"Fresco di stampa": Clery Celeste, "Salvare il necessario", Pietre Vive Editore, 2023


Era stato così libero l’inizio
poi è arrivata la paura.
Ha trovato un nido in questo cranio
coperto da capelli e cuoio fresco.
Ho dato la colpa a un giorno preciso
come un incidente che ti sfianca
invece era quello che sono sempre stata
nelle catacombe delle viscere.
Il rifiuto, la perdita, il giudizio.

*

Quando da piccola cadevo
mi dicevano che senza aiuto
non ce l’avrei fatta. Sta in quella
negata volontà muscolare
il mio esistere inclinato
la crescita dei germogli in obliqua direzione
la linea della luce quasi orizzontale
sui sassi attorno ai vasi.

*

Hai ragione quando dici che passo
il fuoco nelle mani, che rischio
di bruciare quel che trovo
ma cosa posso farci
se io prendo fuoco intera
se almeno nel dolore riesco a essere
una qualche forma di luce.

*

Questo confine non chiede e sta
come argini scavalcati dalla nebbia, fossi
che sono tutti vuoti, neanche più le rane
si trovano. E tu che fuori stagione
mi pesti come si pesta il mosto
io faccio il rumore dell’uva schiacciata
che sordo si spezza sulla trave.
Il seme ne esce sconvolto
ma è ancora sferico, mantiene la forma.

*

L’infanzia era raccolta in un cucchiaio
da qualunque bordo saltassimo
ci si trovava al centro, era facile
guardarsi, darsi la spinta.
Ora ci rimane la dispersione
la paura delle madri quando vedono
cadere il termometro, il limite
del mercurio svanire e scendere
la barriera placentare senza alcuna
selezione.

*

Clery Celeste (Forlì, 1991) è laureata con lode in tecniche di radiologia medica e lavora presso l’unità operativa di Medicina Nucleare. È diplomata in counseling transpersonale integrato. È runologa ed esperta di tradizione sacra norrena. La sua opera prima, edita nel 2014, è La traccia delle vene (Lietocolle - Pordenonelegge).





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