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"Fresco di stampa": Clery Celeste, "Salvare il necessario", Pietre Vive Editore, 2023

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Era stato così libero l’inizio poi è arrivata la paura. Ha trovato un nido in questo cranio coperto da capelli e cuoio fresco. Ho dato la colpa a un giorno preciso come un incidente che ti sfianca invece era quello che sono sempre stata nelle catacombe delle viscere. Il rifiuto, la perdita, il giudizio. * Quando da piccola cadevo mi dicevano che senza aiuto non ce l’avrei fatta. Sta in quella negata volontà muscolare il mio esistere inclinato la crescita dei germogli in obliqua direzione la linea della luce quasi orizzontale sui sassi attorno ai vasi. * Hai ragione quando dici che passo il fuoco nelle mani, che rischio di bruciare quel che trovo ma cosa posso farci se io prendo fuoco intera se almeno nel dolore riesco a essere una qualche forma di luce. * Questo confine non chiede e sta come argini scavalcati dalla nebbia, fossi che sono tutti vuoti, neanche più le rane si trovano. E tu che fuori stagione mi pesti come si pesta il mosto io faccio il rumore dell’uva schiacciata che sord

Bando Premio Poeti Oggi 2024

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Il concorso giunto alla quarta edizione si articola in un’unica sezione: poesia inedita a tema libero in lingua italiana senza limiti di lunghezza e metrica. Sono inedite le poesie apparse su blog, siti e social media. Si partecipa con un singolo testo da inviare all’indirizzo:  poetioggi@gmail.com  specificando come oggetto “Premio Poeti Oggi”.  Scadenza bando 22 gennaio 202 4 . Dovranno essere presentati due allegati: Allegato 1 - documento .docx (Word) contenente titolo (eventuale), testo della poesia, nome e cognome dell’autore, indirizzo mail e numero di telefono. Allegato 2 - documento (anche foto o scansione) che attesti il versamento della quota di partecipazione. Tutti i partecipanti regolarmente iscritti riceveranno una mail di conferma. La segreteria provvederà a inviare ai giudici i testi partecipanti in rigorosa forma anonima. La quota di partecipazione è di 5 euro a sostegno delle attività di Poeti Oggi nel diffondere la poesia contemporanea in lingua italiana, da versare

Nadia Agustoni, poesia inedita

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ergót de Bèrghem A só a mé ergót de Bèrghem ü tochelì l’arca de nèbia sö i fiöm o la tèra nöa de avrìl che la splènd – i paìs de sul e èrba, ö balcù di àe e chèl che ’l vé ’n di öcc di iv i röse e l’mónd. - qualcosa di Bergamo Sono anch’io qualcosa di Bergamo un pezzetto / l’arca di nebbia sui fiumi o la terra nuova di aprile / che splende — / i paesi di sole e erba, un balcone di api / e quello che viene negli occhi dei vivi / le rose e il mondo. * Questo testo in dialetto bergamasco tradotto dall'autrice è stato scritto e letto a un evento dedicato ai poeti di Bergamo e Brescia curato da  Gabrio Vitali e Maurizio Noris, in occasione delle celebrazioni per la nomina di Bergamo e Brescia a Capitale italiana della cultura 2023. * Nadia Agustoni (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2021 è [la casa è nera] , Vydia editore, del 2020 è Gli alberi bianchi,  Gialla oro Pordenonelegge-Lietocolle, del 2017 è I Necrologi, La Camera verd

Cristiano Sormani Valli, "La certezza delle mani", AnimaMundi Edizioni, 2023

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per quello che siamo venuti a fare, per questo viaggio, ci servirebbero occhi buoni per riconoscere la strada e domande per ascoltare il respiro degli altri. ci basterebbe la gentilezza dell’albero che cresce quando non lo vedi. una felicità plausibile e nient’altro che faccia suonare le campane quando il momento viene. * l'amore è una cosa piccola qualcosa da curare. è un armistizio in mezzo alla battaglia, sapore appeso alle labbra. sorpresa nelle lacrime, è risata benedetta. cura senza guadagno, paese in festa. è l’incertezza della saetta. è sparire. ritornare. l’amore non ha fretta. * si scrive per gioco sul filo del rasoio. per riposare nella grazia, per ringraziare, per essere nel poco. si scrive perché l’animale esca dalla tana, l’albero metta radici. per la brezza e la bufera, per il salto e per la frana. si scrive per la certezza della sera. * rimpiango gli occhi docili con cui guardare l’inverno, lo spazio aperto, la distesa. mi nascondo in questo buco in cui calcolo, pro

Francesco Giovanni Bresciani, "Del tutto e di minuscole cose", Porto Seguro Editore, 2023

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I sogni I miei sogni non varcano la soglia del mattino, i tuoi li ritroviamo sempre sparsi nel letto quando ci svegliamo. Ogni giorno decidi ciò che è buono e ciò che è da buttare, salvi pezzettini spaventosi, ne fai collane da indossare per tutto il giorno, per tutti i giorni dall’infinito fino a ora. Tu vedi dove io non so guardare, c’è una parete nella volta di ogni notte e nel mezzo una porta che impedisce all’universo di riversarsi in noi, io spio attraverso la serratura quando tu sfili la chiave. * I laghi Torniamo all’acqua, è bastato sfiorarla una volta perché si ricordasse di noi. Ci immergiamo, ci riconosce, come embrioni nel liquido amniotico del mondo. Ne usciamo e ancora siamo lì, impressioni omeopatiche, cartine di tornasole, indici d’esistenza nel laboratorio di Dio. * Abbraccio Il mio abbraccio non combacia mai perfettamente al tuo corpo non so se sono io o lui a esser storto, per quanto ci proviamo a far sì che il dolore scivoli è sempre uno scontro, spigoli su spigoli

Grazia Procino, "Filottete ovvero i vuoti ancora da sfamare", peQuod, 2023

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Filottete contemporaneo Io sono stato molto solo. Sono molto solo: ho una casa assai spaziosa, mobili pochi, non mi servono, solo la credenza che contiene le mie medicine è assai ampia. I miei malanni mi costringono a prendere a ogni ora pillole su pillole. Potrei elencarvi in ordine alfabetico ciò di cui soffro, ma non voglio rattristarvi. Forse, è per via delle malattie che la gente mi evita, mi guarda con circospezione. Ogni essere umano sano dovrebbe vivere accanto a uno malato, fin da piccolo e non subirebbe alcun trauma, giunto all’età adulta. Invece, si decreta il distanziamento sociale e fisico per la malattia ed è la morte per l’anima. Io sono morto prima di me stesso. * I vicoli corti sono brulicanti di voci mendicanti di rumori nel via-vai frenetico di donne che si ingegnano a stare al mondo: tu ridi io pure al gioco beffardo della morte. Nel nome del dolore ti chiedo di non arrenderti prima che il vento gelido sconvolga le tue chiome e l’urna accolga le tue sfatte membra. *

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Marco Candela

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una forma infantile di gelosia Se Robinson Crusoe avesse chiamato Giovedì l'indigeno salvato sull'isola deserta, mi avrebbe semplificato la scrittura di questo verso. Quando si avvicina il giovedì Santo è vietato mangiare carne: ancora oggi aggiorno la lista dei numerosi peccati finora commessi. Tre rose rosse e una bottiglia di cognac sulla tomba di Edgar Allan Poe. Al corteo funebre, gli unici a chinare il capo furono un corvo e un gatto nero. Era una forma infantile di gelosia. Strappare per dispetto i petali bianchi di un fiore divinatore. Cos'ho di te? Nulla. Di me hai tutto ciò che ho voluto darti. Ci sono ancora bambini e topi ad Hameln? Per le strade non si sente volare un insetto. I quattro musicanti di Brema stasera si esibiscono altrove. Non era giovedì quando venne ammazzato John Lennon: il suo numero fortunato era il 9, il mio il 7. San Marco folgorato sulle strisce di Abbey Road. * Marco Candela ci propone una poesia davvero singolare, straniante e complessa d

"Fresco di stampa": Luca Pizzolitto, "Getsemani", peQuod, 2023

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Il parto avaro della notte mastica e sputa la displasia del giorno, separi il respiro in due acque. I cieli divisi della tua fame. Nell’abisso, nel vuoto non esiste parola. * La vita che attraversiamo a mezz’ora dall’autogrill. Fibra minuta, fragile. Il nostro umano non restare, cadere, farsi pioggia in aprile. Lasciare. * Agosto è fermo sopra i tuoi occhi approdi dal mondo uccisi, dimenticati il senso smarrito delle cose, indistinto pudore nella luce. Nell’annuncio sacro del vento una spoglia, disamata bellezza. * Le fermate vuote dei tram, le corse lungo il fiume – si svela agli occhi il lento morire – il fiore svestito dei giorni. Ricuci lo spazio di fede, la luce guasta del mattino. * Il giorno breve di luce consuma dicembre nel sonno trafitto, l’elleboro fiorito. La tavola pronta, la cena mai consumata. L’amore è un cancro che mangia la carne, smagrisce ogni attesa. * Miseria della sete vetri rotti carne di sale, chimera e rovina cinque corpi a riva, sputati dal mare. * Chi getta

"Fresco di stampa": Ivan Crico, "L'antro siel del mondo", collana Lietocolle, Ronzani Editore, 2023

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La glicìnia I xe bei i fiori de la glicìnia de la curta vita, te me di ʃée. F óghi viola de seda, scuri òri sensa memoria e sensa mai modo de catarse, desfadi como neve in ta'l sol cu'i sacreti del s ó color... Vàrdeli. Te xe como l óri. Anca ti te arde in ta'l v óido. Il glicine Sono belli i fiori del glicine dalla breve vita, mi dicevi. Fuochi viola di seta, oscuri ori senza memoria e senza mai modo di trovarsi, dissolti come neve al sole con i segreti del loro colore... Guardali. Sei come loro. Anche tu ardi nel vuoto. * Solità del ciaro Solità del ciaro che 'l se distira gualìu sui paredi de le cànbare de domènega e te par de b ót che 'l vìvar integro, cun dut quel che 'l xe sta e che l'à 'ncora de nassìr, drento de élo al sìe serà. Solitudine della luce Solitudine della luce che si distende uniforme sulle pareti delle camere la domenica e sembra quasi che il vivere intero, con tutto ciò che è stato e che ancora deve accadere, in essa sia racchiuso *