Luca Benassi, "Istruzioni per la luce", Passigli Editori, 2021. Segnalazione di Claudia Di Palma


(dubbio)

Accade a volte – il filo del corpo
curvo nel piacere delle mani,
gli occhi aperti al buio del respiro –
che sei sul crinale, i piedi sulla lama
bianca delle rocce, le braccia aperte
all’orlo delle cime, fra i valloni
pieni di silenzio.
È lì che tenti il dubbio dei passi,
– da una parte il giglio della neve
dall’altra il nero della pietra –
e tremi alla parola, al suono
del sasso che cede alla scarpata
nella domanda non posta, nell’eco
dell’amore perduto fra i crepacci:
scegliere è trovare una mano tesa
l’argento della croce, un rosario
nell’aria rarefatta della voce.
Non importa il sentiero, il versante
la cresta corrosa dai muschi,
importa le dita che tengono la corda
la stretta della pelle contro il vuoto
il dono della fede che dipinge
l’alba sul tuo volto.

*

(diabete)

Di me non si possono amare
gli incroci delle vene
le nervature verticali dei vasi
dove il sangue dolce si mangia la carne
nel precipitare degli asterischi
sulla carta opaca dei referti.

C’è chi mi legge così:
nell’equilibrio dei numeri, delle unità,
dentro la plastica affilata dei cateteri
negli organi in guerra,
nel sogno cristallizzato dei divieti.

Più di tutti mi amano gli aghi
il loro scattare sommesso
nel tondo concesso della pelle.
Sanno entrare senza giudizio
con fede tiepida e perdono
precisi quanto basta
a dirmi che neanche tu hai il coraggio
di guardare dove sono peggio
a capire fino in fondo il dolore
che si annida al bordo
nella lucentezza sintetica della fiala.

*

(preghiera di Natale)

Nel segno della luce è questa scrittura
che riposa nella culla degli occhi
e solca il tempo come un aratro di voce
e ti preme la spianata della fronte
nel gesto disteso delle dita.
Che tu possa dare frutto a ogni ferita
aperta nel dubbio spezzato dalla notte
al seme gettato dal colmo della pena.
Offri la grotta più nera
a dare ospizio alle stelle
alla terra nuova che ti è promessa.
Infine scrivi i nostri nomi
sulla paglia del perdono
per scaldarci al fiato semplice del noi
che ci scriviamo il futuro sulle labbra.

*

(vecchi)

La calura inchioda i vecchi
al rito della panca,
stanno sotto i rami
fermi nella polvere,
con la camicia aperta e i pantaloni scuri,
quasi disegnati, a vedere
l’ombra ritrarsi ogni minuto
davanti al morso crudele della luce.
Non c’è che un deserto di lucertole
nascoste sotto i sassi e il secco delle stoppie
a disegnare rughe d’ombra sulla piazza
per attendere una parola
pronunciata senza fretta
nel buio delle gole.

*

(asfalto)

L’asfalto è un lago che brilla
come olio uscito dalla pressa
nell’ora che schiaccia ogni parola.
Il calore scioglie il giorno,
le formiche e i ragni che tentano
il guado del catrame
fra le rive della strada.
Tutto è fermo nel bianco del cielo
e i muri rimandano gli echi
della luce, bisbigliano roventi
il passo del silenzio
nel fiato caldo delle sillabe
sotto l’occhio senza pace dell’estate.

*

Venire alla luce

                                            ai miei figli

Capita a volte, in autostrada
guidando fuori dal buio delle gallerie
o sui vagoni, quando il treno esce dai trafori,
che mi chieda cosa abbiano sentito i vostri volti
uscendo dalle labbra del cesareo
nel freddo delle garze, asciutti
nell’affanno del primo respiro.
Quale luce sorda,
nel blu di quella stanza d’ospedale,
o quale improvviso sole d’inverno
vi abbiano sciolto il petto in pianto
e inciso la linea tratteggiata delle palpebre.
Mi chiedo – adesso che i vostri occhi aperti
scrutano il futuro
dentro i fuochi più azzurri del desiderio –
quale somiglianza, quale incommensurabile
bramosia di pelle
abbiano avvampato allora, nella prima luce.
Fu per voi la vita
un’improvvisa lama bianca,
fu calore e coraggio, già nome di figli.

*

Luca Benassi è nato a Roma nel 1976 dove vive e lavora. Ha pubblicato cinque raccolte poetiche e quattro antologie in traduzione (giapponese, spagnolo, serbo e macedone). Ha tradotto De Weg del poeta fiammingo Germain Droogenbroodt (Il Cammino, 2002). Ha curato l’opera antologica Magnificat. Poesia 1969-2009 (2009), che raccoglie l’intera produzione della poetessa Cristina Annino, Percorsi nella poesia di Achille Serrao (2013) e La casa dei Falconi. Poesia 1974-2014 (2014), che antologizza la produzione di Dante Maffìa. Ha pubblicato inoltre la raccolta di saggi critici Rivi strozzati. Poeti italiani negli anni 2000 (2010).





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