Sandro Pecchiari, "Alle spalle delle cose", Vita Activa Nuova, 2022


Caccia di sera

lo stridere delle rondini
si salda con tutti questi insetti -
inconoscibile la strage nell’impatto

solo la sorpresa dei passanti
il loro seguire con le mani
questo andare a cappio

ognuno nel proprio posto adatto
chi nell’aria chi nel ripetere
ogni atto
e crearsi inferni in proporzione

vivi ancora di una vita a brani
i moscerini volano a scarabocchio

nessun andare si riannoda
né ha pace nella conclusione

(Imbrunire a Trieste)

*

Cattedrale

soffèrmati dove la realtà
non si fa vedere,
dove le guide non sanno
e tu l’affronti solo

la luce dai rosoni
stringe gli occhi e taglia
la scoperta di un mondo altro
scolpito dalle ombre

sul fianco di una statua
manca una pennellata
di vernice d’oro
si snuda il legno grezzo

è un mondo di giunture mal celate
passate nel silenzio
le espressioni eloquenti sul davanti
qui sono solo quiete

qui conviene sostare con la poca gente
che gira per dovere
per un’icona preziosa trafugata
d’un santo sconosciuto

qui si manifesta questo stare al mondo
sentendo le giunture
guardandosi alle spalle per capire
dove saremmo veri

(Cattedrale di San Marco, Venezia)

*

Genius loci

ritorna il territorio conosciuto
l’odore non si scorda
si sistema scuro nelle braccia
ormai non conta niente -

abbiamo pagato per vederlo
dritto in faccia
senza la bellezza delle cose
un buio che inghiottisce
interi anni in un momento solo

riprendo un posto non più mio
un altro domani ma non ora
ora si schiantano i passati assieme
ogni avvicinamento
una cancellazione

(Conegliano Veneto dopo cinquant’anni)

*

Il lago dei cigni

senza silenzio intatto attimi
muso a muso
l’acqua scende nei colli
poco salda
cigni senza voli duraturi

voci sparse intorno
cellulari backpacks un bacio
la fretta dell’andare -
l’aria non trattiene sentimenti

il prato sarà verde giugno
l’estate vestirà questo svanire
d’infinito variare di stagioni

noi non ricordiamo finalmente
per noi solo un dopo
dopo questi giorni
siamo altro

(Miramar)

*

La memoria del cuscino

quando morì
mi sono spalancato nella morte
al peso del suo corpo -
volevo denudarmi della fodera
lavarla via con il sudore
l’ultimo
o ripiegarla in una teca

ma lascerò che questo piccolo suo odore
ti cinga la testa
e svanisca come un taglio

nelle notti a venire
aderirai alla forma lasciata lungo il letto
all’ombra che pensi sia ancora qui
sfuggita per sempre
come un temporale

(Via Catraro, Trieste)

*

Ennesimo trasloco

sono tornato a stare qui
con gli anni alle spalle
le date sempre più distanti
distanti da smarrirsi
ero io. quanti anni fa.
tanti discorsi fa.

il tempo saldo
corrode senza incertezza -
non mi corrispondo più
ma mi ostino a vivere
sperando se ne sciolga il senso
o mi riveli il vero

gli occhi annaspano
pescandone il ricordo
il ricordo ormai odore
riposto con quasi cura
‘quasi’ ecco, quasi non più vero

(Piazza tra i Rivi, Roiano)

*

Sandro Pecchiari vive a Trieste. Ha pubblicato: Verdi Anni, 2012; Le Svelte Radici, 2013; L’Imperfezione del Diluvio - An Unrehearsed Flood, 2015, e il lavoro antologico Scripta Non Manent, 2018, per la casa Editrice Samuele Editore, Fanna, Italia. Inoltre in spagnolo Le Svelte Radici, con il titolo Despojando Raíces e la silloge in inglese Kidhood nello Special Issue, Writing in a Different Language, NeMLA, Italian Studies, The College of New Jersey, USA. Presente in antologie e riviste in diverse lingue straniere, nel Quarto Repertorio della poesia italiana contemporanea, Arcipelago Itaca, 2020 con cui pubblica anche la raccolta Desunt Nonnulla (piccole omissioni).





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