testi sono apparsi su antologie e riviste letterarie. ➡ Acquista il libro La poesia contemporanea in lingua italiana

"Fresco di stampa": Paolo Maccari, Quaderno delle presenze, Le Lettere, 2022

Immagine
Scarabocchi Muri bianchi così sporchi ce li hanno solo stanze abbandonate alla fantasia disabitata della muffa, o quelle dove vivono bambini. Qui viveva un bambino abbandonato ai pensieri. La fune d'acciaio delle associazioni calava verso il basso l'ascensore dei suoi pensieri. Seminterrati. Auto spente in ordine e agghiaccianti. Ora la stanza, sbiancata da neon clamorosi e liberata dal disordine dei mesti giochi, sarebbe ancora più lugubre se le pareti non fossero ancora sporche di delicatissimi graffiti. Venite a leggere, guardate i disegni. Non aveva previsto il bambino abbandonato questo presente. I suoi draghi non sono ammansiti. Hanno espressioni decise, denti sbaffati di rosso. Ringhiano i musi di altri bambini mostri. Gli incubi sono sbalzati da bieche febbri di colori. Qualcuno sta uccidendo i suoi cari che passano al sangue da un sonno distratto. Non portate in questa stanza mai più il bambino cresciuto. Capirebbe le cose sbagliate e come un idiota sarebbe felice. * R

"Fresco di stampa": Nadia Agustoni, "Lettere della fine", Vydia editore, nuova edizione ampliata, 2022

Immagine
Tre testi inediti tratti dalla sezione “Frammenti di un me” due la pianura sta lì coi nostri occhi le mani domani avrà il sale di uomini alti come i muri e la paura: la nebbia custodì i cappotti e un odore di mele ci riempì i capelli le braccia la fabbrica accorciata dal gelo: dov’era stato un muro di rondini dicevano: “guarda… se ci sarà primavera”. * nove i nostri frumenti sono stati il mare i viventi la luce – allora non capimmo perché la morte finiva nei volti. portammo l’acqua delle rogge e il pane indifferentemente – così paghiamo i muri alzati contro ognuno e la luna sui pini tace sempre tace. * dieci abitavano coi fiori stanze d’ospedale e in caserme e cave la febbre di chi ride emigrati come un’altra specie con tutta la casa: a volte portavano regali cose piccole, un cibo le bocche malate dei poveri o il dolore preso in Germania dove gli sterminati non parlavano. per questo sappiamo che chi tace non acconsente e la lingua dei morti è più lunga ferita. * Nadia Agustoni (1964)

"Fresco di stampa": Stefano Guglielmin, "Dispositivi", Marco Saya Edizioni, 2022

Immagine
Scrivere poesia oggi Infine la parola, questo bianco d’uovo, che principia. Duemila anni di cenere sulla testa, e tempesta. Scrivere è questa neve sporca sui rami il loro scuro deviare che gemma quando vorrà. C’è attesa e disgelo intanto, il crescere di bocca in bocca. * Retorica dei contenuti Prendi a tema il disgelo o l’Armata rossa o la rossa e viva femmina in amore, vanti insomma una militanza politica o un affetto fausto, singolare, e chiedi realismo alla parola, mimetismo. E se non funziona fai leva sulla morte della poesia o sul fatto che non ci sono più i lettori di una volta i beati costruttori dell’impegno. * Rifondare Se scrivo una poesia al mese e muoiono un milione di esseri al minuto, l’argine che la parola mette, mente, non serve a niente. Se scrivo un milione di poesie al minuto, meglio smettere: è solo un moto compulsivo, una mia malattia morale. Se taccio, la terra lasciata incolta troverà comunque contadino o cemento, braccio buono o disastro su cui di nuovo investir

"Fresco di stampa": Lorenzo Fava, "Vile ed enorme", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

Immagine
Fra te e l’umano c’è un occhio di differenza, da qualcosa sottrai sempre qualcos’altro e lo rifai ancora. La tua pena è non avere fine negli sguardi di chi lotta. * La nascita è di per sé un patto di fine, conta mille variabili, si interseca con sette discipline. L’uso del tempo, il talento coltivato, l’amore dato in dono. La precisione del tiro, l’arte di muovere il corpo, l’equilibrio del centro e la gentilezza del lascito. * Andavamo sui monti a far volare gli aquiloni il giorno che conoscesti le vertigini. Mano a mano il cielo schiariva e il vento era alleato. Il marchingegno più antico, ancora insuperato, stupiva chiunque, dappertutto. Sentivi dentro un volere alto, un canto di sole apriva le vette e una figura d’uomo guidava il gregge. Resse lui, d’un pezzo, la tua paura di essere ingoiato dalle altezze mentre lo spago ti trascinava sul vertice. * Dio interloquisce per un attimo e la parola è libera di volare. Pronuncia oltre il confine del pensabile, siede a margine con gli ulti

"Fresco di stampa": Antonio Francesco Perozzi, "Lo spettro visibile", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

Immagine
Caduta Quindi è cieca – e questa cecità per ora la chiamiamo attesa. C’è una base; la certezza no: è un’altra cosa. Prima ancora di fare la corda serve sporcarsi le mani. Ora la prova si incentra sulla differenza tra ricordo e chilometro, che al buio sono uguali; sul senso della caduta. Sono tentativi. * Lo spettro visibile È apparso il giorno come una cosa frontale, e prima del previsto. Lecci da poco si scartano dalla collina che è l’occhio di noi, le case salite, la strada che. Mai si sarebbe pensata tutta l’aria – scarsissima – evaporata tra gli organi che guardano fuori e appunto il fuori ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui. Difficilissimo spiegare come (droga degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle (reale), la scommessa ormai presa per viaggio. Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo si verifica: è lui, primavera di carne che entra per sempre. È lui, è spostato qualche secondo in avanti rispetto al proprio spettro. * Larve Il destino dell’immaginazio

"Fresco di stampa": Stefano Vitale, "Si resta sempre altrove", puntoacapo Editrice, 2022

Immagine
Travasi di luce Soli, nella morte plurale si resta sempre soli tra alti muri d’ascisse e percentuali scompaiono le storie singolari. Soli, a riannodare un flebile respiro con le vite degli altri dove cresce il bianco del silenzio e si spezza la certezza del viaggio. Soli, nel gioco feroce dell’amore tra temporali di vita felice e gusci di noce abbandonati sulle spiagge di lacrime e sassi. Soli, semi di girasole, anima d’acero di parole disperse senza colore o forse soltanto talpe pazienti nel buio a scavare travasi di luce. * Muoiono i giorni d’estate sulla frontiera di nuvole e sole frammenti di roccia scheggiata nessuno ricorda chi ha chiuso il cancello ansia che cresce porta morgana: non è più tua quell’ombra ora fuggita dalla fodera chiara di un tempo mai nato. * Miracolo della vita è la percezione di sé di colpo riflesso nella vetrina d’un bar la mattina perché ti sei visto e sentito a te stesso sorpreso nell’istante presente ora svanito oltre il flusso arrogante del tempo anche s