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Alessandro Assiri, “Abitarmi stanca”, puntoacapo Editrice, 2023. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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Una volta mi bastava poco, spostavo quattro mobili e credevo di aver compiuto una rivoluzione Adesso che sono così esausto da spostare con fatica anche una sola poltrona, lascio depositare la polvere chiamo qualche granello per nome, appoggio i piedi sull’unica valigia, immagino miracoli perfetti * Il mio azzurro ha una voce cruda non ha onde, è un reticolato un suono senza pace È l’azzardo di uno scarto la terapia a scalare da un mezzo a un quarto Avevi l’oro nelle mani e la danza sulla pelle passava il tempo e ti cambiavi il nome poi rotolavi in frantumi ai piedi del letto generazione di baci e di stracci la finta calma appesa al dubbio la puntina che gratta Ambiento le idee nel giardino di ogni nuova casa taglio l’erba troppa corta, poto la siepe malamente il rigoglìo mi angoscia Attendo lo sfratto che profani il luogo del mio male * Sto qua con l’odio che mi manca con le dita tolgo polvere alla foto soffio la paura che non so Difendo la rabbia come un posto di lavoro in questi gior

Alessandro Assiri, "Come", collana Lietocolle, Ronzani Editore, 2022

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come chi lascia una vita indecifrabile rischia l’archivio del silenzio così il contrario del vero non è il falso ma l’insignificante restavi alla fine di una partita persa soltanto un soffio lo stesso con cui si perdono i treni * come tu fossi la madre di un altro e maledetta la memoria il torno subito questo odore di merda e decubito questa stanza che non basta per fare una casa per tendere le mani bianche per spegnere la luce sono le undici di un piccolo orologio e ti rimbocco, ti bacio, ti lecco nell’altro letto il tuo bambino e tu che non riesci a ricambiare * come chi rompe le noci con le mani lui per diventare un uomo e lei per invecchiare in ogni figlio con un problema di aritmetica avrai tre vite da tirare fino a tardi nel finto modo delle comparse a lieto fine lo sbadiglio di nove mesi prima * come chi scrive lettere ai vivi inciampa nel fantasma a cui ha dato un nome quaderni di città inesatte scambiate per casa vite vissute senza dare nell’occhio in ogni foglio un amore che