"Fresco di stampa": Matteo Persico, "Warbling", puntoacapo Editrice, 2022


Bum Bum Tap

sono stanco, sai; di ascoltarmi e non sentire
le orme del terremoto che mi sfugge.
è dentro di me, solletica. casca
e immediatamente si risolleva.

un pomeriggio in ufficio come tanti, oppure
un cumulo di detriti e dossier
conoscono a fondo le proprie conseguenze:
fanno intendere di volere e di volere attendere,
hanno sacrosanta pazienza; se cessa il rumore
trovano qualcosa di cui nutrirsi, le proteine
del silenzio intracranico. per questo

le turbine neuronali hanno un bel da fare. mai ferme,
proprio un bel da fare. ci fanno intendere
di volere e di volere attendere; come fossero
il cambio di un vento che auspichiamo, oppure
una tenerezza di troppo, che non vuole
farcela passare liscia.
di questo sono stanco. un negozio di semiautomatici
è ovunque nel mondo: le nostre giudicanti
strade senza uscita.


*

Microsoft Teams

almeno non ci facciamo chiamare per nome, morte e stupore
nelle chiamate di Teams non possono coesistere. la ciurma
si divide – il fracasso stanca – le mura delle case
e dei contratti bloccati fanno il resto: soffocare in pace
nella culla di tutte le morti disonorevoli.
il fuoco del mondo ci interessa poco: stanchi
della carbonella sotto al culo e dell’amaro in bocca,
lo sforzo di tranciare i denti se l’infezione già buca
le gengive; la Xylella buca gli ulivi, che non muovono una foglia.

almeno non ci lamentiamo: una mandorla
in più o in meno potrebbe farci esplodere il cuore, il jogging
in città scommette sulle neoplasie polmonari
e il mare, il mare diviso in corsie non è mai stato
più malato di così. sono lontani
dalle nostre salme
i nomi di ventura da raccontare ai nipoti
e di cui fregiarsi nella palude che viviamo e che siamo
moscerini, mosche; dicerie pronunciate
da nullità senza nome.

*

Terapia II – Emissioni

una sigaretta e poi una sigaretta e poi ponti di lenti, ora è tutto
più chiaro – più chiaro di un pozzo riflesso, nel lento
progredire di un’autocritica; possiede quel turbamento
che dal balcone trapela, un’altra panoramica sulle emissioni
di ciò che inquina e inoltre brucia e nel mentre riscalda
il thermos che esige calore, altri vasi da notte su cui
lasciarsi andare: conati di collera, liquidi corporei
e frasi scoppiate, soprattutto consumate senza scopo
dalla febbricola della redenzione; di nuovo altro
non capita mai, nella resa dei conti
di noi e di noi: solo zolfo e benzene, mercurio misura.

*

Crisi II – Tassidermia

è nella tassidermia dei nostri giorni migliori
che si notano le carogne arrampicarsi, i pesci
e i pescatori tirarsi le mani e poi lasciarsi
ritornare daccapo ai propri ruoli, riuscendo
quasi sempre la stessa messinscena,
mai per caso.

dozzinali e consenzienti, i ricordi
all’alba fanno luce sulla pelle conciata
che si vede artificiale, come negli affari
in cui si va a braccetto con i contrabbandieri
di vedute troppo larghe, così i ricordi
all’alba fanno luce su bestie
troppo vive per essere vere.

*

Via Sagno

al premio del mercatino di via Sagno
si vince il pellame dei passanti
che smonta e si riaffitta, passa alla
nuova vita della merce rubata.

ho tredici anni; sotto i teloni acrilici
gente che compra gente, mentre gli ambulanti
si improvvisano opportuni mediatori – la domanda
incontra i passi falsi della genetica: i suoi suggerimenti
sui tempi della resa, delle ultime questioni.
sotto la spinta del mio corredo, per lo più
composto da rendite ministeriali, mi arrampico
sul ciglio di un gioco a somma zero.

passo – che è orario di chiusura – a guardarti,
e penso che da qui all’uscita di scena
se mi fottono il portafogli
può essere solo colpa tua.

*

Al nuovo assunto AMA del 2071

inteso il tempo reale dei vermi, la loro andatura
on-demand è tutta un’altra storia, una dittatura
trascritta dai cipressi del Flaminio e riconosciuta
nei tempi di magra: con l’escavatrice si fa presto
ad ottenere una grata eternità, spazio di contestazione
non ne avremo per un pezzo, così se volessi

starmi accanto mentre la pioggia mi sveste
dei miei panni e le allegorie raccolgono
ogni bicchiere bevuto prima dei diciotto, insieme
con tutti i pugni morsi
nelle avversioni di scrivania; già nel mare
di circonferenze non vedo angoli: dimmelo – auspicio

                                                                     che ne sarà di me?

*

Matteo Persico (Roma, 1994), laureato in filosofia presso l’Università di Pavia, vive e lavora a Roma. È presente, con testi inediti, nel Quaderno Poetare del concorso “Poetare” (2021), indetto dalla Scuola di Editoria e da Samuele Editore. È stato tra i finalisti del Premio “Vita alla Vita 2021”, dedicato ai poeti under 30. Alcuni inediti sono apparsi in diverse rubriche cartacee e webzine letterarie, tra cui La Repubblica – Roma (Bottega di Poesia di Gilda Policastro), Interno Poesia, Poeti Oggi, Poesia del Nostro Tempo, Poetry Factory, Versante Ripido, Poesia Ultracontemporanea, AlmaPoesia. Due testi sono stati tradotti in spagnolo sulla pagina del Centro Cultural Tina Modotti.





La poesia contemporanea in lingua italiana