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Stefania Giammillaro, tre poesie inedite

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Viaggiano le perplessità dei giorni lungo le crepe degli affanni La vanità dei tempi muore impigliata tra setole arrese agli ultimi capelli bianchi Dimentico è il volo sulla curva delle scale quando la terra trema al rintocco e il coltello è mantra devoto sui ceri spenti di un baccanale. * Hai votato la tua sacra bellezza al tabernacolo di amanti senza tempo Hai offerto seni turgidi all'usuraia abbondanza e crocifisso imeni su lenzuola di salvezza Hai ingoiato scelte e rimorso la lingua prima dell'ultimo bacio a stampo stendendo panni di ghiaccio su gomiti viola appesi al balcone delle marionette Oggi dimentichi la tua forza e se esiste giustizia che riscatta la perdi al rigore dei birilli nel travaglio di un parto, senza nascita. * La geografia del corpo non sconta il peccato originale quando le narici adescano il polline soffiato dal feroce ritardo di fine maggio  "La primavera può ancora arrivare" schiaffeggia il sussurro  su chi trattiene il tumulto nelle ossa  e