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Visualizzazione dei post da giugno, 2025

Mariangela Leone, finalista Premio Poeti Oggi 2025

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Mio fratello vive nel paesaggio ha negli occhi le montagne di mio nonno il passo leggero di chi attraversa la foresta nel silenzio, il percorso è un segreto. Il sentiero ad agosto è un versante ondeggiante come il grembo di una madre e poi la nascita, agosto è il primo giorno sulla terra il primo pianto della cicala amica. Ma quassù il silenzio è visibile c’è un po’ d’ombra sotto i rami piegati dal caldo, le frasche che spuntano ovunque sul terreno ardente sotto il palmo della mano. La mano sempre in movimento il compiersi di un gesto che ritorna, ma il buio non ti spaventa. Da bambini chiudevi la luce, sotto le coperte non c’era nessuno, potevamo ridere più forte nessun mostro ci avrebbe trovati. Tornare piccoli, tu che mi stringi i piedini pieghiamo l’angolo del lenzuolo e dormiamo vicini. Averti con me, parlare la lingua dei giochi ti divertivi a cambiare i colori disegnarci vicini da grandi. * Mariangela Leone è nata a Penne, in provincia di Pescara, nel 1999. Vive e studia a Bolo...

"Fresco di stampa": Maria Consiglia Alvino, "Campi di luce", Controluna, 2025

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CV Sono nata tra colline e miti feroci cerco la luce in estate, spiragli di Altro le lettere greche sanno di mare da bambina era così Ulisse mi prese tutta l’infanzia Poi il freddo e l’Europa Una casa ci vuole, come il presente. Itaca è vicina. Continuo a viaggiare. * Girasole bruciato Tu non chiederti che peso abbiano le altrui solitudini, quale la direzione delle disattenzioni feroci, come sia qui l’assenza. Pensa piuttosto a quando partisti con indosso il tuo vestito più bello. Era estate e non sapevi l’inverno, le strade piani sentieri di campo. Ora che il tunnel è stretto, cerca immagini e sgualciscile, come lenzuola fresche da vecchi cassetti riposte. Annusale come faresti col maggio più odoroso, il più aperto mare. Ricordati il germe del grano, il sole atroce, i capelli, la mano. Se pure il cielo tintinna, tu resta ciò che sei, un girasole bruciato. * Paese irpino Ti annidano trecce d’inverno. Speranze abbarbicate in cima. La strada grida nomi di assenti. Un ragazzo corre in pia...

Michele Lacava, finalista Premio Poeti Oggi 2025

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C’è odore di sugo da stamane alle nove, oggi nessuno dovrà mangiare da solo. Nonno mi aspetta seduto in silenzio sotto quel fico come ogni giorno, a tavola è pronto io devo soltanto aiutarlo ad alzarsi e camminargli di fianco. Verso casa il tragitto è più lungo, c’è una lieve salita noi andiamo a rilento e nel punto in cui la strada s’inclina so già che dovrò sostenerlo. Da un anno il mio compito è questo: pesare gli affanni dei passi stridenti e assecondare, talvolta, quella voglia di morte che gli sento nel petto negli ultimi metri. Siamo a casa, mia madre ci apre lui riacquista la calma, il fiato e la fame. Gli allaccio il grembiule dietro la nuca: dopo tanta fatica è finalmente domenica. * Michele Lacava è nato a Tricarico (Mt) nel 1997 ma è originario di San Chirico Nuovo (Pz). Ora vive a Bologna dove lavora e segue le attività del Centro di Poesia Contemporanea. È co-autore del podcast di musica e letteratura 'Controsole' per Radiotransatlantico. Ha esordito in poesia co...

"Fresco di stampa": Elisabetta Sancino, "Il corpo vegetale", Arcipelago itaca Edizioni, 2025

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L’acqua deviata a sud è vortice radice rovesciata di pino e tutta la lontananza del bosco che toglie il respiro alle nove del mattino sono un’ombra che lambisce le coste scoscese l’alfabeto rupestre s’imprime su gangli e gengive e sa di ere dimenticate in un lampo mi trasformo nella scarica imprevista che aziona la turbina e muove i telai sotto le mani della madre dalle dodici dita – dove sei finita tu che portavi nella crocchia il fior di robinia tu che mordevi la spina? * Ambivi a scalare tutte le creste ma c’era solo quel masso erratico a sovvertire la monotonia della pianura posavi la bici sull’erba e tastavi incredula il reticolo di canalette e coppelle come un braille accidentato dalle bufere pensavi alla violenza dei ghiacciai alla roccia strappata alla sua dimora per ridisegnare la mappa della terra pensavi all’amore che sradica e innesta che fa di ogni abisso una vetta * Mi piace mangiare le amarene sull’albero mi piace sputare il nocciolo per terra perché poi ne cresce un alt...

Rosanna Frattaruolo, finalista Premio Poeti Oggi 2025

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i. educarmi alla sobrietà del dolore non voglio spettatori nel suo esercizio la necessità di sbiadire le tinte disperate addomestica l'urlo sospeso nel laccio Belisle mi ingentilisce il pensiero del glicine in corso Bramante era l'otto aprile la fioritura mi scopriva i denti avevo già le coordinate dello strappo ingresso nove ore sette reparto San Francesco il trolley quasi pronto il pigiama piegato da comprare solo le salviettine antibatteriche ancorarmi alla fragranza viola del qui e ora a ogni diagnosi di dolore che ricevo * Rosanna Frattaruolo . Nel 2017 la sua prima pubblicazione Fragile , edizioni LunaNera. Nel 2021 pubblica la plaquette Le case con gli occhi verdi (Babbomorto edizioni) e nel 2022, a quattro mani con Rosanna Spezzati, Decostruzioni e ricostruzioni - Esercizi allo specchio (RP libri). Nel 2024 la raccolta Fegato in cartolina - je vais te dire un secret viene pubblicata, con note introduttive di A. Bertoni, da Il Convivio. Alcuni dei suoi testi poetici e...

Giovanni Rossi, "La voce bambina", Edizioni Croce, 2024

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Il tuo volto sanguina – senza ferite da mostrare – ma solo di me si fida, solo con me si lascia lacrimare. La tua voce bambina ancora grida l’estate; mi parla di una strada da colmare. “La via che porta al mare”, dice. “La stessa via che poi s’accorcia nei ginepri delle dune sabaude guidando un coleottero in volo” * Un nuovo conto in sospeso lo avrai tu e la tua pelle, mostrati nudi i polsi al vento, con l’arteria a zampillare sangue dove fuori è più comodo. Per ogni macchia sull’asfalto attende la bella stagione e già cerca vendetta: bottiglie piene, da rendere, a riscatto. È una fatica, restituire il sangue. * Hai visto? La poesia non è altro che l’orma lasciata da un piede nudo sulle maioliche in fiore della casa che ci separa dal mare. È evaporata lungo il tempo di corsa a perdifiato; senza tornare. * Avrai le tue colpe la tua ombra le sue, poste di fianco e le fronde del platano a sussurrarti il verde dell’estate Poi svanire non sarà un delitto; avrai sempre, dalla tua il lusso di...

Francesco Buco, finalista Premio Poeti Oggi 2025

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Le carezze Perdonami, se ti ho vissuto con pigrizia se ti ho sciolta nell'acido della routine, perdona se ho viaggiato con la mente per tradirti, vigliacco, restandoti fedele. Perdona i miei ingranaggi, i meccanismi, gli istanti in cui si allentano le viti in casa e fra inquietanti cigolii stappiamo bottiglie molotov per cena - penso a un urlo sotterraneo, qualcosa che striscia nel tunnel delle vene. E ti domando se così non siano state più feroci persino le carezze, o se a volte in certi abbracci abbia nascosto il ringhio di un’indole con la museruola. * Francesco Buco è nato a Viterbo, dove vive, lavora e gioca. Non ha mai pubblicato nessuna raccolta di poesie. Lavora al suo progetto di racconti in versi Alfabeto domestico . La poesia contemporanea in lingua italiana

Monica Messa, "Una pistola al Luna Park", RP Libri, 2024

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La bambina di rame e di miele appende foglie alle orecchie e si sente una regina. Ancora non sa che le vespe ricompensano i fichi con la vita. * Inchiodata a una bilancia o a passo silenzioso e svelto fra scaffali e lattine (dove il cielo non tiene il broncio a lungo) con l’orizzonte portatile nella borsa, violacciocche nella scollatura, e un destino di cartapecora in tasca, mangiava pane e fumo. * Sono spezzata. Spezzata in un punto a metà della schiena ho un nido abbandonato con uova schiuse e piume insanguinate. Sono spezzata. Spezzata in un punto. * Troppo grande questo mondo per le tue mani, bambina, bastano appena appena per spingere barchette di giornale. Un passo, dall’asfalto alla sabbia. Sorridi in debito di luce, capelli nuovi di chemio e il libero arbitrio in una falange. * Ho la felicità inceppata come una pistola al Luna Park – dieci colpi, cento lire – era il prezzo della libertà. Il crepuscolo è caduto irrimediabilmente su tutte le cose e in questa nuova estate si rinta...