"Fresco di stampa": Francesca Del Moro, "Ex madre", Arcipelago itaca Edizioni, 2022


Ho attaccato un fiore
accanto a lui, sulla parete.
Ho scelto, senza volere,
proprio lo stesso colore
del fiore del suo disegno
che tengo ancora appeso
al muro vicino al letto.
Nel nostro sonno così diverso,
così lontano ci avviciniamo:
ciascuno dorme vegliato
dal fiore donato dall’altro.

*

Non ci vorrà troppo
– in questo la chimica aiuta –
tutti penseranno ch’è passato
e io avrò imparato
a portare con disinvoltura
il mio sguardo opaco
e il terrore dentro.

*

La sua voce
adulta e bambina
chiama mamma,
arretra nel buio,
non ha corpo,
è piena di paura.
In grembo gesto
la sua assenza,
il cordone ombelicale,
il tubo del gas.

*

Il sole che da luglio mi ferisce
torna buono in questo giardino.
Ecco le aiole, le rose, il tavolino
tondo, le ombre del fogliame,
il sorriso di Adriana.
Nella stanza per me il letto fresco
mi ridona l’emozione del viaggio,
delle bozze sul comodino.
Piangere è dolce la sera tra la meliga
e l’orsa che seguiamo nel cielo
pulito, è un pianto condiviso.

*

Oggi l’occhio di stella
che mi guarda al mattino
quando esco di casa
era sparito.
Anche se non ci credo,
ho sentito il rimprovero
del cielo nero.
Ieri ho detto
che non lo perdono,
gli ho giurato odio
con la sfrontatezza
di una bestemmia.

È troppo grande
l’amore a volte,
l’amore è insopportabile.

*

Le medicine hanno allentato
i morsi al cuore, hanno arginato
le aggressioni del respiro.
Ora dovrò fare qualcosa
per questo pianto incontrollato
che scoppia di continuo
e mi impedisce
di stare a lungo nelle tavolate
e di rientrare tra i felici
a pieno titolo.

*

Con una lacrima sul naso,
camminando, soppeso
le ragioni per morire.

Poi entro, premo un tasto,
mi accendo
come qualsiasi congegno,
combacio con la sedia,
mi inserisco come un cavo,
faccio clic e sto meglio,
funziono fino a sera.

*

Non c’è un’ombra di polvere ma io
continuo a lucidare il marmo,
passo e ripasso con il dito il panno
in ogni numero, ogni lettera d’oro
del tuo nome, col pretesto
di pulirti il viso lo accarezzo.
Lei ha scelto un vasetto di fiori
dai colori esuberanti come te,
io annaffio d’acqua e lacrime
la piantina ai tuoi piedi,
ne depongo una nuova,
mi illudo che ti arrivi amore,
ancora.

*

Francesca Del Moro è nata a Livorno nel 1971 e vive a Bologna. Ha pubblicato i libri di poesia Fuori Tempo (Giraldi, 2005), Non a sua immagine (Giraldi, 2007), Quella che resta (Giraldi, 2008), Gabbiani Ipotetici (Cicorivolta, 2013), Le conseguenze della musica (Cicorivolta, 2014), Gli obbedienti (Cicorivolta, 2016), Una piccolissima morte (edizionifolli, 2017, ripubblicato nel 2018 come e-book nella collana Versante Ripido / LaRecherche) e La statura della palma. Canti di martiri antiche (Cofine, 2019). 





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