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"Fresco di stampa": Fabio Valdinoci, "Argine degli angeli", peQuod, 2025. Segnalazione di Claudia Di Palma

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il contatto della parola pronunciata cerca l’innesto con lo spazio tra i denti sul palato scopre l’habitat ideale per assorbire la spezia raccolta in una nuvola di punti assetati d’obbedienza * ogni piega di arto ricorda che siamo fatti di carta si levigano sul fianco senza cartilagine risiedono nelle imperfette proporzioni superfici di certo esaminate dove affiorano isole di magma che hanno sperimentato il nostro punto di fusione * attraverso l’orditura conservi ancora un corpo per ospitare spigoli, strappi ancorare continue derive verderame e un glioma dove quel fossile appare e si manifesta all’impotenza dei vivi * al primo contatto ogni traccia di umano disinnesca l’arto siamo opere incompiute accostate a croci di gelso e nel moto perpetuo disabitiamo i dispersi quanti abiti occorrono ancora per rivestire un popolo * nel percorso di creature visibili in transizione primordiale privata del suo organo caudale l’umanità è una congenita raccolta di gesti collaterali dice: respira ancor...

Paola Mancinelli, "Chirurgia del vuoto", peQuod, 2025. Segnalazione di Claudia Di Palma

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La parola è il bisturi. Lacera il vero nella sua crepa fa uscire la vena nascosta del mondo. Viene da lontano un suono che non sai interpretare e non c’è teoria capace di spiegare il vuoto trafitto dal bagliore della lama pronunciata, sezione aurea di una parola che non sai dire. Questo a noi rimane: continuare senza sosta a incendiare, senza bruciarla la parola destino. * Dove siamo quando il mondo chiama? Dentro a quale distanza siamo? Stretti in un pugno ostinato, sordo, coriaceo. All’ombra di quale dubbio brulichiamo ipotetici come la vergogna. Vedi, siamo tutti stretti dentro una frattura. Siamo noi la crepa che fa il mondo, la luce verticale che taglia in due la paura. * La paura è una luce accesa rimbocca gli angoli a tutte le incertezze. È una vecchia stella che traballa, ha grandi gli occhi e una nuova solitudine. A fiamma lenta cuce una scintilla alle mani del pensiero, apre una vertigine poi scompare con funambolica destrezza. * Muove il cielo un vento di mancanza un’annosa ...

"Fresco di stampa": Silvia Rosa, "L’ombra dell’infanzia", peQuod, 2025

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Un’ape allucinata che sbatte contro i vetri, febbre che arrossa le guance, notte che batte sui denti cariati. Sono questi i mali rappresi in segni violacei sul rosa delle albe d’infanzia, i guasti delle lucciole che muoiono discrete sotto una brina spessa. Io vorrei dire invece lo strappo delle ali che buca la schiena, la perdita del corpo un pezzo dopo l’altro sotto il peso di un nome di fango e resina, che lascia addosso un’onta indelebile e in gola un fiore di spavento: vorrei raccontare di come cresce nelle sere di luna piena, cambiando colore e di come diventano le mani di una bambina quando scavano in bocca una fossa di silenzio. * Dopotutto voleva solo essere una figlia, una madonnina inviolabile, la principessa della fiaba con lieto fine, voleva un papà, non importava che non fosse il suo, che non le assomigliasse per niente, voleva guardarlo negli occhi e leggere l’ammirazione mista a orgoglio che faceva sbrilluccicare le pupille dei padri di altre bambine. Quelle che lei invi...

"Fresco di stampa": Luca Pizzolitto, "Prima dell’estate e del tuono", peQuod, 2025

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Del fuoco conservi antica memoria, la misura del passo prima della caduta il ramo ritorto la spina del pruno la veste gualcita del tempo dalle lampare la luce scolora il buio muore la grazia nell’afa di luglio madre di ogni rimpianto, salvezza dei corpi santissimi dei naufragati. * Nel gioco di specchi è vuoto il cielo, il canto che amavi tra le rive veleno del tempo il morso del fiore Itaca è il mare, il mare che ci separa. * Corpi d’ulivo obliqui nell’acqua corpi nel vento di marzo corpi nel sangue, benedetti. È la bianchezza terribile della morte è la forma inesatta del cielo gli anni perduti la rovina di luce i deserti, le stanche paure. * Brucia l’inverno dei dimenticati brucia il segno del cielo prima della caduta qui dove dimora il niente qui dove è salva la parola fuori la finestra tutto tace: dolce è nascere oggi, sulla tua schiena. * Divise acque della mia sete madre che stringi al silenzio lo spazio sacro della resa il nero vessillo del gorgo – è l’angelo che tende la mano l...

"Anteprima Portosepolto": Massimiliano Mandorlo, "Almadìra", peQuod, 2025

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C’è una crepa, una frattura nelle cose e c’è un momento esatto per entrare in quel punto incandescente con lo sguardo incendiato degli umili e dei santi. * La poesia è un viaggio incendiato verso la trasparenza. * C’è un momento del giorno in cui le cose rinascono dall’ombra e allora devi entrare nella grande luce che ti aspetta, baciare la pietra, toccare questa terra santa, ascoltare i primi nomi: cielo, larice, abete, vento luminoso, ogni cosa è qui e ti attende nel suo silenzio incandescente. * Riviera Surrealismo romagnolo, felliniano. Camminare tra gli scheletri degli alberghi e dei bar coperti da tavole di legno e cellophane, in attesa dell’estate. Sono navi arenate contro il cielo e le dune di sabbia. Qua e là, sulla battigia, cumuli di almadìra e detriti portati dal mare, come se il vero volto della Riviera fosse qui, in questo silenzio sospeso delle cose, nel lungo inverno che si prepara a rinascere. * In Dante l’intuizione – la vista che penetra e non esaurisce la visione. R...

"Anteprima Portosepolto": Luigi Palazzo, "Pietre e miraggi", peQuod, 2025

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Tra le maglie di un rudere un setaccio, il Sud, trattiene vite rassegnate, pietre e miraggi. * Quant’erano belli i funerali al mio paese che quando se ne andava uno di noi era uno di noi che se ne andava. Il sasso sul catrame tracciava la rotta – al suono di passi strascinati s’avvitava l’assenza. E la vita mischiata all’istante scorreva fino alla madre appesa allo stelo d’un fiore. * Tempo per decifrare l’odio fumante degli ulivi tra le nicchie di una Storia senza centro. Un pendolo oscilla tra il passato ed il presente, tra il presente ed il presente. * Ritorna e fugge e vibra questo niente, immerso nella notte che corre e non respira, che respira e non fluisce, nelle ore diroccate in un quotidiano che si scuce. * Un calabrone sul davanzale s’avvinghia al bianco d’un fazzoletto tra la polvere incenerita dal giorno. Non vola. Chiudo la finestra mentre il tempo si scioglie sul vetro che gocciola. Ai primi soffi di luce è ancora lì smembrato dalla notte. * Luigi Palazzo (18 settembre 1...

"Anteprima Portosepolto": Sheila Moscatelli, "Una spiga", peQuod, 2025

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L’aria scura sussurra, la ninfa del bosco interroga lo stagno. Intreccia giunchi e preghiere al cielo muto - gocciola il fuoco di maggio nei campi. In casa i muri dipinti di fresco l’interno brucia l’intorno fiorisce - un uovo crepita sodo - grigia promessa di futuro tradito. * Si prepara l’inverno al buio di un lampione la nebbia fa silenzio con gli alberi una tigre cammina in giardino tra i cavalli due pavoni maschi - tessere di mosaico - nel cielo spaccato dal tramonto partoriscono le braci della speranza. - Abbiamo il futuro - annuncia il pettirosso fioriranno le viole innocenti. * Conchiglia, concavità femminile di forma auricolare involucro della memoria del corpo silenzia il suono che non so ascoltare. Si arrende agli estranei - vengono da ogni parte del mondo per dire la parola casa. * Si dovrebbe poter credere al bosco, senza conoscere l’alfabeto arboreo. Nella tempesta di neve un orso bruno si avvicina, per mostrarmi come si allargano crepe nel tetto della notte. Mezzo guscio...

"Anteprima Portosepolto": Tamara Vitan, "La salvezza compie passi piccoli", peQuod, 2025

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Si scende piano. Troppo tardi ho compreso la lentezza del diventare piuma. Il mio volo è caduto, si è franto al sorgere del bene. Smarrita attendo un cenno divino che guidi lui il mio fluire che mi faccia capire qual è l’alto e perché il cielo sembrava la terra. * Fino a ieri il tempo era ancora tempo. Adesso mi stancano le definizioni. L’attimo si dischiude sa farsi fiore. * L’ora è già qui delle cose che tacciono. L’ora che salva dalle inquietudini. È tempo di deporre i fardelli ai piedi della croce. La salvezza compie passi piccoli. * Parte da un altro mondo. Si deposita cauta sulle falangi delle dita come inchiostro che vuole raccontare una visione. Captare la vita agli albori attraverso le impronte. * Non c’è una realtà specifica che definisce le emozioni. È un’alterazione non concepibile alla mente. Vive di ambiguità e fremito percorre sentieri sicuri su impronte sconosciute rilasciando ad ogni passo il tremore dell’impossibilità. * C’è un suono dentro al quale si snoda il presen...

"Anteprima Portosepolto": Daniele Giustolisi, "La condizione dell’orma", peQuod, 2025

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Da questa parte del ventre tutto il bianco della luce è chiarezza che confonde, e disamina misure età che perdurano, ore esatte che scontornano fiati e ombre. Ma tu porta ai nostri occhi la riva buia della tua terra, quel frammento di sponda che scioglie i nodi della domanda, mani che toccano il duro grembo senza dire, senza sapere davvero se quello sia corpo terrestre o altro sperduto confine. * Obbedisce dai margini l’amore. Dall’angolo più nascosto della casa nulla dice di sé, nella dura veglia del nome. * Doni l’ascolto che onora e incendia la parola, il suo spazio bianco che ospita la sera, porto d’ogni nome bacio per ogni pena. * La vela sul filo del mare non scompare. Tiene a sé la costa quando è quasi sera, polvere di fuochi, luci, richiami. Il suo porto chi può dirlo? (Rari i gabbiani nell’ora di pochi occhi, orme come pioggia luminosa sul manto muto della terra). * È questo Punta San Giorgio: la luce bianca che visita il tuo volto come una grazia scesa nell’ombra; e giù la co...

"Anteprima Portosepolto": Andrea Tuccini, "Le case chiuse", peQuod, 2025

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Annunciazione Il tramonto sembra avere più fretta, come le cose raccontate da chi ha poco tempo: sarà perfetto ascoltare le nubi in lotta, mentre l’aria intorno raffresca. Un tempo la mia vita intercettava moti che annunciavano tempesta; ora mi sciolgo a ombre non mie, rassereno anche se fuori piove. È giunta l’ora di guardare altrove: al panorama sconfinato, dove nessuna estate langue. Che arrivi, dunque, la bufera, gli alberi si scuotano nel vento; non c’è nessun angelo a bussare, solo le prime foglie gialle. Ti accompagno, ma non posso entrare. * Raccontami dei vivi Raccontami dei vivi e potrai fermarti nel mettere male il piede alla conquista della memoria, una strada di montagna dove è impossibile tornare indietro. Sai che non ho paura? In quelle case abbandonate che il tuo sguardo spalanca non vi abita più alcun fantasma. * Nave in fiamme Non è vero che resta la parola tatuata sul bicipite infiacchito; la polena non irride più le onde e il vascello dal nome che ci tiene uniti chi...