Alessandro Franci, "Debutto nell'oblio", Interno Libri, 2024
La linea di canneti e parcheggi,
le grida di bambini sui cementi dei piazzali
e i camposanti silenziosi come frontiere.
I predestinati sorridevano coscienti
dei futuri certi lungo strade sicure
di ciminiere con mattoni rossi e fumi;
quando si persero tutti inghiottiti da ogni punto cardinale
lasciarono il campo alle intemperie, ai disarmi,
abbandonati e abbandonanti insieme.
*
I ferrivecchi, le auto smontate
i frigoriferi abbandonati
i boiler sfondati, taglienti di ossidi rossi,
i laminati delle coperture
dove le ruggini mordono i pali,
nelle discariche rifugio delle serpi
di cani a rovistare con i musi nei bidoni
nei tempi infiniti lungo le scarpate
prima della strada e dei segnali luminosi.
*
I muri a secco, i campi di trifoglio,
dimore di gasteropodi, l’edera tenace,
gli ornamenti lungo i rivoli asciutti
incisi dai liquami,
giacigli e trappole da prede
negli anfratti infetti di noie,
sonnolenze di ombre pomeridiane
e polveri sacre da bruciare
come incensi di chiese buie.
*
Gli svezzamenti prematuri
tra argini e rospi, giunchi lacustri
sono abbozzi approssimati;
le colpe per lucertole sventrate
e ricci schiacciati dalle pietre,
il gatto dall’orecchio tagliato con le forbici da sarto,
il tramonto all’ombra delle siepi,
forgiano le forze, disperdono le direzioni
con pagine erudite, lavagne nere
la fine e l’inizio, lo spazio a nonfinire.
*
E i rocchetti di filo bianco da ricamo,
da rammendo o punto croce colorati
di cotone, trafitti da aghi e spilli
nella scatola di latta scoperchiata
dei biscotti olandesi al burro
(all’uso ora di seconde nozze)
nell’unico tiretto del mobilino,
frugato per il niente, di profumi astratti
e briciole secche di chissà che pane.
*
L’oscura sorte è nelle strade vuote, nelle case lasciate.
Le sparizioni sono ingiustificate spore
disseccate in soffi.
Ci troviamo davanti agli altari,
sulle soglie da varcare alla cieca.
Siamo i superstiti del giorno
relegati nel ricordo di pagine secche
di certi libri che leggemmo, dimenticati,
pagine sfogliate con l’indice leccato
da salive nuove, voce per voce, distrattamente.
*
I muri e il glicine dei rami
il selciato lucido di ferro
di quella nebbia che torna
ogni sera che accade
quando gela e sterilizza le luci.
Il passo è incerto
- osso mancante a una carne -
e il silenzio arriva
nelle ore fissate a un tempo
ed è un fossile, un’orma.
*
Alessandro Franci è nato a Firenze nel 1954 dove si è laureato in architettura. Dal 1984 ha pubblicato poesie, racconti, scritture brevi e aforismi, con le Edizioni Gazebo libri. Nel 2013 ha pubblicato per Gingko edizioni il romanzo Il mese della Luna. Tra le ultime pubblicazioni, nel 2020 per SEF La fragilità dei pesi, nel 2022 per Vydia editore La lingua convenuta e nel 2024 per Interno Libri Debutto nell’oblio.
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