"Anteprima Portosepolto": Mara Venuto, "Vora", peQuod, 2023


Alla terra perpendicolare la caduta,
la vergogna dei cani deposti a marcire.
Vagare innocenti a due a due,
sui talloni il peso del domani e il suo travaglio,
la lucida sapienza delle viole.
In eredità lasciarsi calici dove nessuno beve
e restano come un danno nelle mani.

*

Un sacramento è rimasto in quel muro.
Lungo stanze di pari colore, fra odori estranei
la misura del tempo è ferma alla calza del padre
piena di carta come un pallone.
Andare a segno nella porta a vetri
femmine contro maschi senza poter danneggiare,
prima di compiacerci adolescenti in un angolo.
Votarsi a un altare dentro il portone,
crescere passando sul lato opposto della strada
con gli occhi bassi davanti ai ricordi.
Non cedere più alla giovinezza.

*

Nascere vecchia senza saperlo
lasciare i ricordi in utero,
restare informe creatura
sazia, arresa.

Nella notte adulta ascoltare l'acqua,
i passi che scalciano senza peso
la resistenza ai moti
un corpo in cerca del suo spazio
dove non c'è carico.

*

La fatica di vedere l’animale vivo nella carcassa,
staccarsi dalla forma,
le mie cellule e i significati dispersi nel quadro.
Uno accanto all’altro sui cavi telefonici
i rondoni nel panorama
chissà come scelgono il posto,
l’ordine dei richiami,
austeri come morti in equilibrio sul filo
tra il vuoto e il vuoto.

Ci hanno promesso che osare
non può costare tutto,
l’urgenza e la dissoluzione
non possono ucciderci.

*

Qualsiasi clamore andrà a sbiadire,
non rimane impressione
dei nostri debiti generazionali
di quando abbiamo prevalso,
siamo liberi al fronte.
Tornati seme poi getto
fuoriéscere alla lattescenza
dalla forma adulta, che sa quanta lotta.

*

La luce del lampione
è una bocca aureolata sul buio della strada,
dalla finestra pregano gli occhi
rivolti a quella mistica pochezza.
Non desiderare altro,
solo di affratellarsi
alla via lucidata dall’acqua di scolo,
alla grazia che piove dal cielo
e toglie la responsabilità umana,
ogni obbligo di decoro per un interno depresso.

Lavare e scorrere.
Negli ideali dell’acqua
c’è speranza per tutti.

*

Scorrere con acqua e reliquati,
trovare purezza nel filtro,
la misura del tempo
è nei muri rabboccati.
Invecchia il coraggio
fioriscono lampioni in città
non si vede la bestia nel buio,
una ragione per odiare.

Patria di case e tumuli
che sostano in piedi
e non muoiono con noi,
la nostra terra
terra del sangue e del tradimento
aspetta
le dominazioni, la tregua
nulla.
Il mio paesaggio sprofonda
e non si disfa intero.

*

Mara Venuto è nata a Taranto nel 1978, vive a Ostuni. Ha pubblicato le raccolte poetiche Gli impermeabili (2016), Questa polvere la sparge il vento (2019) e La lingua della città (2021).

*

Tutti i libri della collana di poesia Portosepolto sono ospitati in anteprima nazionale su questo blog e sui canali social Poeti Oggi attraverso una selezione di testi a cura della redazione. Portosepolto nasce nel gennaio 2021, dalla collaborazione tra Luca Pizzolitto (direttore della collana) e Marco Monina (editore di peQuod).



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