Vanni Schiavoni, "Quaderno croato", Fallone Editore, 2020. Segnalazione di Claudia Di Palma


Plitvička jezera

Si rapprendono con lentezza
le foreste dense nel parco di Plitvička
diga del cielo per questo bacino che attraverso a guado
col mio pallore ridicolo e le gambe indurite ai polpacci
verso la tua felicità slacciata sulle guance
a ruota di quell’incedere veloce che non ti stanca
che ti porta ogni volta alle cime che cerchi
una miccia brillante che detona il mondo.

Ti cerco nello sguardo un segno
del mio stesso smarrimento o l’avanguardia
di un sentire non ancora collaudato:
a quale forma diresti uguale tutto questo
o almeno simile a qualcosa di già vissuto?
Sarà diverso da adesso ogni vortice dell’acqua
la spossatezza da una rampa di scale
la diffidenza per ogni cosa che nasca liliale
l’ombra attorno che si crede indelebile
e la notte che viene puntuale.

*

Split

Non spiega molto dei nodi marinari
l’avvicendarsi dei tramonti a largo di Split
quando il sole si piega all’orizzonte tenendosi per le dita
senza dare punti di decisione.

Tutto si specchia come in un contagio
a cominciare dal mio cognome
per finire col tuo profilo, nonostante sia spaesante
la sbilanciata conoscenza dei fatti.

Non c’è la violenza che speravo
o qualcosa che chiamiamo per abitudine straniero.
Eppure felici
ecco come ci crediamo: felici di netto
in questo plagio impreciso e continuo degli sguardi
capaci da qui di provare a richiamare l’umanità intera
all’issarsi di reti e della tradizione
che mi indichi di tanto e ogni volta è niente.

L’aria sul muro di cinta rifrange
i flutti di vita sul lato dei pianti.

*

Ragusa

Ragusa è i suoi cento nomi nel tramonto lunghissimo
lungo lo stradone svaniscono sempre le ragazze
ma un’ora dopo si fermano
a non fare nulla alle bocche di Onofrio
col solo obbligo di esercitarsi
col mimetismo animale dentro la città
come si scorre legnosi sui tronchi
come stare arenosi sul fondo dei fiumi
sempre predatori, costantemente prede.

Nelle sere lacere abbandonate al ritmo crudo del bicchiere
non trovo libri di preghiere nei cassetti affumicati
e di continuo come un’amica mi fraintende
la riva in opposta considerazione
la dinamica sempre uguale degli avvenimenti.

Già tutto svanisce
nel tuo tacere ogni attorno diventa chiacchiere
che si riversano in ciuffi tremolanti e tutto
abbiamo messo nelle ossa come fossero tasche.

*

Vanni Schiavoni è nato a Manduria nel 1977, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte (L’Autore Libri, 1996); Il balcone sospeso (Lisi, 1998); Di umido e di giorni (LietoColle, 2004); Salentitudine (LietoColle, 2006); Guscio di noce (LietoColle, 2012). Ha curato l’antologia poetica Rosso, tra erotismo e santità (LietoColle, 2010). Ha inoltre pubblicato i romanzi: Come gli elefanti in Indonesia (LiberArs, 2001) e Mavi (Emersioni, 2019).





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