"Fresco di stampa": Stefano Vitale, "Si resta sempre altrove", puntoacapo Editrice, 2022


Travasi di luce

Soli, nella morte plurale
si resta sempre soli
tra alti muri d’ascisse e percentuali
scompaiono le storie singolari.

Soli, a riannodare un flebile respiro
con le vite degli altri
dove cresce il bianco del silenzio
e si spezza la certezza del viaggio.

Soli, nel gioco feroce dell’amore
tra temporali di vita felice
e gusci di noce abbandonati
sulle spiagge di lacrime e sassi.

Soli, semi di girasole, anima d’acero
di parole disperse senza colore
o forse soltanto talpe pazienti
nel buio a scavare travasi di luce.

*

Muoiono i giorni d’estate
sulla frontiera di nuvole e sole
frammenti di roccia scheggiata

nessuno ricorda
chi ha chiuso il cancello
ansia che cresce porta morgana:

non è più tua quell’ombra
ora fuggita dalla fodera chiara
di un tempo mai nato.

*

Miracolo della vita
è la percezione di sé
di colpo riflesso
nella vetrina d’un bar la mattina
perché ti sei visto e sentito
a te stesso sorpreso
nell’istante presente ora svanito
oltre il flusso arrogante del tempo
anche se, lo sai bene,
non servirà a niente.

*

Alfabeto muto

Cerchiamo la parola esatta, àncora
che viene dal bene
che ci afferri come un destino.

Cerchiamo la parola esatta, luce
nella piega delle labbra
nel gesto lieve delle dita.

Cerchiamo la parola esatta, argine
che ci renda lo splendore del silenzio
senza vergogna né rassegnazione.

Ma quel che abbiamo è
un alfabeto muto
passo senza cognizione
pieno d’errori
distrazioni, omissioni.

*

Mi guardo nello specchio
come fosse il mio ritratto
e mi sforzo di pensare
dove l’ho già incontrato.

Il tempo intanto scivola
e non trovo le parole per dire
la paura di rileggere la storia
in un ritaglio di giornale.

Così rammendo e cucio
cose che più non riconosco
e giro lo sguardo altrove
sul me stesso che non trovo.

*

Ogni giorno tocca fare
un po’ ordine nel mondo

lavare pentole e stoviglie
sciacquare poi asciugare il lavandino
coltivare il senso del decoro

disfare letti, case, amori
e daccapo di nuovo sistemare
per non lasciare tracce di noi

come fossimo passati lì per caso
pioggia svaporata dopo il temporale
piccola fatica universale.

*

Autostrade

I.

Scoppia di luce il cielo d’inverno
nell’artiglio del nibbio
altra luce ora si sbianca
sbanda e vola sbilenca
oltre gli immaginati sentieri
incerto è l’appoggio
nell’andare e venire
da una vita all’altra
c’è questo segreto vuoto sentire.

II.

Stanno le poiane di vedetta
con le ali ripiegate
lungo le autostrade
immobili come i vecchi seduti
sulla porta di casa
silenziose sentinelle
sul confine del niente
testimoni indifferenti
del nostro transitare.

*

Stefano Vitale (1958), nato a Palermo, vive e lavora a Torino. Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia), nel 2005 Viaggio in Sicilia (Libro Italiano, Ragusa) e Semplici Esseri (Manni). Seguono Le stagioni dell’istante (Prefazione di Mauro Ferrari, Joker 2005); La traversata della notte (ivi, Prefazione di Giorgio Luzzi, 2007); Il retro delle cose (puntoacapo 2012, Prefazione di Gabriella Sica); Angeli (illustrazioni di Albertina Bollati, PaolaGribaudoEditore 2013). Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) la raccolta Mal’amore no (SeNonOraQuando). Del 2017 è La saggezza degli ubriachi (La Vita felice) e del 2019 Incerto confine (illustrazioni di Albertina Bollati, prefazione di Vittorio Bo) per PaolaGribaudo Editore, Torino. 





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