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"Anteprima Portosepolto": Le rose e il deserto, "Nodo antico", peQuod, 2025

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Rughe Seguo la linea delle rughe Sul tuo viso, Le ho percorse così tante volte Chiedendomi se esista Una destinazione precisa, L’istante esatto In cui si smette Di essere figlio; Mi chiedo Se sia necessario ricalcare Queste impronte nella neve. * Senza fiato Non ho paura Di perdere la guerra, Già quasi certamente persa; Il rischio è che in questa corsa Senza fiato, senza sosta, Mi sfugga la punteggiatura: Sarebbe dura, senza virgole, Condurre gli occhi in porto Alla sera. * Cemento Nome e cognome Scritti su cemento fresco: Tristezze forestiere, Altre del posto Per l’ultima funzione Di fiori e muratura; Il mare da lontano, Muto, ignora la scena. * Magari Comporre il tuo numero Un’altra volta ancora Soltanto per vedere che succede: Magari rispondi E ti posso raccontare Che ultimamente cucino meno, Che vado spesso al cinema, Da solo, Che ho ceduto molti metri della casa Ai silenzi e al buio. * Mamma Con le parole, da mesi, Combatto questa guerra Per nascondere che Io sono ancora figlio E ...

"Fresco di stampa": Ksenja Laginja, "Chiamali ancora per nome", Arcipelago itaca Edizioni, 2025

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C’era un tempo in cui abitavamo la terra dei giganti e la preda era la ricompensa, non abbiamo desiderato altro crescendo a brandelli. * Tutti aspettiamo qualcosa così si protegge l’amato evitando di pronunciarlo, per questo non ti nomino mai non lo racconto a nessuno né tento di avvicinarmi o sognarti arrivo anche a negare il fatto mi convinco in questo modo di poterti salvare. * Chiamali ancora per nome quello imposto a mani feconde, l’inverno conquisterà tutto compresa la terra e i piedi che l’attraversano – così ti chiedo una preghiera per tutte le ombre orfane dominate dal silenzio ognuna a modo suo chiede di restare. * Abitare la separazione edificata nel calore del bene, qui puoi spezzare il pane e imporre l’addio alla tensione degli angoli. Vieni più vicino apparecchiamo la tavola di cose semplici, ricorda che il legno è materia viva e anche l’ombra rivendica la sua esistenza. * È un nuovo alfabeto che dobbiamo ricostruire la possibilità di nominare a voce ferma la casa. Così t...

Alessandro Franci, "Debutto nell'oblio", Interno Libri, 2024

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La linea di canneti e parcheggi, le grida di bambini sui cementi dei piazzali e i camposanti silenziosi come frontiere. I predestinati sorridevano coscienti dei futuri certi lungo strade sicure di ciminiere con mattoni rossi e fumi; quando si persero tutti inghiottiti da ogni punto cardinale lasciarono il campo alle intemperie, ai disarmi, abbandonati e abbandonanti insieme. * I ferrivecchi, le auto smontate i frigoriferi abbandonati i boiler sfondati, taglienti di ossidi rossi, i laminati delle coperture dove le ruggini mordono i pali, nelle discariche rifugio delle serpi di cani a rovistare con i musi nei bidoni nei tempi infiniti lungo le scarpate prima della strada e dei segnali luminosi. * I muri a secco, i campi di trifoglio, dimore di gasteropodi, l’edera tenace, gli ornamenti lungo i rivoli asciutti incisi dai liquami, giacigli e trappole da prede negli anfratti infetti di noie, sonnolenze di ombre pomeridiane e polveri sacre da bruciare come incensi di chiese buie. * Gli svezz...

"Fresco di stampa": Fabrizio Bregoli, "Referti", Società Editrice Fiorentina, 2025

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Bisogna disimparare a scrivere eludere quel trabocchetto facile che porta solo a accrescere lo scacco, sgrassare tutto il lordo del prodotto per obbligarsi a credere alle briciole: poesia come referto, cruda formula la fabbrica ostinata della resa. Occorre l’espunzione fino all’osso, la disciplina di una scienza onesta, infine sabotare con rigore l’offesa indebita delle parole, l’inganno endogeno del verso nobile, deporre subito mostrine e gradi: è tutto pronto, soldatino inverno. * Non è di atomo in atomo un addensarne il plasma un distillarne o concentrarne il senso, piuttosto un chiuderne in un otre il vento scioglierne in una beuta il coagulo di tenebre. * O il fare di un uccello di passo. Hanno questo accadere esatto, i numeri frequenze definite dove eludersi, faglie intangibili. I primi e i multipli, frontiere labili Labbra che sfiorandosi s’ignorano. * Eludere lo spazio. Ed abusarne farne mezzo, ricettacolo d’onde plasma. Elettroni come arche, globuli minoritari di campo. Poi cr...

"Fresco di stampa": Emiliano Dominici, “Dentro l’isola”, Valigie Rosse, 2025

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Spingo pesi con le sopracciglia mi lavo i denti con le unghie ascolto l’intorno con uno sguardo vivo il momento con i piedi. Eppure ciascuno ha una propria funzione, l’essere parte di parti di parti di pura finzione. * Piccole bambine bionde sollevano le gonne raccolgono meduse nel palmo della mano e le sciolgono al sole estivo. Le mamme ridono intorno si spalmano olio solare e ridono intanto. Morte crudele di essere inferiore non tocca coscienza né cruda né santa né marcia. * Eppure, Livorno Questa città bella – chissà – in un modo tutto suo, come un corpo che conosco a memoria, amara di menti poco inclini all’apertura, chiusa avara che si fa dimenticare, eppure c’è un porto eppure c’è un mare. * Per Alessandra, senza sapere dove ci porterà il mondo Io e te siamo uguali uomo o donna poco importa. Vivo con te da bimbo ostile se non cerchi la mia mano o parlo piano e non mi senti o non mi ascolti o non capisci e non ci accarezziamo. Lascio che l’ansia mi tiri la pelle. Provo a sorridere...

Martina Maria Mancassola, poesia inedita

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Non è solo un temporale è un teletrasporto nella stagione autunnale sentire - della pioggia - addosso le sensazioni, il freddo umido degli addii mai digeriti. Ora i fiori hanno orecchini con cui uscire la sera e indossano spolverini per impedire alle gocce di scivolare giù. E così la pioggia lascia assaporare l’autunno in estate, lascia spazio al futuro come se in ogni lampo ci fosse un fotogramma che appartiene al domani e non all’oggi. L’attesa diventa leggera e tu impari la pazienza - che ancora non sai tenere tra le mani. Facile è seminare aspettare il frutto difficile. * Martina Maria Mancassola (Verona, 1992) è scrittrice, poetessa e operatrice certificata in scrittura terapeutica. Ha pubblicato il romanzo epistolare Diario delle fragilità (NewBook, 2024) e la raccolta poetica Quando il mattino apre gli occhi (Eretica, 2025). La poesia contemporanea in lingua italiana

"Fresco di stampa": Alberto Pellegatta, "Piccola estate", Guanda, 2025

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Per i problemi di cuore degli aceri voglio solo che questo libro prenda sonno. Sul retro di un volantino politico il colibrì fa la voce grossa. * Non possiamo più stare nella stessa poesia. Al corpo, dopo la voglia, al posto della virgola non basta la grammatica. Ti lavi i denti in una bella casa – da parte materna viceré del Messico l’inizio di un brano di Saint-Saëns nell’altra stanza. Quando litighiamo si accende l’idromassaggio. Parliamo come i piccoli quando nessuno li guarda del colore spagnolo delle pesche. * Quando è scoppiata la guerra ero in Spagna tu cucinavi canticchiando, efficiente nel vizio. Era complice il marzo numerato. Il punto è proprio non essere se stessi. Amante del sonno ma deciso nella veglia insicuro nella mischia, tenace nella frode. Smettila di pensare in francese. Se si avverassero i sogni parlerei spagnolo dalla nascita e tu saresti ancora viva. * Età approssimativa 75 anni. Per voi è estate, per lui inizia l’autunno scorso. Troppo tardi per tornare alle v...

"Fresco di stampa": Luca Pizzolitto, "Prima dell’estate e del tuono", peQuod, 2025

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Del fuoco conservi antica memoria, la misura del passo prima della caduta il ramo ritorto la spina del pruno la veste gualcita del tempo dalle lampare la luce scolora il buio muore la grazia nell’afa di luglio madre di ogni rimpianto, salvezza dei corpi santissimi dei naufragati. * Nel gioco di specchi è vuoto il cielo, il canto che amavi tra le rive veleno del tempo il morso del fiore Itaca è il mare, il mare che ci separa. * Corpi d’ulivo obliqui nell’acqua corpi nel vento di marzo corpi nel sangue, benedetti. È la bianchezza terribile della morte è la forma inesatta del cielo gli anni perduti la rovina di luce i deserti, le stanche paure. * Brucia l’inverno dei dimenticati brucia il segno del cielo prima della caduta qui dove dimora il niente qui dove è salva la parola fuori la finestra tutto tace: dolce è nascere oggi, sulla tua schiena. * Divise acque della mia sete madre che stringi al silenzio lo spazio sacro della resa il nero vessillo del gorgo – è l’angelo che tende la mano l...

Valentina Calista, poesia inedita

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Stai nel silenzio del corpo Non sappiamo nulla dell’eterno, se non che dobbiamo vivere per morire e vivere nuovamente dopo. Ma io e te lo troviamo nel corpo l’eterno, nelle pianure del ventre nostro, nei dirupi della carne. Qui l’eterno lavora da secoli nella tua bocca, nella mia quando prego, e nelle spalle che portano l’orizzonte. E tra i tuoi denti a stringere la mia vita. * Valentina Calista , nata a Roma nel 1983, è una professionista versatile attiva nei campi dell'educazione, della letteratura e della musica. Ha pubblicato le raccolte La vertigine dell’andatura e Carne Sacra . Attualmente è al lavoro sul suo nuovo libro di poesie Geografie d’amore . La poesia contemporanea in lingua italiana

"Anteprima Portosepolto": Massimiliano Mandorlo, "Almadìra", peQuod, 2025

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C’è una crepa, una frattura nelle cose e c’è un momento esatto per entrare in quel punto incandescente con lo sguardo incendiato degli umili e dei santi. * La poesia è un viaggio incendiato verso la trasparenza. * C’è un momento del giorno in cui le cose rinascono dall’ombra e allora devi entrare nella grande luce che ti aspetta, baciare la pietra, toccare questa terra santa, ascoltare i primi nomi: cielo, larice, abete, vento luminoso, ogni cosa è qui e ti attende nel suo silenzio incandescente. * Riviera Surrealismo romagnolo, felliniano. Camminare tra gli scheletri degli alberghi e dei bar coperti da tavole di legno e cellophane, in attesa dell’estate. Sono navi arenate contro il cielo e le dune di sabbia. Qua e là, sulla battigia, cumuli di almadìra e detriti portati dal mare, come se il vero volto della Riviera fosse qui, in questo silenzio sospeso delle cose, nel lungo inverno che si prepara a rinascere. * In Dante l’intuizione – la vista che penetra e non esaurisce la visione. R...