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Omaggio a Cristina Annino (1941 - 2022)

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Casa d’Aquila Vado verso la casa in una miseria di caldo sopra di me, nella morta estate senza onori. Né telefono, fiori. Tento di capire che dica l’uscio premendosi la bocca con le mani. Che vuol dirmi senza onori la casa? Non entro ma guardo fuori l’oscillante lingua dei piani. Penso: non ci fossi più m’aprirebbero con cerimonia, su fondo turchino e le dita fari, leggendo quanto ci misi a scalare una casa vivendo. Sarebbe la Verità, perch’avevo ragione in tutto, e parlavo ai pesci del mare. Alzo le mani senza resa, senza voltarmi. Niente fiori, casa dolorosa; ti peso sui due reni della bilancia. A chi andrà tutta questa ricchezza, lo spreco delle forze, l’aquila dentro di me? * Lasciare un ospedale come un lento giro di umidità, poi le finestre chiare senza uccelli, in una mattina fredda, dicembre 21, desiderare te all’uscita che risolvi ogni frase maledetta, col cappotto e le giarrettiere indorate, feroce dolce scandalo, e il tuo corpo invade la cinta dei muri. Ma non ci sei; ti ric