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"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Dario Marrazzo

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Non darmi, ti prego, giudizi netti. Sospendi per un momento la furia cromatica, il delirio dei contorni. Regalami piuttosto il disincanto serale, il colore delle colline quando la luce svanendo perdona le cose e le restituisce all’aria. Regalami il nonsenso che talvolta è riposo per chi sa respirare, se non c’è un senso che possa bastare. * La poesia di Dario Marrazzo, in forma metrica di endecasillabi liberi, salvo per la sola rima baciata finale (“respirare” / “bastare”), ci porta in un clima tenue, crepuscolare, che censura i “giudizi netti”. Si tratta di una buona prova, tracciata nel solco di una tradizione rielaborata e fatta propria, senza sommovimenti, se non per qualche inverecondia lessicale come “furia” o “delirio”, subito ricondotti a ordine: “quando la luce svanendo perdona / le cose” (peraltro, enjambement davvero efficace). Gli imperativi (“Non darmi”, “Sospendi”, “Regalami” ripetuto due volte) scandiscono la prosodia, il suo sviluppo. Solo il primo verso, con la acc...

"Fresco di stampa": Fabrizio Bregoli, "Referti", Società Editrice Fiorentina, 2025

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Bisogna disimparare a scrivere eludere quel trabocchetto facile che porta solo a accrescere lo scacco, sgrassare tutto il lordo del prodotto per obbligarsi a credere alle briciole: poesia come referto, cruda formula la fabbrica ostinata della resa. Occorre l’espunzione fino all’osso, la disciplina di una scienza onesta, infine sabotare con rigore l’offesa indebita delle parole, l’inganno endogeno del verso nobile, deporre subito mostrine e gradi: è tutto pronto, soldatino inverno. * Non è di atomo in atomo un addensarne il plasma un distillarne o concentrarne il senso, piuttosto un chiuderne in un otre il vento scioglierne in una beuta il coagulo di tenebre. * O il fare di un uccello di passo. Hanno questo accadere esatto, i numeri frequenze definite dove eludersi, faglie intangibili. I primi e i multipli, frontiere labili Labbra che sfiorandosi s’ignorano. * Eludere lo spazio. Ed abusarne farne mezzo, ricettacolo d’onde plasma. Elettroni come arche, globuli minoritari di campo. Poi cr...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Andrea Vanotti

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Se mi chiedessero cosa vorrei ereditare da te io risponderei: le piastrelle della tua cucina, le scollerei una ad una per appiccicarmi addosso il tuo odore, ne farei un cappotto per dimostrare alla gente, con orgoglio, che fui tuo nipote. Anche le fotografie, stampate su fogli A4, le appenderei come facevi tu: in buste di plastica, appuntandole sulla mia parete cranica, per non rischiare di perdere un solo ricordo di te. Adesso, che i tuoi capelli biondi di ragazza sono appesi a un capo sempre più inclinato dalla vecchiaia voglio riconoscere, davanti a tutti, che tu sei stata la quota maggioritaria della madre che non ho avuto, il fante in prima linea, solitario davanti agli attacchi della mia adolescenza e almeno uno dei due coglioni di un padre con cui ho testato i miei limiti. * Andrea Vanotti ci propone una poesia in prima persona, di chiaro impianto confessionale, strutturata come monostrofa dal tono monologante, quasi un insieme di considerazioni e riflessioni recitate fra sé e s...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Elia Carollo

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Che fai? Che pensi? Ed a chi t’ispiri quando, seduta, fissi il muro e credi sia tutto falso. Deambuli in sedi distaccate, detesti i tuoi sospiri che spargi; scivoli oltre gli spiriti in un fondo scuro. Ora vedi te dilatarti, cerchi in sieri medici il sollievo – rallenti i respiri: basta così. Ludici passatempi stringono nodi attorno i tuoi fiati, ed io (metodico, dico) scompaio. Chiudo palesi inganni nel solaio dei ricordi sopiti; dimezzati sono, da ieri, tutti i nostri tempi. * Elia Carollo si cimenta nella forma principe della tradizione poetica italiana: il sonetto, sintetizzato a monostrofa di quattordici versi, tutti endecasillabi (forzati anche con alcune dieresi), e uno schema di rime rigoroso, che include anche scelte metricamente raffinate come le rime “sospiri”/”spiriti” e “”vedi” / “medici” che giocano sull’accentazione sdrucciola dei secondi termini della coppia. L’incipit, di evidente ascendenza petrarchesca, inizia il dialogo interrogante con un’interlocutrice chiusa nell...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Doriana Alba Granzotto

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Cagna  Il sole io lo vedo ma non lo sento ormai da troppo tempo. Mi giro e vedo la piscina              azzurro scolorito poggiata sulle piastrelle rosse rotte all'angolo di casa la mia amica tuffa spruzza costume intero. La puzza dell'acqua nel cloro ormai da giorni è diventata cimitero di moscerini che per forza di cose devo togliere uno ad uno con le mie mani tanfone. Quell'odore aveva assorbito le molecole lo riconoscevo come sprezzante, come da bambina arrangiarsi a se stessa. Odoravo come di quella cagna rognosa che in canile non sceglie nessuno ma ha il cuore grande e rotto. Tanto già i vicini mi consideravano una bastarda senza padre. Dopo qualche tuffo mi ritiravo nel mio bosco; Ciao amica! accappatòiati e asciugati costume intero. Io tornavo Immersa tra gli alberi nascostamente. Quella era la mia famiglia. * C’è un certo gusto per tutto ciò che è degradato, in via di disfacimento e deterioramento, in questa poesia di Doriana Alba Granzot...

Alessandro Assiri, “Abitarmi stanca”, puntoacapo Editrice, 2023. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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Una volta mi bastava poco, spostavo quattro mobili e credevo di aver compiuto una rivoluzione Adesso che sono così esausto da spostare con fatica anche una sola poltrona, lascio depositare la polvere chiamo qualche granello per nome, appoggio i piedi sull’unica valigia, immagino miracoli perfetti * Il mio azzurro ha una voce cruda non ha onde, è un reticolato un suono senza pace È l’azzardo di uno scarto la terapia a scalare da un mezzo a un quarto Avevi l’oro nelle mani e la danza sulla pelle passava il tempo e ti cambiavi il nome poi rotolavi in frantumi ai piedi del letto generazione di baci e di stracci la finta calma appesa al dubbio la puntina che gratta Ambiento le idee nel giardino di ogni nuova casa taglio l’erba troppa corta, poto la siepe malamente il rigoglìo mi angoscia Attendo lo sfratto che profani il luogo del mio male * Sto qua con l’odio che mi manca con le dita tolgo polvere alla foto soffio la paura che non so Difendo la rabbia come un posto di lavoro in questi gior...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Giacomo Pedone

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Da sempre ho vissuto un’esistenza in differita, dilacerata dal rimando per obbligo, officio o grottesca natura giungendo là dove s’arriva senza premura. E ora trascorro d’automa la mia non vita conscio che sempre meno ne resta sulle dita e se l’ultimo giorno mi chiedo sia differito prolungando lo strazio dove per tutti è già finito. * Giacomo Pedone ci propone una poesia-pensiero sul senso dell’esistenza strutturata in due quartine senza rigidità metrica precostituita, ma con un evidente gusto per la rima, anche facile, che genera un contrasto voluto con il tema impegnativo sostenuto dalla poesia. Tutto verte sull’idea della inadeguatezza, di una “esistenza” - la propria - vissuta “in differita”, sotto il peso delle costrizioni imposte (elencando le quali si propende anche a un certo gusto per il termine desueto come in “officio”); vita “non vita” che viene esperita nella forma di “automa”, riprendendo un motivo che fu già di Cavalcanti e più recentemente rielaborato da Rebora e Paglia...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Marco Candela

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una forma infantile di gelosia Se Robinson Crusoe avesse chiamato Giovedì l'indigeno salvato sull'isola deserta, mi avrebbe semplificato la scrittura di questo verso. Quando si avvicina il giovedì Santo è vietato mangiare carne: ancora oggi aggiorno la lista dei numerosi peccati finora commessi. Tre rose rosse e una bottiglia di cognac sulla tomba di Edgar Allan Poe. Al corteo funebre, gli unici a chinare il capo furono un corvo e un gatto nero. Era una forma infantile di gelosia. Strappare per dispetto i petali bianchi di un fiore divinatore. Cos'ho di te? Nulla. Di me hai tutto ciò che ho voluto darti. Ci sono ancora bambini e topi ad Hameln? Per le strade non si sente volare un insetto. I quattro musicanti di Brema stasera si esibiscono altrove. Non era giovedì quando venne ammazzato John Lennon: il suo numero fortunato era il 9, il mio il 7. San Marco folgorato sulle strisce di Abbey Road. * Marco Candela ci propone una poesia davvero singolare, straniante e complessa d...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Berenice Valerio

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Nel salotto silenzioso con le mie lamette nuove:  finalmente primavera. * È sempre complicato scrivere composizioni poetiche molto brevi, perché si deve saper accentrare in pochi versi una grande pregnanza semantica che colpisca il lettore, insidiandolo e coinvolgendolo. Qui Berenice Valerio si cimenta in una versione non ortodossa dell’haiku derogando alla formula canonica del 5-7-5 a favore di una terzina di ottonari, tutti rigorosamente accentati di terza e settima, che conferiscono un ritmo giocoso e sognante all’insieme. La scelta metrica è congeniale alla leggerezza della poesia, in cui l’arrivo della primavera, anziché manifestarsi con le più classiche trasformazioni della natura o del clima, si annuncia nel gesto quotidiano delle “lamette nuove” usate con cura e riservatezza nel “salotto silenzioso”. Le deroghe sia al modello metrico sia ai cliché del contenuto ci offrono senz’altro un testo insolito, curioso; una poesia che si cristallizza nell’unicità dell’istante, con po...

Francesco Gallina, “Medicinalia”, Marco Saya Edizioni, 2022. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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La grafia del medico di famiglia è una in gamba  la farmacista sotto casa  si dice abbia  avuto maestri illustri (Champollion,  Evans, Ventris), che persino  Dan Brown l’abbia chiamata  in consultazione privata  sulla decodifica di antichi alfabeti in codice  dunque, cari miei, nessuno stupore  se ha antenne per captare  la calligrafia e la sua mistica,  l’arzigogolo arabeggiante, l’esotico  ondeggiare dell’inchiostro  sulla stele di Rosetta  fresca di cartuccia * Il distacco non oltrepassare la linea gialla  è una legge non scritta: in Medicina  giudicare il male da lontano,  il suo pantano smisurato,  è una forma di tutela  dal dolore, il viandante sul mare  di nebbia è il dottore che conserva  l’emozione, la traduce in ragione  con cautela  non avertene a male, se usa ironia,  talvolta, questa poesia,  se si fa medicin-alia , altra medicina,  se squadra se...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Margherita Autuori

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Stavolta sono andata fino in fondo al corridoio: in camera la luce era accesa ci illuminava intenti a spogliarci, una lama dopo l’altra ci toglievamo il mondo di dosso fino alla fine che non ha ossa e non vede come vedono gli uomini. * La luce è da sempre uno degli elementi chiave che più spesso ricorre in poesia: genera illuminazioni, evidenzia zone d’ombra. È fedele a questo insegnamento Margherita Autuori che “Stavolta” (incipit che allude da subito a un’eccezionalità da cui nasce la sua poesia) vive l’esperienza della luce come “una lama”, fautrice di un processo di spoliazione, di scarnificazione, che riduce la realtà alle sue “ossa”, alla sua radice costitutiva. Come per Cattafi, giungere fino all’”osso” equivale a conoscere l”’anima”, la ragione profonda, il significato sotteso alla realtà. Rimosso tutto il superfluo si accede allora alla vista autentica, quella che “non vede / come vedono gli uomini”, apre varchi di conoscenza e di esperienza scevri da sedimentazioni e convenzi...

Raffaele Floris, vincitore Premio Poeti Oggi 2023

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Intermittenza Conoscono il patibolo dei muri, la diaspora dei crocifissi appesi: hanno aspettato tanto nel sentore del muschio e del salnitro. Le stagioni hanno marcato il passo, lo sconforto si è acceso ed è bruciata la candela. Che cosa ci diranno, in questa lotta di spettri che conficcano le punte delle lancette arrugginite ai polsi? Che cosa ci diranno dall’esilio degli orologi? Forse dovevamo pensarci prima: è bianca intermittenza quel lume acceso, quel silenzio buono. * La poesia di Raffaele Floris, composta in perfetti endecasillabi sciolti, si contraddistingue immediatamente per la nitidezza stilistica, l’impostazione lucida, l’armonia e la misura d’insieme. Colpisce la riflessione pacata, ma sempre profonda, sul significato del trascorrere del tempo, rappresentato con immagini efficaci, secondo un metodo affine al correlativo oggettivo, anche se non esente da un certo realismo di fondo che contribuisce alla autenticità dell’impostazione. “In questa lotta di spettri” che domina...

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Sheila Moscatelli

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Quando ci rivedremo non saprò come toccarti calpesteremo ombre crepitanti di foglie accese illumineremo sotterranei di ossa e radici cuciremo ali trasparenti di fiducia Con parole in grappoli riempiremo bicchieri di silenzio senza romperlo * Sheila Moscatelli ci conduce per mano in un suo universo tutto privato, intimo, con versi che parlano al futuro, che annunciano un ritorno: di un caro? dell’amato? La risposta spetta all’immaginazione del lettore che proiettato in questo mondo ne diventa partecipe - non solo spettatore, ma parte in causa. Tutto si articola nella libertà delle parole che si dispongono obbedendo solo a sé stesse, senza punteggiatura, cadenzate solo dagli spazi bianchi, dal loro fragile equilibrio con il silenzio. Le metafore e i simboli conferiscono un’atmosfera sospesa, magica, al quadro d’insieme, che resta soffuso fra giochi d’ombre, trasparenze, luce che si fa strada fra “sotterranei / di ossa e radici”, tutto funzionale al disvelamento finale: l’antitesi fra “pa...