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"Fresco di stampa": Nicola Vacca, "Libro delle bestemmie", Marco Saya Edizioni, 2023

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Rebus Impiccati la corda è sempre tesa. Sul patibolo c’è sempre posto per i nostri inganni: dio è un boia che non si sporca le mani. * Imprecazioni e lacrime Il giorno ci vuole allineati e coperti e noi gli lecchiamo il culo con il nostro castello di menzogne. Le lacrime insegnano a essere veri una bestemmia ci salverà da questo piccolo dio bastardo. * Diario del cecchino Il fucile è in posizione il colpo è in canna. Sono appostato come sempre dove gli umani non possono vedermi. Tutto è pronto per consumare il rito quotidiano dell’eliminazione: io non faccio altro che il mio dovere essere il cecchino di chi vive e ignora di essere già morto. * La parola ai poeti Un taglio inganna la parola la ferita è aperta. Ogni forma di vita è la fotografia orribile di un massacro. In questa enorme paralisi nessuno intervista la coscienza rasoiate di deliri sfigurano finestre aperte sul mondo. Ci sono schegge di niente il dolore diventa rabbia l’ultima porta si chiuderà se i poeti non ruberanno le p

Francesco Gallina, “Medicinalia”, Marco Saya Edizioni, 2022. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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La grafia del medico di famiglia è una in gamba  la farmacista sotto casa  si dice abbia  avuto maestri illustri (Champollion,  Evans, Ventris), che persino  Dan Brown l’abbia chiamata  in consultazione privata  sulla decodifica di antichi alfabeti in codice  dunque, cari miei, nessuno stupore  se ha antenne per captare  la calligrafia e la sua mistica,  l’arzigogolo arabeggiante, l’esotico  ondeggiare dell’inchiostro  sulla stele di Rosetta  fresca di cartuccia * Il distacco non oltrepassare la linea gialla  è una legge non scritta: in Medicina  giudicare il male da lontano,  il suo pantano smisurato,  è una forma di tutela  dal dolore, il viandante sul mare  di nebbia è il dottore che conserva  l’emozione, la traduce in ragione  con cautela  non avertene a male, se usa ironia,  talvolta, questa poesia,  se si fa medicin-alia , altra medicina,  se squadra senza pianto  il nostro male (sperimentato lo abbiamo  più d’una volta: un’eterna rivolta)  e se è sacro, il nostro male  lo render

"Fresco di stampa": Stefano Guglielmin, "Dispositivi", Marco Saya Edizioni, 2022

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Scrivere poesia oggi Infine la parola, questo bianco d’uovo, che principia. Duemila anni di cenere sulla testa, e tempesta. Scrivere è questa neve sporca sui rami il loro scuro deviare che gemma quando vorrà. C’è attesa e disgelo intanto, il crescere di bocca in bocca. * Retorica dei contenuti Prendi a tema il disgelo o l’Armata rossa o la rossa e viva femmina in amore, vanti insomma una militanza politica o un affetto fausto, singolare, e chiedi realismo alla parola, mimetismo. E se non funziona fai leva sulla morte della poesia o sul fatto che non ci sono più i lettori di una volta i beati costruttori dell’impegno. * Rifondare Se scrivo una poesia al mese e muoiono un milione di esseri al minuto, l’argine che la parola mette, mente, non serve a niente. Se scrivo un milione di poesie al minuto, meglio smettere: è solo un moto compulsivo, una mia malattia morale. Se taccio, la terra lasciata incolta troverà comunque contadino o cemento, braccio buono o disastro su cui di nuovo investir