"Fresco di stampa": Antonio Francesco Perozzi, "Lo spettro visibile", Arcipelago itaca Edizioni, 2022


Caduta

Quindi è cieca – e questa
cecità per ora la chiamiamo
attesa. C’è una base; la certezza
no: è un’altra cosa. Prima ancora
di fare la corda serve sporcarsi
le mani. Ora la prova si incentra
sulla differenza tra ricordo e chilometro,
che al buio sono uguali; sul senso
della caduta. Sono tentativi.

*

Lo spettro visibile

È apparso il giorno come una cosa
frontale, e prima del previsto. Lecci da poco
si scartano dalla collina che è l’occhio
di noi, le case salite, la strada che.
Mai si sarebbe pensata tutta l’aria
– scarsissima – evaporata tra gli organi
che guardano fuori e appunto il fuori
ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.
Difficilissimo spiegare come (droga
degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle
(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.
Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo
si verifica: è lui, primavera di carne che
entra per sempre. È lui, è spostato
qualche secondo in avanti rispetto
al proprio spettro.

*

Larve

Il destino dell’immaginazione ha corpi
viscidi e bianchi, aggrovigliati
in un disco di terra. A infilarcela,
una mano ne avverte le scanalature
ai fianchi, i rigonfiamenti e un agitarsi
cieco tra i polpastrelli, liquido opaco
rilasciato dallo striscio. Che sia la figura
un ottenimento, un risultato chi può dirlo.
Per ora bocche minutissime tolgono il margine
ai loro figli, e già si sente da lontano
l’odore umido di un’altra natura.
Saranno spoglie, sarà uno schiudimento
del cristallo.

*

Ovunque

Purché siano molte, o fittissime.

Tra i vari generi di rampicanti troviamo
le edere e il glicine. Però la storia
vegetale gronda ovunque e bisogna
scavare a fondo prima che il granito
la estenui o annulli o sollevi.

È l’abitudine delle costole
a impedire una piena comprensione
dei funghi. Progetto: eliminazione
dell’orientamento; attesa; una lenta
regressione al minore; spargimento.

Purché sia una volta, e per sempre.

*

L’acidità del suolo

No, non così. La terra va immaginata
con la tecnica della saliva, cioè riportando
la superficie alle interiora. Se ci fai caso
il modello gastroesofageo si presta
a una teoria del suolo: rovescio
di bile e quindi salivageysermagma.
Poi è chiaro che non puoi sostituirti
alla roccia. Ma intanto ora sai
dove cercare, che non è un fatto
(semplicemente) di starci sopra.
Sotto la lima del terriccio si aggrumano
i sali, i metalli, i morti e dal basso
si inacidisce la stagione.

*

Il vuoto percosso

All’interno della luce una dose d’acqua
la intride: visto da qui, questo cielo appare
abbassato, se l’amaca rivolta e l’aria
fa il bordone; ora è il pavimento
il Nord celeste e tutto il resto
è liquido che scola in una fogna.
Senza sforzo si contano i metri e metri
dal punto di fuga: tra capo e capo
si apre una bolla vuota; la percuote
una vertigine a rovescio, il gesto del pendolo,
un suono finissimo di embolia:

*

Antonio Francesco Perozzi è nato a Subiaco nel 1994. Insegna italiano nella scuola secondaria ed è autore del romanzo Il suono della clorofilla (L’Erudita, 2017) e della silloge Essere e significare (Oèdipus, 2019, prefazione di Francesco Muzzioli). Gestisce il blog di scritture “La morte per acqua” e suoi articoli, racconti, poesie sono apparsi in riviste e antologie.





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