"Fresco di stampa": Michela Zanarella, "L'eredità del bosco", Macabor Editore, 2023


Nei rami di ciliegio si cela un’appartenenza
la cicatrice di un’altalena
esiste ancora nella memoria del vento
e nel mio misurato e clemente ricordo
di un’estate adolescente
è come se l’attimo della spinta, del volo
fosse rimasto intatto
tra le dita del tempo
mentre la vita popolava di spensieratezza gli occhi.
Dice la montagna che salivo in alto
quasi a uscire dai confini del sole
volevo sicuramente far durare la luce oltre il cielo
e magari ritrovarla a distanza di anni sul soffitto
sotto forma di civetta e silenzio del bosco,
luna matura in dormiveglia sui palazzi.

*

Quassù il vento a volte fa spavento
sembra voglia spingere lontano il tempo
le rocce hanno visto soldati perdersi e morire
altro dolore più recente giungere al confine
i rami dei ciliegi di notte
rivivono la spinta di un passato
che ritorna e di un presente che si assenta
per fortuna la luna non smette mai di fiorire
stasera è così rossa che pare
un sogno di fuoco tra le cime
ed io non ho che silenzio acceso tra le ciglia
il miagolio improvviso di un gatto
tormentato dall’amore
l’infinito che prosegue nel cielo
sottomesso al buio in piena estate.

*

Schiene di roccia rivolte al sole
ormai lontane
come il volo di poiane
il vento è rimasto tra i ciliegi
ad allungare nostalgie.
Ho portato con me l’odore di terra rinata
nella pioggia
il respiro pieno del bosco
tra le labbra nascondo il silenzio
incrociato al ciglio della strada
tra me e la montagna
esiste una discreta somiglianza
entrambe sappiamo che amare il cielo
è l’unica quiete possibile.

*

Intuire nell’oscurità
i desideri del buio
stasera sento il cuore della luna
strappare il confine
e fare della luce un rumore di sogno
l’amore ha gettato l’ancora oltre le nuvole
fosse la grandezza del cielo
un’unità di misura
non basterebbe a contenere la parola più pura
l’eternità come un dono sboccia a notte fonda
e splende in un silenzio scaltro.

*

Ancora piove.
Il cielo sembra in altomare
mentre la sera è di nuovo alla finestra.
Dove siamo
le parole hanno smesso di cercare un senso
il fatto è che il buio è in agguato
nessuno vorrebbe ascoltare una fine improvvisa
il fiore di loto non fiorirà più.
Non è un inganno la morte
mette maschere e lascia un silenzio clandestino,
poche cose per chi resta.
Se si potesse vivere asciutti, senza dolore
esagerando d’amore
penseremo all’eterno come a una luce sotto casa.

*

In casa il silenzio è lingua madre
le pareti hanno imparato ad ascoltare
lo sguardo taciturno degli oggetti
occhi di gufo tengono viva la stanza
mentre il divano diventa dimora del sogno
famiglia è la parola più completa
sotto una coperta di lana
nel freddo che spinge sui vetri.
Nel luogo del ricordo e del ritorno
l'amore passa tra i pini e bussa alla porta.

*

Occhi aperti sul tempo
più volte al giorno trovo i ricordi perduti
a metà del cielo
è una musica di vento il sentiero verde
che non vedevo da anni.
Mentre stringo un silenzio
per avvicinarmi alla luce
passano rapidi gli sguardi
alla maniglia della porta.
Non potrò uscire oggi
non ci sarà folla là fuori
e allora metto le mani in un sogno
tornerò a scuola a riempire quaderni di colori
e ti aspetterò sulla panca di legno.
Sarà ancora l’estate col sole tra le montagne
l’odore di tabacco ti corre tra i capelli
mentre m’insegni che la vita
è anche notte fonda
ma l’alba non può più aspettare.

*

Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diciotto libri. Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe Meditations in the Feminine, edita da Bordighera Press (2018). Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi, cinese e giapponese.





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