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Emilia Barbato, “Primo piano increspato”, Stampa 2009, 2022. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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La vernice chiede al croco la memoria dei suoi stimmi, all’eliotropo quel colore su cui riposano chiarori e trasparenze che colmano la lunga assenza della materia. La parola è un fossile, lo scheletro di un suono che si ripiega in un cerchio d’osso, un’essenza vuota di zafferano. * Con un peso di piedi sul paesaggio lunare della spiaggia la casa dischiude la porta, il vento corre salmastro dalle stanze. Le giovani dune versano il dorato muto del giorno e i gigli marini si spezzano sul litorale non curati dagli occhi. Perfino le drupe di ginepro si piegano all’unicità; due piccole righe, bianche, filano agili negli aghi. * Tutte le mattine lisci il letto lentamente, cerchi le vestigia dei capelli, l’eco di una risata che scuota l’aria della stanza, un sorriso rosso e carnale ma nello specchio trovi solo un concetto molto consueto di piastrelle. * Avremmo dovuto restare segreti, un po’ dimenticati come locande remote di campagna. Avremmo dovuto essere fitti muschi insinuarci nelle clavic