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Paola Mancinelli, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Primo gesto: delimitare l’area, tracciare il perimetro la linea difensiva, non indugiare nello sguardo valutare bene il terreno lieve pendenza, lontano dalla resina. Preparare i picchetti, i tiranti, imparare il segno asciutto del recingere. Calcolare lo spazio interno, la luce rarefatta nel più fitto bosco. Come filtra tra le braccia la memoria, come le accende, soffiando sugli anni. Una tenda per l’inverno è questa voce, chiama come una madre nelle sere di agosto quando la luna è uno specchio d’acqua e i giorni non sono in pericolo. * Paola Mancinelli (Taranto, 1974) approfondisce gli studi filosofici e teologici, ottenendo il titolo di Magistero in Scienze Religiose. È poeta e artista visuale. Ha pubblicato il libro di poesie La resa del grazie , Giuliano Ladolfi Editore (2019). Fa parte della redazione online della rivista Atelier, trimestrale di poesia, letteratura e critica, per la quale cura il progetto di arte e poesia «Visuale sul Novecento». La poesia contemporanea in lingua

Andrea Loliva, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Chiedere scusa Immedesimarsi è semplice, l’empatia è l’arte delle conchiglie nonostante il mare e dei tronchi scavati dai fulmini: sarà stato bello quando le tue mani si sono posate su un’altra anfora la prima nella tua memoria, passando da strumenti così diversi stesso lavoro e altri punti di vista, ed erano sempre stati lì sotto i tuoi occhi, così belli e liberi. Ricreare un contenitore un utensile inflazionato e mai inutile: ogni artista dovrebbe saper fare un’infinità di cose tra le tante comunque vasi di argilla, scatole, anfore per metterci dentro ogni cosa, in ordine come provo io adesso ma solo a parole. Gli oggetti lasciati da te sono incalcolabili, li porto con me e se saremo insieme da qualche parte un giorno, pur non potendo credere che sia al di là, uno ad uno te li riporto, credimi, intatti. Da quel giorno che si scendeva per la scalinata lungo il fianco di una grande chiesa riporto un violinista in strada che suona un pianissimo di poche note, indistinguibili sensibili.

"Fresco di stampa": Rosaria Ragni Licinio, "Viatico per peccatori", Edizioni Ensemble, 2023

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Le stagioni rincorrono il mare le voci degli uomini sprofondano attaccate alla terra se il sole si perde tra le correnti del mondo ritornano i figli più in alto dove cresce una lievissima fiamma. * Raffigurarsi poveri prima di imitare i santi fare a meno dello stomaco e recidersi nel corpo per dire che non ci sono radici ma debiti divisi in due parti. * Assaltare lo schermo con le ombre in fila indiana segni illeggibili mentre qualcosa si sganghera e non c’è una ricompensa per gli occhi feriti, un gran correre nell’acquario di insetti e parole se affondo la testa e sono già altrove in nessuna memoria la vita di prima: le mani, i piedi e tutto lo sguardo. * Il verde trascende gli occhi e l’interferenza trascina la biologia del corpo dove piovono stelle oltre le lettere rivoluzione di senso e macchia assillante. Ostaggio senza alcun testimone: oltre le grate della ragione Dio rovista tra le voci dei santi. * Da questo mettersi in lontananza capita di contenere misure le muse che accadono

Danila Di Croce, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Ci sono vite da riguardare,  di fronte a cui tacere in ascolto, come quando si cerca la sorgente, chiusi gli occhi, nel fitto odore del bosco. Hanno il dono, certe vite,  di sfiorare il peso dei sassi, di avviare il rimbalzo sciolto a pelo d’acqua, così - perché l’onda si allarga e sorride se c’è un tocco che chiama. * Danila Di Croce (1974) vive ad Atessa (CH) ed è docente di Lettere nel Liceo Scientifico della sua città. Nel 2011 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie:  Punto coronato (ed. Carabba). Suoi testi figurano nell’antologia poetica virtuale Transiti Poetici (XL volume), a cura di Giuseppe Vetromile. La poesia contemporanea in lingua italiana

Elvio Carrieri, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Elegia al metallo Prima di scrivere questa matita si gira tre volte. E la sabbia s’infila nelle mucose. Cerca di arginare la ferita solleva il bisturi, così come se fosse un bambino ora togli il resto, teso a poco come si tende un filo. Prima di procrastinare il danno è già nelle palpebre. Torna col bisturi in mano. Io non sono che un nuovo fanciullo che muore forse dovrei tenere un diario di bordo, dove si parli di laminazione di segatura e di pratiche materiali. Forse dovrei solo imparare come si fa un bonifico e come Lazzaro venirti incontro e dirti solo che temo il tempo. E prendere atto del luogo e dell’ora. E prendere atto della percentuale di verità accumulata nelle tue occhiaie calcolare ogni statistica sulla scia di una pulsazione, chiedermi quale sia il miglior modo per sopravvivere. Cerca di arginare la ferita prendi atto, avvolgi i tendini tra loro. Ascolta la catena delle ossa che fa rumore. Prima di lottare si torna al pianto, alla madre. Ti prendo la mano e con sonnolenz

Paolo Maccari, due poesie inedite e un poemetto inedito

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Nascere Aspetto. I girini si agitano nella pozza. Sgorbi neri sognanti una coppia di zampe, poi un’altra. Aspetto fuori. A qualcuno sbucano le zampe. Gli altri lo festeggiano astiosi. L’invidia favorisce il processo. Si moltiplicano zampe nei corpi viscidi. Aspetto fuori, obbediente. La pozza si sommuove. La vita in atto. Si consuma qualche vitale delitto. Chi ha due coppie di zampe lo approva. Aspetto fuori, obbediente alla legge. Dolore e desiderio sommuovono la pozza. Do un ultimo sguardo. Mi concentro. Sbuffo.  Il semaforo rosso attenua il suo ghigno. Un altro ultimo sguardo. Ecco il verde. Mi tuffo. * Sparire Cilindri sfocati, al crepuscolo, si librano sull’Elsa.  Moscerini. Quanti milioni sono? I cilindri che fanno stanno come lanterne sopra la lenta corrente verde. I cavedani nuotano a fior d’acqua ma a saltare è sempre  uno invisibile. Imprendibile. Tra un minuto è buio. Tra pochi giorni estate. Tra il fiume e la sera e il sambuco si srotola un discorso riposato. Il ragazzo sta

Francesco Gallina, “Medicinalia”, Marco Saya Edizioni, 2022. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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La grafia del medico di famiglia è una in gamba  la farmacista sotto casa  si dice abbia  avuto maestri illustri (Champollion,  Evans, Ventris), che persino  Dan Brown l’abbia chiamata  in consultazione privata  sulla decodifica di antichi alfabeti in codice  dunque, cari miei, nessuno stupore  se ha antenne per captare  la calligrafia e la sua mistica,  l’arzigogolo arabeggiante, l’esotico  ondeggiare dell’inchiostro  sulla stele di Rosetta  fresca di cartuccia * Il distacco non oltrepassare la linea gialla  è una legge non scritta: in Medicina  giudicare il male da lontano,  il suo pantano smisurato,  è una forma di tutela  dal dolore, il viandante sul mare  di nebbia è il dottore che conserva  l’emozione, la traduce in ragione  con cautela  non avertene a male, se usa ironia,  talvolta, questa poesia,  se si fa medicin-alia , altra medicina,  se squadra senza pianto  il nostro male (sperimentato lo abbiamo  più d’una volta: un’eterna rivolta)  e se è sacro, il nostro male  lo render

Riccardo Campion, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Ante lucem Prima dell’alba le case sembrano poggiare appena sul suolo e quasi oscillare tra lampioni e fosfori notturni Il solo saluto che accoglie l’umano è l’incompiuto moncone di terra la processione di insetti nella fenditura del selciato il gomitolo di erbe infestanti È un risveglio di cellule prima della luce un vorticare di esiti benigni * Riccardo Campion (Alessandria, 1966) ha compiuto studi di slavistica all’Università di Genova. Ha un master in traduzione e conta al suo attivo diverse collaborazioni come traduttore e redattore. Lavora nel campo della progettazione europea e traduce da varie lingue fra cui russo, polacco e bulgaro. Ha pubblicato testi originali e traduzioni di poeti stranieri su numerose riviste di poesia online. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta Geografie private  per Puntoacapo Editrice. La poesia contemporanea in lingua italiana

Valentina Casadei, quattro poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita " Per dirmi che c'è altro" * Dare il cuore prima del tempo sabotare la gemma accarezzare le ombre la pietà s’inchina alla tua coscienza senza tormento ai cerchi che il sasso crea nel fiume e quel dio che nessuno sa trovare è il lasciarsi cadere all’indietro per vivere fino a morire il tormento, la seconda volta è solo abitudine * Il complotto degli spettri mi chiede se la preghiera ha curato lo squarcio? Porgo l’altra guancia al clone del mio aguzzino e l’universo senza memoria continua a girare sotto la luna di mezzanotte C’è solo una sola parola che non vorrei dimenticare * Nella sosta scarna la polvere creava miracolose presenze la cena fredda gridava il tuo nome portavi via con te l’abitudine della sera quando un bacio diventa tempo e un rassicurante destino prima di andare a dormire preferendo al sonno una veglia feroce in cui il miraggio del tuo arrivo è solo l’aria di una silhouette che trema un minuscolo incendio fatale * Bufere

Salvatore Annunziata, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Nel giorno Nel giorno che dà senso agli altri giorni dicesti: vado. Bisogna. Ed io restai da solo lontano dall’oblio degli alberi e delle loro voci. Una folla di occhi commossi poi più nessuno parlò perché la morte, padre, ora lo so mette a tacere soprattutto i vivi. * Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA), dove vive e risiede. Nel 2010 pubblica la raccolta “Mondo parallelo” (Graus Edizioni) e nel 2013 pubblica la raccolta di poesie d’amore “Dello stesso amore” (Graus Edizioni). La poesia contemporanea in lingua italiana

Francesca Innocenzi, quattro poesie inedite

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La bimba gioca sulla porta di casa. Non si allontana. Dentro, un’abitudine di pose misurate – la frutta nel vassoio al centrotavola le pentole lasciate su un ripiano ad asciugare. Fuori, tramestii di motori, versi di animali voci da fiera. La bimba resta sulla soglia gioca un gioco che chiamano campana – un piede dentro, un piede fuori l’area della mattonella. * Nell’acquaio gocciolante di fiori sciacquavo le stoviglie quella sera nell’istante della tua dipartita. Al getto del rubinetto tendevo il braccio, mentre un’altra mano, di sopra ti stringeva il polso – e tu, non vista di là della finestra ti scioglievi in una venatura d’aria. * Liberarti dai graffi della terra che ti porti addosso, quando ti giri e nulla posso se non stringere a te lo sguardo. Convincermi che è un demone bugiardo la paura, che tanto più chiama quando una fede si affaccia incrollata. Quando per far entrare luce dal balcone ti sporgi un poco e tiri su un punto malcucito di sutura. * Piove così leggero che ti svuo

"Fresco di stampa": Stefano Bortolussi, "Esilienze", Stampa 2009, 2023

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La sensazione all’arrivo non è quella di pelle mutata, abbandonata di rettile freddo di sangue e ingratitudine: è un sentire obliquo, doppio perfino, iniettato di colpa al pensiero dell’esilio vero di chi parte da un tutto di tragedia verso il nulla dell’ignoto; ma la ferita che si riapre puntuale a ogni rotazione di flap, discesa di carrello, stridore di ruote gigantesche sulla pista è quasi tattile di presenza, ingombrante, e perde per giorni un siero trasparente di lacerazione – e medicarla è parte dell’emozione fratta di essere qui, a occidente di te stesso, e al contempo sempre lì, da dove sei partito. * Il sonno a volte genera più confusione che riposo, specialmente quando irride lustro e sfuggente come creatura di palude, solletica e indietreggia come schiuma di battigia; e per il tempo che impieghi a sbrigare la burocrazia del risveglio non ricordi più se è qui o lì che le finestre sul retro di casa sono spiate da vicini curiosi di cosa metti in valigia oppure salutate dalla vu