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Francesco Iannone, "Prima opera del gesto", peQuod, 2022

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Qui c’è una grazia di mantelli sull’acqua una descrizione nuova della caduta. Il tuo vero tu galoppa gli stormi depone il suo piccolo raggio frag li alberi si posiziona al culmine del crollo dove il bambino abbatte il monumento in solitudine. Che ti avrei amato con lo stesso smarrimento degli eroi che toccano i cancelli di casa dopo lungo tempo, solo questo chiedo che ogni combattente trascini la lotta al livello della luce e baci le rughe sulle nocche del nemico anche così è la vittoria. Nel più umano sventramento dell’attimo siamo insieme se siamo vivi. * Siamo il getto d’acqua che ammaestra l’incendio del dire siamo la stessa solitudine del soldato di fronte alla falange ma la mia guerra avanza oltre la sillaba il suono la parola. Si innalza sulla rupe come l’ultimo grido dell’umano la vita la vita la vita che mentre la dici fa schiudere le bocche al coro fa esplodere la boccetta nell’aria. Io sono lo stelo invincibile venuto dal niente senz’acqua e senza cure sono la mano che pesca