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Visualizzazione dei post con l'etichetta Claudia Di Palma

Anna Rita Merico, "Fenomenologia del silenzio", Musicaos Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Non è facile lavorare qui. Pensare qui. Eppure, qui, ci sono silenzi buoni. Come il fotografo ha bisogno delle giuste luci, la parola ha necessità dei giusti silenzi, degli appropriati spazi, di particolari slabbramenti verso l’interno. Qui, l’Antico, parla. Qui, la Luce, mostra * Possessione Le parole continuano il loro incessante lavorìo di scavo cesellando canyon di scarsi millimetri nel vuoto accogliente del pensiero è mistico essere posseduti dal nerbo silente e misterioso delle parole non si sa mai, con precisione, da dove attaccheranno da quale duna monteranno su quale alito si poseranno. Non si può che essere varco in un interminabile gioco di repentine attese infinite grotte miriadi di segni * Pochi gesti Pochi gesti ci sono dati pochi, sempre quelli fondi arcani numinosi laceranti torniamo lenti all’Origine là dove si lacera la palpebra chiusa consentendo all’occhio di inondarsi di laviche presenze di carnose sostanze di vitali ritmi di desiderio. Pochi gesti perché poi uno è

Carlo Giacobbi, “Vicende e chiarimenti”, puntoacapo Editrice, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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L’inedita sistemazione delle cose Trovarsi in luogo altro, l’inedita sistemazione delle cose, quella miopia nell’indagare quasi un volto che pare e non è più quello, da dover ritessere la trama delle confidenze, luce amara di finestra dove il gelo redarguiva arboscelli sulla stradina, mutato rito di passi stanza a stanza, a mostrare fallace la commutativa, artificio l’identità. * Carogna ai piedi della rosa Il fuoco dell’iniziazione, tra pruni che sanguinavano il dorso di mani impazienti, il sentore della carogna ai piedi della rosa. Qualcuno che insegni ci dev’essere – dicevo – a fare un tiro nel fossato, a indicare la ragazza che salta i convenevoli. S’agitava dal fondo una madre torbida, straniava il sonno, acutizzava le carni, tirava il sudario sul volto dell’infanzia. E non sapere chi mettere a parte di quell’umido trapasso, nel giardino di foglie marcescenti e luce. * Non avrebbe spigrito il Cielo E di giorno in giorno e in giorno, altro giro di morsa. La mano a illusione di requ

Dario Melissano, “Un altro inverno”, Eretica Edizioni, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Ascolto, e le parole si piegano come panni sui fili. Gli occhi rincorrono segni, lingue parlate in silenzio. Gli anni si chinano ai ricordi, voci che solo il cuore conosce, e gesti che le mani non sanno rifare, come volare, o sparare, e restare innocenti. * Vorrei avere più tempo per essere felice, vedere meno pioggia, camminare per strade bagnate dal sole. Vorrei che il tuo sorriso, per un istante, fosse qualcosa che mi appartiene, come le chiavi di casa, o un accendino. Vorrei sapere se nei tuoi sogni a volte ci finisco anch'io, e non aspettare mesi per un sospiro, ma respirare ogni giorno la tua presenza, come risposta, attesa, stupore. Vorrei tanto che il nostro incontro fosse una cosa  semplice, come l'amore. * Le mie mani, piccole, congiunte, grandi. L'Universo non trova spazio in una giumella vuota, si espande appena chiudo i palmi, intreccio le dita. Un vecchio flauto sparge nuove melodie. Si corre al confine, oltre gli scuri del possibile. * La stagione anima l'

Irene Sabetta, "Nella cenere dei giochi", La Vita Felice, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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La lingua di mia madre Sepolta sotto un mucchio di sassi, la lingua sotterranea come pietra filosofale genera modi e pensieri appuntiti. Pastorale anarchica in cui pecore in cravatta siedono agli sportelli dell’ufficio postale. La pioggia annaffia la cicoria del prato dove tu una volta mi dicesti resta. I giganti della collina trasmettono che la vita è una farsa pericolosa. State attenti. Nel punto in cui i due fiumi confluiscono con tutti i pianti del mondo il lago si fa fitto più della collina. Acqua melmosa nutre tinche limacciose buone per le sagre d’estate. Le cadenze della tua voce mi parlano sempre nell’aria umida del lago fuori posto. Casa discreta e disadorna dalla nascita alla fine. Di parole disadorne che non sbagliano la mira. Estensione dei territori, confino ristretto e intimo, liquido prenatale più che verbo. * Twist Gli orfani non sanno ascoltare, restare a casa per cena o servire il re di Spagna e tornare in tempo per il funerale. Imparano senza studiare. Si siedono a

Luca Crastolla, "Le sorti dell’incanto", Gattogrigio Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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c’è una religione nella parola uno spirito santo che discende e l’usura. L’invocazione: un petalo poggiarlo sul bordo, trovarvi una lametta. Così si sparte e si sparge il sangue nessun profeta che divida le acque nessun popolo che le attraversi. Sulla schiena una cicala pazza di sole * guardiamo dalla riva bassa le federe del mare che si preparano nell’onda: tutta un’impazienza ci cola nelle mani e ci ricopre fino agli spiccioli della sete. Non ora, non adesso, siamo venuti a pesare il sale sui coralli della lingua ma di lontano per vie che conducono qui, di soglia in soglia, di grano in grano arso, non arso, di foglia in foglia di tabacco o di basilico per restare * dispiace la miseria delle parole; l’aver confuso la lista dei doni con l’indice dei rendimenti; l’aver raccolto di fretta i calzini; l’aver scelto di tacere di nuovo la pelle come quando le stagioni erano poche, ma promettevano alternate partenze. Dispiace l’avere scelto la quieta natività sulle porte a soffietto dell’anno

Massimo Del Prete, "Termini per una resa", Nino Aragno Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Cantando un dolceacqua il sommelier intonava ‘complesso in sottrazione ’. La metafora vinicola parlava dell’esatta inclinazione delle cose: così le labbra prima che sappiano del bacio o i tuoi vent’anni che ancora hanno il potere di scegliere per te qualunque sogno. Ci circonda un mondo sordo, indifferente alla tua voce che vorrebbe dire tutto: allora tu rinuncia al pantano dei discorsi all’istinto di arrivare sempre a un punto sottrai alle tue parole qualche sillaba. Ascolta quanti mondi nel silenzio. * Il profumo, per esempio, non può farsi segnale di luce segno di te dei tuoi passi che sapevano di cocco e di anguria delle dita inzuppate di sale. Nessun codice può darne e ritrasmettere l’esatta sequenza di molecole –                                                   per questo c’è bisogno di un corpo proprio oggi proprio adesso un corpo che ti nomini che provochi la tua esistenza –                                                  ma vedi questo bisogno e questa assenza sono la firma

Vanni Schiavoni, "Quaderno croato", Fallone Editore, 2020. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Plitvička jezera Si rapprendono con lentezza le foreste dense nel parco di Plitvička diga del cielo per questo bacino che attraverso a guado col mio pallore ridicolo e le gambe indurite ai polpacci verso la tua felicità slacciata sulle guance a ruota di quell’incedere veloce che non ti stanca che ti porta ogni volta alle cime che cerchi una miccia brillante che detona il mondo. Ti cerco nello sguardo un segno del mio stesso smarrimento o l’avanguardia di un sentire non ancora collaudato: a quale forma diresti uguale tutto questo o almeno simile a qualcosa di già vissuto? Sarà diverso da adesso ogni vortice dell’acqua la spossatezza da una rampa di scale la diffidenza per ogni cosa che nasca liliale l’ombra attorno che si crede indelebile e la notte che viene puntuale. * Split Non spiega molto dei nodi marinari l’avvicendarsi dei tramonti a largo di Split quando il sole si piega all’orizzonte tenendosi per le dita senza dare punti di decisione. Tutto si specchia come in un contagio a co

Luca Benassi, "Istruzioni per la luce", Passigli Editori, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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(dubbio) Accade a volte – il filo del corpo curvo nel piacere delle mani, gli occhi aperti al buio del respiro – che sei sul crinale, i piedi sulla lama bianca delle rocce, le braccia aperte all’orlo delle cime, fra i valloni pieni di silenzio. È lì che tenti il dubbio dei passi, – da una parte il giglio della neve dall’altra il nero della pietra – e tremi alla parola, al suono del sasso che cede alla scarpata nella domanda non posta, nell’eco dell’amore perduto fra i crepacci: scegliere è trovare una mano tesa l’argento della croce, un rosario nell’aria rarefatta della voce. Non importa il sentiero, il versante la cresta corrosa dai muschi, importa le dita che tengono la corda la stretta della pelle contro il vuoto il dono della fede che dipinge l’alba sul tuo volto. * (diabete) Di me non si possono amare gli incroci delle vene le nervature verticali dei vasi dove il sangue dolce si mangia la carne nel precipitare degli asterischi sulla carta opaca dei referti. C’è chi mi legge così:

Mattia Cattaneo, "Partiture di pelle", Architetti delle Parole edizioni, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma

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  rivendicata nei silenzi abitata di memoria questa parola in cui partorire immagini tra abissi e arterie scorro l'inverno: folle condividere i suoi muti cenni passo tra le tue vertebre: chiavi che aprono cammini. * guardati da una parete che trema giura di chiudere gli occhi fino a quando le parole dimenticate si spoglieranno nel paradiso della loro memoria. * qui non sono mai stato eppure ti chiamo casa da queste persiane intrise di memoria sensoriale luoghi che sanno come bruciare la sete. * Mattia Cattaneo è Nato a Trescore Balneario (BG) nel 1988, abita a San Paolo d’Argon (BG) ed è laureato in Scienze della comunicazione. Ha pubblicato con Antologica Atelier Edizioni tre sillogi poetiche: Dritto al cuore  (2016), La luna e i suoi occhi  (2017) e Tracce di me  (2018).  Collabora con l’attore e poeta Carlo Arrigoni in varie letture teatrali sulla shoah e la liberazione d’Italia: i due nel Novembre 2019 hanno dato vita alla loro associazione artistico-teatrale “Architetti delle