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"Fresco di stampa": Damiano Sinfonico, "Le spente lingue", Vydia editore, 2024

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Dalla proprietà nascono le sedizioni, tesi diffusa da tanti tra cui un Falea di Calcedonia, oggi ignoto ai più. Ne dà notizia Aristotele nella Politica . Poche righe per un’idea incendiaria, un’idea bandiera che appare come un lampo e si propaga. * Vino dolce spruzzato di neve ha detto Domiziano dominus et deus . Lo scultore lavorò su un cadavere smembrato e ricomposto. Il morto imballato ebbe il suo posto tra altri. Lo scempio in vista per i passanti che salivano al Campidoglio e guardavano di soppiatto quelle carni. * Il paradiso manda chiarori da sotto una cenere di parole: in origine era solo un giardino riservato alla caccia dei satrapi, sogno naturale circondato da mura. Discendono chiari corollari: il paradiso è calpestato da stranieri e il persiano è la lingua dei beati. * Quello che temporeggiando vinse non aspettò a morire e in fretta si spense mancando alla fine. (Ma sopravvisse il rivale come un passero senza coda e incapace di volare). * Damiano Sinfonico (Genova, 1987) i

"Fresco di stampa": Antonella Palermo, "Il giunco e la statua", Vydia editore, 2024

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Gli oggetti sono sui letti, appesi alle sedie sui braccioli del divano, sui davanzali e su ogni mensola ai bordi liberi degli scaffali piccoli regali ricevuti di sera troppo tardi accessori da scartare dopo le medicine di papà morto due anni fa. Una folla temporanea che chiama gli occhi a gran voce asciuga le energie rimaste in attesa di un ricovero al riparo dalle polveri prende aria          – mi chiedo se è abbastanza – al rientro si specchia in un cuore imploso e smemorato. * Abbiamo messo il tavolo al centro e ci siamo finiti sotto. Le parole esposte all’intralcio delle sedie. Ci si sbranava per minuzie qui ora si gioca al minimo, le voci attutite, sentire il vuoto sotto anche se poggiamo i piedi. * Sotto braccio camminammo. Eri un giunco, eri la statua di Giacometti carne reliquia fossile la pressione di tutti i piedi viandante affaticato e vecchio. Domani il museo si farà muto come muti siamo noi il bronzo solo che tintinna. * Sopraggiunge un’aria totale di un presente spesso un

"Fresco di stampa": Nadia Agustoni, "Lettere della fine", Vydia editore, nuova edizione ampliata, 2022

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Tre testi inediti tratti dalla sezione “Frammenti di un me” due la pianura sta lì coi nostri occhi le mani domani avrà il sale di uomini alti come i muri e la paura: la nebbia custodì i cappotti e un odore di mele ci riempì i capelli le braccia la fabbrica accorciata dal gelo: dov’era stato un muro di rondini dicevano: “guarda… se ci sarà primavera”. * nove i nostri frumenti sono stati il mare i viventi la luce – allora non capimmo perché la morte finiva nei volti. portammo l’acqua delle rogge e il pane indifferentemente – così paghiamo i muri alzati contro ognuno e la luna sui pini tace sempre tace. * dieci abitavano coi fiori stanze d’ospedale e in caserme e cave la febbre di chi ride emigrati come un’altra specie con tutta la casa: a volte portavano regali cose piccole, un cibo le bocche malate dei poveri o il dolore preso in Germania dove gli sterminati non parlavano. per questo sappiamo che chi tace non acconsente e la lingua dei morti è più lunga ferita. * Nadia Agustoni (1964)

"Fresco di stampa": Silvia Rosa, "Tutta la terra che ci resta", Vydia Editore, 2022

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All’estremità della notte le occhiaie ci confortano, piccole chiazze di lune piene sul volto. La redenzione del tunnel, con i suoi boati corvini e le falene-bussole, è una strada d’alluminio che accoglie i nostri fantasmi, a 150 km orari. Il roseto di abbagli ed errori resta fuori da questa griglia di Hermann: le fucilate degli antinebbia e i rimpianti sono espunti da un elenco di cifre binarie, o bianco o nero. Manca profondità a questo andare, uno sguardo d’insieme, il talento di sopravvivere alle lesioni del buio * In caso di necessità rompere il vetro: uscire dal campo recettivo, seguire le coordinate che conducono alla curva dello stupore, dopo una rotazione di 360° favorire l’orogenesi della spina dorsale diritta, per meglio fissare il teorema della creazione, allenare il terzo occhio, la ghiandola pineale, il sesto senso, darsi alla melatonina in giuste dosi, alleggerire le pupille vedette dal vizio delle proiezioni, trafugare la frenesia degli amanti e riprodurne gli aromi, dil

Nadia Agustoni, "[la casa è nera]", Vydia editore, 2021

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nella terra non arata l'asse di legno a chiudere la casa ricorda il mancare dei vivi i lavandini bianchi – la luce di questi giorni per conoscere le ossa scava dove la talpa è il suo ricordo e un tempo di polvere va nel cielo, perché parli qualunque voce qualunque io. * vegli sul latte sul volto che non cade là nel sonno arrivano volpi chiedono lune ma la morte ricomincia e indifeso il vero scrive i suoi fiori * Nadia Agustoni  (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2021 è [la casa è nera]   , Vydia editore, del 2020 è  Gli alberi bianchi  Gialla Oro Pordenonelegge-Lietocolle, del 2017 è  I Necrologi  La Camera Verde, del 2016 è  Racconto  Aragno, del 2015 Lettere della fine   Vydia editore – premio ex equo Bologna in Lettere Interferenze 2017, e la silloge [ Mittente sconosciuto ] Isola Edizioni ;  del 2013 è il libro-poemetto  Il mondo nelle cose  (LietoColle). Una silloge di testi poetici è presente nell’almanacco di poesia  Qu