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Valentina Casadei, quattro poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita " Per dirmi che c'è altro" * Dare il cuore prima del tempo sabotare la gemma accarezzare le ombre la pietà s’inchina alla tua coscienza senza tormento ai cerchi che il sasso crea nel fiume e quel dio che nessuno sa trovare è il lasciarsi cadere all’indietro per vivere fino a morire il tormento, la seconda volta è solo abitudine * Il complotto degli spettri mi chiede se la preghiera ha curato lo squarcio? Porgo l’altra guancia al clone del mio aguzzino e l’universo senza memoria continua a girare sotto la luna di mezzanotte C’è solo una sola parola che non vorrei dimenticare * Nella sosta scarna la polvere creava miracolose presenze la cena fredda gridava il tuo nome portavi via con te l’abitudine della sera quando un bacio diventa tempo e un rassicurante destino prima di andare a dormire preferendo al sonno una veglia feroce in cui il miraggio del tuo arrivo è solo l’aria di una silhouette che trema un minuscolo incendio fatale * Bufere

Salvatore Annunziata, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Nel giorno Nel giorno che dà senso agli altri giorni dicesti: vado. Bisogna. Ed io restai da solo lontano dall’oblio degli alberi e delle loro voci. Una folla di occhi commossi poi più nessuno parlò perché la morte, padre, ora lo so mette a tacere soprattutto i vivi. * Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA), dove vive e risiede. Nel 2010 pubblica la raccolta “Mondo parallelo” (Graus Edizioni) e nel 2013 pubblica la raccolta di poesie d’amore “Dello stesso amore” (Graus Edizioni). La poesia contemporanea in lingua italiana

Francesca Innocenzi, quattro poesie inedite

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La bimba gioca sulla porta di casa. Non si allontana. Dentro, un’abitudine di pose misurate – la frutta nel vassoio al centrotavola le pentole lasciate su un ripiano ad asciugare. Fuori, tramestii di motori, versi di animali voci da fiera. La bimba resta sulla soglia gioca un gioco che chiamano campana – un piede dentro, un piede fuori l’area della mattonella. * Nell’acquaio gocciolante di fiori sciacquavo le stoviglie quella sera nell’istante della tua dipartita. Al getto del rubinetto tendevo il braccio, mentre un’altra mano, di sopra ti stringeva il polso – e tu, non vista di là della finestra ti scioglievi in una venatura d’aria. * Liberarti dai graffi della terra che ti porti addosso, quando ti giri e nulla posso se non stringere a te lo sguardo. Convincermi che è un demone bugiardo la paura, che tanto più chiama quando una fede si affaccia incrollata. Quando per far entrare luce dal balcone ti sporgi un poco e tiri su un punto malcucito di sutura. * Piove così leggero che ti svuo

"Fresco di stampa": Stefano Bortolussi, "Esilienze", Stampa 2009, 2023

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La sensazione all’arrivo non è quella di pelle mutata, abbandonata di rettile freddo di sangue e ingratitudine: è un sentire obliquo, doppio perfino, iniettato di colpa al pensiero dell’esilio vero di chi parte da un tutto di tragedia verso il nulla dell’ignoto; ma la ferita che si riapre puntuale a ogni rotazione di flap, discesa di carrello, stridore di ruote gigantesche sulla pista è quasi tattile di presenza, ingombrante, e perde per giorni un siero trasparente di lacerazione – e medicarla è parte dell’emozione fratta di essere qui, a occidente di te stesso, e al contempo sempre lì, da dove sei partito. * Il sonno a volte genera più confusione che riposo, specialmente quando irride lustro e sfuggente come creatura di palude, solletica e indietreggia come schiuma di battigia; e per il tempo che impieghi a sbrigare la burocrazia del risveglio non ricordi più se è qui o lì che le finestre sul retro di casa sono spiate da vicini curiosi di cosa metti in valigia oppure salutate dalla vu

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Margherita Autuori

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Stavolta sono andata fino in fondo al corridoio: in camera la luce era accesa ci illuminava intenti a spogliarci, una lama dopo l’altra ci toglievamo il mondo di dosso fino alla fine che non ha ossa e non vede come vedono gli uomini. * La luce è da sempre uno degli elementi chiave che più spesso ricorre in poesia: genera illuminazioni, evidenzia zone d’ombra. È fedele a questo insegnamento Margherita Autuori che “Stavolta” (incipit che allude da subito a un’eccezionalità da cui nasce la sua poesia) vive l’esperienza della luce come “una lama”, fautrice di un processo di spoliazione, di scarnificazione, che riduce la realtà alle sue “ossa”, alla sua radice costitutiva. Come per Cattafi, giungere fino all’”osso” equivale a conoscere l”’anima”, la ragione profonda, il significato sotteso alla realtà. Rimosso tutto il superfluo si accede allora alla vista autentica, quella che “non vede / come vedono gli uomini”, apre varchi di conoscenza e di esperienza scevri da sedimentazioni e convenzi

Anna Salvini, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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Avvenire Il viale che ha perso le foglie così spoglio è sempre più simile a me ma la neve sui prati è un buon tempo e anche i miei occhi nei tuoi sono un'acqua ferma, perpetua l'avvenire dei campi per il riposo. Lo voglio proteggere il lungo abbraccio dei giorni rimasti la mia appartenenza alla quiete finché ne ho la forza, raccogliere il fiato di ogni cosa perduta stringere il seme, lasciare la presa al buio del bulbo che accade. * Anna Salvini ha pubblicato la silloge Calma apparente , pubblicata da Interno Poesia nel 2017 e andata in ristampa nel 2021.  La poesia contemporanea in lingua italiana

"Fresco di stampa": Paolo Pistoletti, "Al di qua di noi", Arcipelago itaca edizioni, 2023

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[ come sarà stato  allora ] Adesso che ti nascondi dietro ai nomi e non chiami. Hai freddo fuori casa stai in pensiero nel tuo maglione di lana grosso colore terra bruciata tutto intorno non ti accorgi delle cose che sono da loro hai imparato che oramai non ci sono più senza te. Adesso che poi ti rivedi in te che vai via come un tempo arriverà la svolta dell’estate. * È notte il mondo fuori è uno schermo buio. Ma ci moltiplicano i vetri dove poso lo sguardo per mille anche se non vedo cosa ci sia o ci faccia la mia di quello che non sono. Quando volto il mio verso quello che non è in me il mio verso più in là dopo la sedia – tra bicchieri bottiglie e vasi. C’era una candela in cucina per ogni volta che la corrente partiva. C’era un punto esatto dal quale la luce se ne andava da quello che eravamo tutto occhi. * Dall’essere del fuoco noi della casa in fondo al viale. Dalle pietre dalla calce e dal gesso. Da ogni segno di lapis al netto delle mura. Dalle misure senza scarpe prese alla vi

Riccardo Benzina, "Scenario", Taut Editori, 2022. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Madre io vorrei scrivere il pensiero di un cavallo che corre, di un uccello che vola. Ma non ci riesco, e il mio il dono d’amore si fa ogni giorno più grande. Si fa un inferno affamato una rappresaglia l’ispirazione di una promessa dico. Quasi che la bocca nascondesse per davvero ciò che parla quasi che la spina potesse per davvero continuare a reggere gli eccessi della carne. Ieri ho fatto un sogno in cui ero vivo ancora, già, e non di questa strana silice che sono. Ho avuto assai paura e grande ebbrezza. Idillio e dissolvenza. Ma lo spettacolo è finito, e deve continuare. * Sai, si leggono i volti come mappe: qui la montagna, questo il sito delle rovine. Noi seguiamo il canale non profondo coi cigni, i rifiuti, e la luce sopra. Dove le parole sono soste indifferenti, quasi (vecchie, pure, umane) – e nulla conseguendo, ritorniamo. Ritorniamo, perché dal nostro bunker si sentono i salmi della materia, perché teniamo a queste poche ore di riposo, al sabato: al trauma che ci parla dalle

Giulia Catricalà, tre poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita  "Antinomia d'urto" * La notte galleggia su roghi di stoppie  un ricordo distorce i binari elude il contrafforte  si fa creatura viva brillante  tu. Così penso a mio nonno morto dieci anni fa a tutte le morti della mia vita come un’agopuntura  solo per cambiare nevralgia. * Questa distanza mi sembra impraticabile è un bosco sigillato nel tronco, un fuoco raschiato dalla luce. Già si cuce la sera già la notte tesse la trama e si equivale. Spacca in due le sue domande, io non rispondo, fingo il sonno dove sogno di urlare. * L’antinomia delle rondini in volo è uno spettacolo senza redini, le osservo sgusciare nell’aria le ali gemmate al sole misurano la traiettoria sono feritoie, spilli d’aurora immischiati addii. * Giulia Catricalà è nata a Roma nel 1990. Ha studiato lettere moderne alla Sapienza di Roma e si è diplomata alla Scuola di giornalismo della Luiss. I suoi versi sono stati pubblicati su varie riviste. Coltiva la passione per l

Antonio Nazzaro, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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ogni tanto scrivo una lettera con la mia disgrafia è un lavoro lento racconto di questa finestra sconosciuta a incorniciare case e verde appuntito scrivo con impegno calcando la biro sul foglio di carta che sembra soffrire il peso delle parole e della signora che passa con le borse piene della spesa lo scorrere lento delle auto nella strettoia l'odore della pioggia a rotolare dal cielo per mischiarsi a quello della veste fiorita di una vicina mentre ricalco la grafia orrenda mi scrivo una lettera la piego dolcemente e la imbusto lentamente molto lentamente cercando di ricordare l'indirizzo del destinatario e del mittente * Antonio Nazzaro , nato a Torino nel 1963, è giornalista, poeta, traduttore, video artista e mediatore culturale, fondatore e coordinatore del Centro Cultural Tina Modotti. È direttore di diverse collezioni di poesia italiana e latinoamericana per differenti case editrici. Ha pubblicato le sillogi: Amore migrante e l’ultima sigaretta (RiL Editores, Chile; Arc

"Fresco di stampa": Sergio Pasquandrea, "Lunario", Arcipelago itaca Edizioni, 2023

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Eppure sotto questa crosta di metafore devono esserci le cose come sotto la pelle c’è la carne e sotto la carne le ossa bianche e pulite. Così dev’esserci il mondo dietro la mia mano che lo tocca dev’esserci un altro corpo stretto al mio dev’esserci un senso qui e ora ma bisogna fare silenzio. * Gioia Grazie all’incuria della pubblica amministrazione i papaveri sono cresciuti rigogliosi sul bordo del marciapiede e Gioia nel suo quattordicesimo mese può attraversarli a gambe ben divaricate nel suo body rosa confetto bionda in mezzo a tutto quel rosso. * Átha An Ghainimh (Sandyford) Poi ci sono le cose sfuggite all’obiettivo i due adolescenti in bicicletta per una via desolata del North Side uno sul sellino l’altro semisdraiato sul manubrio la ragazza con gli occhi del celeste più incredibile che avessi mai visto il gruista che mangia il suo pranzo sospeso a cinquanta metri d’altezza nella cabina gialla contro il cielo azzurrissimo. * Raccolto Pettinando i capelli di Lorenzo li trasformo

Giuseppe Cavaleri, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2023

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È tardi. Gli umani negli alveari. Rincorre l’umido i marciapiedi, le facciate abbracciano le ringhiere, i portoni le soglie le barriere; ogni sostanza permane compiuta. L’ingranaggio del mondo è natura, che nulla ti spiega e muta ti sputa. Un tempo la credevamo nei boschi sul durame bagnato dall’autunno. Ma una sera - era tardi, la stanchezza cedeva dalle palpebre alla sclera – carne chiamava carne in penombra, una finestra attendeva un ritorno, dei gatti si leccavano in cortile. Frantumati in un soggetto più grande, siamo parte in un colosso che ingloba. Cerchiamo il perché dell’essere luogo, ma un deittico è l’unico indizio: qui, fangose e superbe le avventure. * Giuseppe Cavaleri è nato a Catania il 27 settembre 1994. Si è laureato in Filologia moderna presso l’Università degli studi di Catania. Diversi suoi componimenti sono apparsi in alcune riviste e blog online. Per il blog Alma Poesia cura la rubrica "Le contaminazioni di Alma". Attualmente vive e lavora a Milano. La