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Francesca Innocenzi, quattro poesie inedite

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La bimba gioca sulla porta di casa. Non si allontana. Dentro, un’abitudine di pose misurate – la frutta nel vassoio al centrotavola le pentole lasciate su un ripiano ad asciugare. Fuori, tramestii di motori, versi di animali voci da fiera. La bimba resta sulla soglia gioca un gioco che chiamano campana – un piede dentro, un piede fuori l’area della mattonella. * Nell’acquaio gocciolante di fiori sciacquavo le stoviglie quella sera nell’istante della tua dipartita. Al getto del rubinetto tendevo il braccio, mentre un’altra mano, di sopra ti stringeva il polso – e tu, non vista di là della finestra ti scioglievi in una venatura d’aria. * Liberarti dai graffi della terra che ti porti addosso, quando ti giri e nulla posso se non stringere a te lo sguardo. Convincermi che è un demone bugiardo la paura, che tanto più chiama quando una fede si affaccia incrollata. Quando per far entrare luce dal balcone ti sporgi un poco e tiri su un punto malcucito di sutura. * Piove così leggero che ti svuo