Andrea Loliva, finalista Premio Poeti Oggi 2023


Chiedere scusa

Immedesimarsi è semplice, l’empatia è l’arte
delle conchiglie nonostante il mare e dei tronchi scavati dai fulmini:

sarà stato bello quando le tue mani si sono posate su un’altra anfora
la prima nella tua memoria, passando da strumenti così diversi
stesso lavoro e altri punti di vista, ed erano sempre stati lì
sotto i tuoi occhi, così belli e liberi. Ricreare un contenitore
un utensile inflazionato e mai inutile:
ogni artista dovrebbe saper fare un’infinità di cose
tra le tante comunque vasi di argilla, scatole,
anfore per metterci dentro ogni cosa, in ordine
come provo io adesso ma solo a parole.
Gli oggetti lasciati da te sono incalcolabili, li porto con me
e se saremo insieme da qualche parte un giorno,
pur non potendo credere che sia al di là,
uno ad uno te li riporto, credimi, intatti.
Da quel giorno che si scendeva per la scalinata lungo il fianco
di una grande chiesa riporto un violinista in strada
che suona un pianissimo di poche note, indistinguibili
sensibili. Solo i musicisti più bravi, mi dici
si concedono il pianissimo con intensità narrativa
perfetta, né crescente, né altro. Leggera e sottile radiazione di fondo.
Mentre tutto il mondo si corrode di un suono altro
il nostro racconto o il suo procede
con rassegnata cautela e misurata attesa.
Certe bugie avrei voluto riconoscerle molto prima.
Ritornando nel nostro letto quella sera in quella città
come le altre che poi avremmo visitato
lentamente qualcosa si è perso.
Non so cosa voglia dire il mondo o perché io abbia bocca
orecchie e naso e occhi per farci a botte, però esiste
e ci distrugge.

A distanza di secoli e sedimenti di storia reciproca
dai cavalli disegnati sulle pareti di Lascaux alla mia voce comparsa
nel tuo telefono, prima scritta, poi se ti va
e se sei disponibile ti chiamo,
diversi fusi orari sono stati attraversati e considerati
e il punto di ancoraggio universale delle costellazioni
perso, lanciato dalla nostra auto in corsa.
A quella distanza si ricomincia a parlarsi di problemi
con la voce ricca di dinamiche, musicisti esperti,
da un’altra dimensione la tua nuova capacità sonora
la tua nuova essenza fluida e capace
per me che ascolto, per me che non suono più.
Continui a plasmare il mio spazio a dipingerlo e ridisegnarlo
canti all’interno delle mie stanze vuote
richiami il tempo, le strade e quante panchine
e persone sedute a parlarci di secoli.
Sono il tuo gioco preferito, involontario, il contenitore infinito.
La memoria seppellisce in un angolo, non cancella
scava, trova e recupera
trabocca e non perde una goccia
la memoria infinita, il gioco, l’anfora che non ha fondo
che contiene il mondo
il passato intero e il suo presente, in definitiva il futuro
e ogni suo possibile tempo.

*

Andrea Loliva (1992) lavora come copywriter e grafico pubblicitario collaborando attualmente con alcuni marchi editoriali. Frequenta i corsi di lettere moderne presso l’Università Aldo Moro di Bari e consegue il Bachelor of Art in Commercial Music della University of West Scotland. In campo musicale è attivo come pianista e tastierista in diverse formazioni.



La poesia contemporanea in lingua italiana