Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta RPlibri

Fabrizio Cavallaro, "Alta stagione", RPlibri, 2020

Immagine
L'ultima frontiera è la notte, che mastica piano i suoi sonni e li riporta a letto, magari contusi malandati quel poco da rimetterli in piedi al mattino dopo, tra rimorsi e ottusi malumori, purché evitino trappole coperte di foglie, scavate apposta per farci cascare il daino braccato. * Il gigante di buone maniere che assomiglia a John Cena ha occhi fessurati di verde marino, quando sorride si schiude come una melagrana, mette in evidenza i denti alla Bugs Bunny, e un po' morbido di fianchi, sul petto ha tatuato il motto domani mai più poveri . * Farsi una cosa sola in parole, e passi lunghi o corti, per vie diritte o storte, le storie brevi del mondo a volte si estenuano s'allungano dentro i nostri occhi lanciati come fresbees nell'aria gioco da ragazzi, vivere poi è l'unica risposta muta e saggia. * Quanta parte di te hai lasciato sul cuscino, fronde del tuo giovane fusto: la buona creanza che mi sudavi addosso. * Eccoci, nel deserto gobbuto che ci rassomiglia e

Riccardo Delfino, "Il sorriso adolescente dei morti", RPlibri, 2021

Immagine
  Sarà Natale da due minuti. Divaricherai le labbra nel vetro siderale che ci separa. Di come la morte avrà saputo simularci, non farai parola. Fisserai la mia pena per sottrarti al tormento. E di me farai  fine, smaltimento. * Guarda tra le viole come si baciano quei due ragazzi: perdendosi, e quasi non lo sanno - di esistere, ti dico, di certo non lo sanno - . Già so di loro che giocati dalla vita si giocano alla perdita, che non sanno tra le bocche calde, quale rione porti dritto al felice vuoto del letto. * Sento il dramma della vita nell’entroterra di ogni vena. Non splende in me altro sentore, mi anima l’insonne resistenza di un inganno, non l’amore, solo il nulla che albergo e l’affanno; quanto basta per non farmi ammutinare. * Era ottobre che la luce si lasciava oltraggiare dalla triste stagione. E noi poco amati, cresciuti d’ignavia come cose di poco valore. E sotto l’anfiteatro della dea fortuna, l’inerzia del cielo; le sagome brevi del nostro vangelo, attecchirsi alla notte