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Finalisti Premio Poeti Oggi 2022

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Siamo felici di annunciare che la giuria formata da Fabrizio Bregoli, Claudia Di Palma, Gabriele Borgna, Annunziata Felice e Luca Bresciani ha terminato il proprio lavoro dopo un'attenta valutazione dei 143 testi iscritti consegnati in forma anonima. I poeti finalisti della seconda edizione del Premio Poeti Oggi 2022 sono (in ordine alfabetico): Maria Consiglia Alvino, Daniele Beghè, Stefano Bortolussi, Francesco Cagnetta, Davide Castiglione, Eleonora Conti, Elisa des Dorides, Elisabetta Liberatore, Paola Mancinelli, Gianni Minerva, Giorgio Papitto, Lorenzo Pataro, Matteo Piergigli, Fiorella Rega, Annalisa Rodeghiero, Elisabetta Sancino, Antonella Sica, Valerio Vigliaturo. Le poesie dei finalisti saranno pubblicate sul blog Poeti Oggi e sui canali social Poeti Oggi Facebook e Instagram entro l'estate 2022. Il poeta vincitore sarà reso noto venerdì 4 marzo attraverso la pubblicazione del testo che ha ottenuto il punteggio più alto. La poesia sarà corredata dal commento di ogni g

Carlo Cuppini, "Militanza del fiore", Maschietto Editore, 2011

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ninnananna regime ci hanno tolto già tutto disarmati tentiamo di resistere ma se con colpo fulmineo gli oligarchi per caso provano a strapparci anche il cuore noi facciamo i bagagli e leviamo le tende ce ne andiamo su Marte con la sabbia e le formine facciamo cose molto più belle a cui poi diamo vita soffiandoci sopra tutto il fiato che resta * se la voce dell’aereo dice bomba cadono tutti dall’albero acerbi o maturi rotolano per tutta la lunghezza del campo saltano lo steccato aggirano il blocco al mercato arrivano fin davanti all’ospedale fino allo spiazzo dell’ospedale ma è troppo tardi per curarli le madri li identificano il dottore mette un pezzo di nastro di carta sulla pancia l’infermiere col pennarello scrive i loro nomi e li porta tra gli altri le madri si dicono andiamo a rifarli l’albero non deve restare senza bambini tra i rami * qui il benzinaio dà ragione a chi si vuole incendiare il Maghreb in fiamme ha fatto alzare il prezzo del barile in Maghreb alle fiamme ci si è dat

Michele Toriaco, due poesie inedite

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Dalla mia stanza Fuori la città respira ancora anche se l’erba piegata nell’arsura si dissecca i ciottoli sul viale del parco sono scivolosi anche per quei bambini terribili che giocano a pallone seduti sulle panchine silenziose i visi dei più vecchi hanno smarrito il loro senso tutti cadono nella corrente dei giorni scappano i minuti senza sosta uno dopo l’altro da un oscuro passaggio ogni cosa si perde solo la vita resta. * Anniversario dei miei morti Si stringono insieme per il verde stelo tutti quei fiori che fanno serena la pietra scolpita alla fine dei nomi oggi c’è molto sole tra le sepolture più luce nella mente io sono tornato qui come si torna alla terra con la mia pena intera vicina all’ombra che divento. * Michele Toriaco , è un giornalista del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. Per la poesia, da  Giugno 2020 è presente nell’Atlante dei poeti contemporanei Ossigeno nascente dell’Università  Alma Mater di Bologna. Suoi testi sono apparsi in antologie collettive, fra cu

Isacco Turina, "Non come luce", Terra d'ulivi edizioni, 2021

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Dopo tutto Verdi catastrofi lontane, vi guardiamo da dietro l’orizzonte. Quando il dente è penetrato siamo passati su un ponte sottile. Barche infinite attendono per navigare la penombra. Con un colpo di remo gli equipaggi si staccano da riva. Nella cisterna ovale del tempo rimbombano le gocce, rare come parole berbere. E del tempo più nulla sappiamo. * Dimmi il fiore che porti nello stomaco che porti nella mente. Fiore scuro di paura fiore giallo dello sforzo fiore bianco dell’attesa. Dimmi l’insetto che ti ronza intorno la cicala che stride nell’orecchio la sapienza del ragno che ti abita. La forma che tu vedi è una follia: sotto la giusta ombra intimamente si muovono i giardini inconsapevoli. * Spossessione Dopo il segnale acustico registri il suo silenzio – mi muovo come un gregge di riflessi fra le pareti d’ansia e lo splendore – avvisiamo la gentile clientela di non sognare le grandi farfalle – qualcuno parla in fondo ai miei cassetti – esci in cortile e portami la salvia, ma fer

"Fresco di stampa": Antonio Francesco Perozzi, "Lo spettro visibile", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Caduta Quindi è cieca – e questa cecità per ora la chiamiamo attesa. C’è una base; la certezza no: è un’altra cosa. Prima ancora di fare la corda serve sporcarsi le mani. Ora la prova si incentra sulla differenza tra ricordo e chilometro, che al buio sono uguali; sul senso della caduta. Sono tentativi. * Lo spettro visibile È apparso il giorno come una cosa frontale, e prima del previsto. Lecci da poco si scartano dalla collina che è l’occhio di noi, le case salite, la strada che. Mai si sarebbe pensata tutta l’aria – scarsissima – evaporata tra gli organi che guardano fuori e appunto il fuori ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui. Difficilissimo spiegare come (droga degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle (reale), la scommessa ormai presa per viaggio. Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo si verifica: è lui, primavera di carne che entra per sempre. È lui, è spostato qualche secondo in avanti rispetto al proprio spettro. * Larve Il destino dell’immaginazio

"Fresco di stampa": Stefano Vitale, "Si resta sempre altrove", puntoacapo Editrice, 2022

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Travasi di luce Soli, nella morte plurale si resta sempre soli tra alti muri d’ascisse e percentuali scompaiono le storie singolari. Soli, a riannodare un flebile respiro con le vite degli altri dove cresce il bianco del silenzio e si spezza la certezza del viaggio. Soli, nel gioco feroce dell’amore tra temporali di vita felice e gusci di noce abbandonati sulle spiagge di lacrime e sassi. Soli, semi di girasole, anima d’acero di parole disperse senza colore o forse soltanto talpe pazienti nel buio a scavare travasi di luce. * Muoiono i giorni d’estate sulla frontiera di nuvole e sole frammenti di roccia scheggiata nessuno ricorda chi ha chiuso il cancello ansia che cresce porta morgana: non è più tua quell’ombra ora fuggita dalla fodera chiara di un tempo mai nato. * Miracolo della vita è la percezione di sé di colpo riflesso nella vetrina d’un bar la mattina perché ti sei visto e sentito a te stesso sorpreso nell’istante presente ora svanito oltre il flusso arrogante del tempo anche s

Annachiara Atzei, "Inavvertita luce", Eretica Edizioni, 2021

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Il cardo è secco. Sulla strada un campo ingiallisce per farsi guardare: l’occhio trattiene il sole – lungo il corpo, braccia. Lo schiudersi delle parole ci tiene verticali nello spazio del passo - ognuna un seme. Distanti i nostri nomi. * Dopo aver tentato tutto simulare la neve - essere neve. L'unico tuo segreto è fare a pezzi, asportare fegato rene cuore: qualcuno verrà a riconoscerti. Riempire il vuoto di canne di fiume, di schiuma d'acqua, di strade - la finestra sempre aperta. Si rigira un corpo sveglio nel letto - la faccia luminosa del sasso. * Il mattino fa come su nulla fosse, parole-spore cominciano stagioni. Gli occhi sono bocche, i visi tramonti - inavvertita luce. Si alzano mani come fiamme, come argomenti. Ci curiamo di noi, ci teniamo stretti - appesi al rumore del fiato in salita. Ti porto in me dissolto - immaginato. * Annachiara Atzei , Oristano, 1979. Scrive su Antas, periodico di storie e personaggi della cultura sarda e ha collaborato con la rivista La Donn

"Fresco di stampa": Eleonora Rimolo, "Prossimo e remoto”, Italic Pequod, 2022

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31 gennaio 1983 Non so parlare altre lingue, neanche seduta in via modesta valenti 21 dove una babele di terrazze abitate dall’inverno indica la direzione, il centro abbandonato del guarire. Non rispondo e non mi muovo sono fedele alle regole, innamorata delle pulci che mi bucano la testa, incerta sulla porta se a metà di una scala il marmo cede e le caviglie si aprono, sopra un delirio di ferite e non si cammina, non si arriva più all’ombra sognata ma si diventa gomitoli di ossa, sfere di silenzio. * Come dire che questo libro è scritto per te, per il lutto indossato ogni giorno, per quel popolo disperso nella storia, spodestato dalla terra, spinto nel cuore dell’oceano. Come dire che sono la stessa persona il ragazzo arreso alle porte scorrevoli mentre chiede monete ai passanti e il bambino accostato alla parete in attesa del padre di un altro colore con la maglia azzurra distratto e curioso, geloso della sua buona stella. E tu hai mangiato? Hai bevuto? Vuoi fumare? Com’è andato il v

Manuel Lantignotti, tre poesie inedite

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Eppure un luogo in cui sostare c’è, un fossile su cui riprendere fiato svuotare le scarpe dai granelli. Ecco, lasciate che tutto scorra e io, io sia l’unica cosa immutata e fragile. * Siete tutti crisalide, gocce d'ambra e cicatrici; quando non ricordate chi siete guardatemi la memoria: sarò custode di come vi ho conosciuti. Ho una lista senza fine di nomi, volti che ho promesso di dimenticare e giuro che farò spazio e giuro * In quel futuro i tuoi trucchi seccano nella trousse; dalla sala non vedo i tuoi piedi spuntare, né il cane tenerli al caldo. Un limbo di respiri dimezzati impresso su pellicole in celluloide, danneggiate, infiammabili. Le ricette dei block notes ho tentato di eseguirle; il tuo segreto è perduto i profumi non ritornano. * Manuel Lantignotti è nato a Milano nel 1994 e vive a Bollate, in provincia di Milano. Appassionato di teatro, inizia a recitare all’interno di una compagnia di Garbagnate Milanese con cui lavora tutt’ora. Attualmente sta lavorando alla sua p

"Fresco di stampa": Francesca Del Moro, "Ex madre", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Ho attaccato un fiore accanto a lui, sulla parete. Ho scelto, senza volere, proprio lo stesso colore del fiore del suo disegno che tengo ancora appeso al muro vicino al letto. Nel nostro sonno così diverso, così lontano ci avviciniamo: ciascuno dorme vegliato dal fiore donato dall’altro. * Non ci vorrà troppo – in questo la chimica aiuta – tutti penseranno ch’è passato e io avrò imparato a portare con disinvoltura il mio sguardo opaco e il terrore dentro. * La sua voce adulta e bambina chiama mamma, arretra nel buio, non ha corpo, è piena di paura. In grembo gesto la sua assenza, il cordone ombelicale, il tubo del gas. * Il sole che da luglio mi ferisce torna buono in questo giardino. Ecco le aiole, le rose, il tavolino tondo, le ombre del fogliame, il sorriso di Adriana. Nella stanza per me il letto fresco mi ridona l’emozione del viaggio, delle bozze sul comodino. Piangere è dolce la sera tra la meliga e l’orsa che seguiamo nel cielo pulito, è un pianto condiviso. * Oggi l’occhio di