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Mattia Tarantino, "L'età dell'uva", Giulio Perrone Editore, 2021

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Dammi una parola onesta, che risolva la brevità del mondo e delle cose; che sia oppure indeclinabile, sospesa nella voce a stabilire cos’è che dura e cosa non ha tempo. * Vorrei conoscere il mondo dei morti, reclamarlo in una lingua senza storia che non abbia una grammatica, ma possa avverare tutto ciò che si pronuncia. Mi usano per parlare a chi è rimasto, vogliono che dica, rovesciandola, la parola che non hanno mai trovato. * Vedi, non restano che i nostri frutti sulla tavola: mia madre che li sbuccia; i loro nomi che pendono dall’orlo e cadono tra il pavimento e l’invisibile. Ora all’uva basta un soffio per marcire in fretta e diventare una preghiera. * Sottovoce insegnami il mistero che agita le cose e l’invisibile. * Ci sembrava rimanesse solamente una parola impronunciabile per dire il fremito, l’angoscia, oppure i giorni che giravano e tremando sostenevano questa stagione sconosciuta in ogni casa. * Mattia Tarantino (Napoli, 2001) codirige Inverso – Giornale di poesia e fa par