"Fresco di stampa": Alberto Pellegatta, "Piccola estate", Guanda, 2025
Per i problemi di cuore degli aceri
voglio solo che questo libro prenda sonno.
Sul retro di un volantino politico
il colibrì fa la voce grossa.
*
Non possiamo più stare nella stessa poesia.
Al corpo, dopo la voglia, al posto della virgola
non basta la grammatica.
Ti lavi i denti in una bella casa – da parte materna
viceré del Messico
l’inizio di un brano di Saint-Saëns nell’altra stanza.
Quando litighiamo si accende l’idromassaggio.
Parliamo come i piccoli quando nessuno li guarda
del colore spagnolo delle pesche.
*
Quando è scoppiata la guerra ero in Spagna
tu cucinavi canticchiando, efficiente nel vizio.
Era complice il marzo numerato.
Il punto è proprio non essere se stessi.
Amante del sonno ma deciso nella veglia
insicuro nella mischia, tenace nella frode.
Smettila di pensare in francese.
Se si avverassero i sogni parlerei spagnolo
dalla nascita e tu saresti ancora viva.
*
Età approssimativa 75 anni.
Per voi è estate, per lui inizia l’autunno scorso.
Troppo tardi per tornare alle vacanze annullate
ai ristoranti che avrebbe voluto provare, al mare.
Indurirono di rosa tutte le cose.
Cosa vedi?
Niente.
Anch’io voglio vedere niente.
*
Il cielo salta dietro agli uccelli
che grattano l’alba nei porti
come le radioline dei vecchi.
Ammirate la spinta che molti mulini concedono
sotto testo
se riscrivo come i cani rileccano i cuccioli
la parola di cui il silenzio si è fatto un’idea
dorme e mi chiama e il mio nome scappa e si squama.
*
L’inverno si scarica sui pontili con frasi di circostanza
e ti risvegli come gli insetti gommoso.
Suona la sveglia, vai.
Sogno che dormi.
L’autobus sbagliato
ti trasporta grosso
modo in una battaglia navale.
Suona la sveglia, vai.
Fa chiaro. Gli uccelli copiano
chi ha perso tutto.
Suona la sveglia, vai.
*
La penultima
Ora che il pianeta ha una scadenza
noi della penultima generazione
possiamo dirlo: è una qualità inodore
appartenente a un imballaggio e nel polmone
c’è una stazione sciistica.
Voglio solo dire che si è spostato
da quando lo abbiamo visto l’ultima volta.
Le betulle rimano sempre con i rimorsi
senza sapere se cadrà di sabato o alle spalle
se il numero di vacche sia superiore ai mirtilli
nei ripieni di carne.
*
Il cielo a pennarello
e i gomiti in una canzone.
Faccio finta di niente
quando i conti tornano
con la loro neve restìa.
Indisposto sotto sontuose disgrazie
con tanti bambini di sospensione.
*
Alberto Pellegatta è nato a Milano nel 1978. Scrive d’arte e collabora come critico con quotidiani e riviste. Suoi versi sono presenti in diverse antologie. Nel 2002 ha esordito con Mattinata larga. Ha pubblicato inoltre L’ombra della salute (2011) e Ipotesi di felicità (2017).