"Fresco di stampa": Stefano Guglielmin, "Dispositivi", Marco Saya Edizioni, 2022


Scrivere poesia oggi

Infine la parola, questo bianco
d’uovo, che principia. Duemila
anni di cenere sulla testa, e tempesta.

Scrivere è questa neve sporca sui rami

il loro scuro deviare che gemma
quando vorrà. C’è attesa e disgelo
intanto, il crescere di bocca in bocca.

*

Retorica dei contenuti

Prendi a tema il disgelo
o l’Armata rossa o la rossa e viva
femmina in amore, vanti insomma
una militanza politica o un affetto fausto,
singolare, e chiedi realismo alla parola,
mimetismo. E se non funziona
fai leva sulla morte della poesia o sul fatto
che non ci sono più i lettori di una volta
i beati costruttori dell’impegno.

*

Rifondare

Se scrivo una poesia al mese e muoiono
un milione di esseri al minuto, l’argine che la parola
mette, mente, non serve a niente.

Se scrivo un milione di poesie al minuto, meglio
smettere: è solo un moto compulsivo, una mia
malattia morale.

Se taccio, la terra lasciata incolta troverà
comunque contadino o cemento, braccio buono
o disastro su cui di nuovo investire / inveire.

Non si esce dal cerchio; si cresce nel suo seno
tra neri ratti e sangue nei forconi. La sfida
è amare quel buio infetto, rifondare.

*

Intervista a nessuno

C’è, in Sereni, a proposito
di un suicida, uno nessuno che non conta
niente. E la gente è fascista: volevo dirlo
anche se non serve, la gente
è feroce. Fascista e feroce, infelice.
Niente, volevo dirlo almeno qui
nella mia intervista.

*

Punto cieco

Ami guardare fuori, gli astri
le scolopendre, il tre per due con cui
misuri il qui e il là, il conveniente. La tua
è una sincera inclinazione a osservare gli altri,
dalla tua posizione o disperazione, da dove
puoi smarcarti per non guardare dentro,
lo sconveniente.

*

Caterpillar

L’ermo colle, dice, sarà spianato
dalle ruspe. Lui vede lontano: finisce
l’orizzonte con la biro e prevede,
per noi, un controllato naufragio.

Da ogni lato, tecnici piantano chiodi
e un pugno di tracce da seguire:
il futuro cresce sugli assi cartesiani
su siepi-silvie rase al suolo. Tace l’assiolo.

*

Stefano Guglielmin è nato nel 1961 a Schio (VI). Laureato in filosofia, insegna lettere presso il locale liceo artistico. Ha pubblicato le sillogi Fascinose estroversioni (Quaderni del gruppo "Fara", 1985), Logoshima (Firenze Libri, 1988), come a beato confine (Book editore, 2003), La distanza immedicata / the immedicate rift (Le Voci della Luna, 2006), C'è bufera dentro la madre (L'Arcolaio, 2010), Le volpi gridano in giardino (CFR Edizioni, 2013), Maybe it’s raining. Poems 1985-2014 (Chelsea Editions, 2014), Ciao cari (La Vita Felice, 2016) e i saggi Scritti nomadiSpaesamento ed erranza nella letteratura del Novecento (Anterem, 2001), Senza riparo. Poesia e finitezza (La Vita Felice, 2009), Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea voll. 1 e 2 (Le Voci della Luna, 2011, Dot.com Press 2016), Le vie del ritorno. Letteratura, pensiero, caducità (Moretti&Vitali, 2014) e La lingua visitata dalla neve. Scrivere poesia oggi (Aracne editrice, 2019). Suoi saggi e poesie sono usciti su numerose riviste italiane ed estere e su siti web. È stato tradotto in inglese, spagnolo e bulgaro.






La poesia contemporanea in lingua italiana