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Giulio Zambon, tre poesie inedite tratte da "usa e getta"

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sto aspettando la chiamata in cui qualcuno mi dice che sei morta che li avevi nascosti bene i dolci nei cassetti e che erano centinaia, vuote, le buste nel cestino io gli direi che lo sapevo, che te l’avevo detto la chiamata durerebbe un quarto d’ora sono molte le cose che muoiono in quindici minuti. * Teresa diluita dai farmaci, ha chiesto dal fondo del letto che era un abisso di vedere sua figlia ancora di vederla ancora una volta l’infermiera che più le somigliava, allora si è sporta, le si è fatta vicino le ha detto «mamma ciao, mamma» non ha impiegato molto, la trasparenza a salirle fino agli occhi guardarla, ormai era guardare l’acqua in un bicchiere: attraverso sotto, il cuscino. * potrebbe entrare qualcuno, adesso, accoltellarci ma tu su questo letto l’acqua nelle tubature nei muri qualcuno potrebbe accoltellarci, adesso, entrare e sarebbe nitido e improvviso il bianco della lama nella schiena ma tu dormi, amore amore, dormi non si può rompere questa cosa, questo dappertutto ch