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Luca Crastolla, "Le sorti dell’incanto", Gattogrigio Editore, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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c’è una religione nella parola uno spirito santo che discende e l’usura. L’invocazione: un petalo poggiarlo sul bordo, trovarvi una lametta. Così si sparte e si sparge il sangue nessun profeta che divida le acque nessun popolo che le attraversi. Sulla schiena una cicala pazza di sole * guardiamo dalla riva bassa le federe del mare che si preparano nell’onda: tutta un’impazienza ci cola nelle mani e ci ricopre fino agli spiccioli della sete. Non ora, non adesso, siamo venuti a pesare il sale sui coralli della lingua ma di lontano per vie che conducono qui, di soglia in soglia, di grano in grano arso, non arso, di foglia in foglia di tabacco o di basilico per restare * dispiace la miseria delle parole; l’aver confuso la lista dei doni con l’indice dei rendimenti; l’aver raccolto di fretta i calzini; l’aver scelto di tacere di nuovo la pelle come quando le stagioni erano poche, ma promettevano alternate partenze. Dispiace l’avere scelto la quieta natività sulle porte a soffietto dell’anno