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Stefano Bortolussi, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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Lettera a un esploratore, con rimprovero e perdono A Juan de Fuca, percorrendo con la mente la placca tettonica che porta il suo nome. Sul tuo carattere non so niente di certo, ma posso immaginare il moto di ripulsa del navigatore nel vedersi sulle carte come placca intenta con calma rocciosa a scivolare sotto il continente: niente più rotte immaginate per Ioannis Fokas, greco ribattezzato Juan de Fuca dalla corona spagnola e padrona, nulla più di un nome affibbiato a uno stretto di scarsa conseguenza e a un corpo geologico dal muovere codardo. Tutti quei sogni di terre sconosciute passaggi a nord-ovest continenti attraversati — tutti quei viaggi a percorrere il crinale tra visione e illusione — ridotti alla marcia nascosta di fondo marino verso Laurentia, cratone dal nome ingannevole, terra ferma per definizione: basterebbe a far rivoltare l’esploratore della tomba, se il solo pensiero non causasse timori di altri sismi. Il senno di poi esagera a chiedere a chi navigava il sedicesimo

"Fresco di stampa": Stefano Guglielmin, "Dispositivi", Marco Saya Edizioni, 2022

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Scrivere poesia oggi Infine la parola, questo bianco d’uovo, che principia. Duemila anni di cenere sulla testa, e tempesta. Scrivere è questa neve sporca sui rami il loro scuro deviare che gemma quando vorrà. C’è attesa e disgelo intanto, il crescere di bocca in bocca. * Retorica dei contenuti Prendi a tema il disgelo o l’Armata rossa o la rossa e viva femmina in amore, vanti insomma una militanza politica o un affetto fausto, singolare, e chiedi realismo alla parola, mimetismo. E se non funziona fai leva sulla morte della poesia o sul fatto che non ci sono più i lettori di una volta i beati costruttori dell’impegno. * Rifondare Se scrivo una poesia al mese e muoiono un milione di esseri al minuto, l’argine che la parola mette, mente, non serve a niente. Se scrivo un milione di poesie al minuto, meglio smettere: è solo un moto compulsivo, una mia malattia morale. Se taccio, la terra lasciata incolta troverà comunque contadino o cemento, braccio buono o disastro su cui di nuovo investir

Maurizio Paganelli, “Libro mastro”, puntoacapo Editrice, 2021. Segnalazione di Fabrizio Bregoli

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L’apostata Son poche le parole, ché l’affetto non ne cerca altre e il tempo assieme è stato tanto. Per mia colpa non ci si intende le volte in cui provo a parlarvi. Ciascuno tesse il suo drappo dorato dell’infanzia e l’ostende: son io l’apostata, che eccettua i casi, l’anonima semenza volata in altri vasi. Però la vostra stagione e natura le rispetto e lo zelo nel seguire per anni la palestra del dolore, che v’ha resi di sasso e inetti a ogni trapasso e al mio pudore. Così, se fiato, divento invisibile, poi torno piccino tacendo, senza scampo d’esistere sul serio. * Pellegrini Attraverso la grata di un convento di clausura conobbi la gioia inattaccabile. Il sorriso e la voce di una suora, poco più che ventenne, ci invitarono alla contemplazione del Santissimo nell’alba del giorno che da Sutri ci avrebbe condotto a Campagnano. Lo sguardo libero, profondo, immobile, sereno, dolce, pieno, era molto bello e forse folle. Le attraversava la pelle lo splendore di chi è già stato scelto e soll

Maria Consiglia Alvino, finalista Premio Poeti Oggi 2022

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La tenda Scosto gli orli, fuori piove. Il gelo di dicembre abbacinante. Cresce dento un’estate. È l’arte del bicchiere, il pieno che traspare, la sostanza e la luce chiara della polvere là sul davanzale. Sul muro di fronte seguo i fili dell’edera tenace le attese sempre-verdi gli intrecci delle trame. Chiudo gli orli, il giorno è breve, non lo posso sopportare. La città stride, la sera annebbia le risate. Posso scrivere, salvare parole, oltre-passare. Immagino un sorriso fuori gli orli, un vento cosmico di allodole e cicale. * Maria Consiglia Alvino (Avellino, 1987). Formatasi tra Napoli e Strasburgo, è dottore di ricerca in Filologia, specializzata in letteratura greca antica. Insegna lettere presso il liceo “V. de Caprariis” di Atripalda (AV), dove vive. Collabora con varie riviste e blog, tra i quali Readaction Magazine e Exlibris20; fa parte della comunità poetica Versipelle, per la quale cura, insieme ad altre poete, la rubrica “Lo Spazio di Atena”, dedicata alla poesia femminile

Valentina Casadei, tre testi inediti

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Spingere la porta camminare senza inciampo tradita un migliaio di volte mi chiedo a cosa serva la luce il distaccarsi lento dopo l’amore il mio gesto sospeso a metà e nei guizzi di freddo lento Traboccare * Scalcio come angelo-cavallo come fresco lenzuolo pulito sbandiero il possesso e la voce rauca dello zero sprigiona quell’essenza senza pace di notti insonni scatena così lo spavento in tutto il suo candore bambino demunito senza smettere di salire l’uccello becchetta l’ultimo dito aggrappato alla scala cadere è il brivido che manca e il suolo diventa elastica salvezza rimbalzo facile capriola * È ora di dormire chiudere gli occhi nel buio che non conosce misteri ma sfumature scure di fogli sbavati col gomito ne conosco nelle notti di genti che crepano di gelo * Valentina Casadei è una sceneggiatrice, autrice e regista italiana. Diplomata in storia del cinema al Dams di Bologna e in sceneggiatura all’Eicar di Parigi, ha scritto e diretto tre cortometraggi: "Tutto su Emilia”, &q

Annalisa Rodeghiero, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2022

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Nei sogni abbracciamo gli angeli Siamo strade e ore scardinate adesso che verità è questo varco irrefrenabile d’estasi e paura, è questo esistere                                          nei rari attimi di luce dove il già visto è niente e santo il volto del mistero. Verità è l’assoluto stordimento, il nome mirabile quando trema e tutto in nome suo ritorna nelle cose e si fa fuoco se non ti accosti al mio fianco parte di me viva e non svelata,                                si fa parola se non ti sveli. E andiamo, come l’ingovernabile andare del fiume dove dice il vento. La chiamano circolazione doppia                                e completa quella degli umani ma noi nei sogni abbracciamo gli angeli ripetendo, ripetendo increduli: sì, tu mi vieni nel sangue, questa stanza, la primavera, si riempie di te ma solo se ci siamo lontani, solo se sapremo esserci lontani. *Il corsivo è un rimando a Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke* * Annalisa Rodeghiero , nata ad Asiago, si è laureata i

Vanni Schiavoni, "Quaderno croato", Fallone Editore, 2020. Segnalazione di Claudia Di Palma

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Plitvička jezera Si rapprendono con lentezza le foreste dense nel parco di Plitvička diga del cielo per questo bacino che attraverso a guado col mio pallore ridicolo e le gambe indurite ai polpacci verso la tua felicità slacciata sulle guance a ruota di quell’incedere veloce che non ti stanca che ti porta ogni volta alle cime che cerchi una miccia brillante che detona il mondo. Ti cerco nello sguardo un segno del mio stesso smarrimento o l’avanguardia di un sentire non ancora collaudato: a quale forma diresti uguale tutto questo o almeno simile a qualcosa di già vissuto? Sarà diverso da adesso ogni vortice dell’acqua la spossatezza da una rampa di scale la diffidenza per ogni cosa che nasca liliale l’ombra attorno che si crede indelebile e la notte che viene puntuale. * Split Non spiega molto dei nodi marinari l’avvicendarsi dei tramonti a largo di Split quando il sole si piega all’orizzonte tenendosi per le dita senza dare punti di decisione. Tutto si specchia come in un contagio a co

Paola Mancinelli, Premio Speciale della Giuria, Premio Poeti Oggi 2022

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Stai nella riga del verso nel suo opportuno troncamento. Togli il superfluo, la ridondanza. Resta nel punto dove ogni dettato è fulgore di verbo. Allenati alla sintesi. Inchioda alla pagina la precisione del nome. * Paola Mancinelli (Taranto, 1974) approfondisce gli studi filosofici e teologici, ottenendo il titolo di Magistero in Scienze Religiose. È poeta e artista visuale. Ha esposto in mostre personali, collettive e di gruppo. È presente nel volume Secolo Donna 2021. Almanacco di poesia italiana e nel volume Sud. Viaggio nella poesia delle donne (Volume secondo) a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor Editore, 2020. Suoi inediti sono presenti nelle antologie poetiche Le biglie fanno rumore , a cura di Lorenzo Mele, Il Visionario Poesia (2020); Pensieri, versi, echi di emozioni , testo che raccoglie le opere dei premiati e dei selezionati per il VII Concorso Internazionale di Poesia «Parasio – Città di Imperia» (2020); nell’antologia poetica virtuale Transiti Poetici, Vol. XVIII, a

Nunzio Bellassai, "Due tempi", Edizioni Ensemble, 2021

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Solo i passi sveleranno l’illusione, affossati nel mistero che circonda i viali larghi di questa città che vive dei rumori passati. Avvolgeranno i confini dell’attesa senza profanare né capire, ma ora dentro di me ogni piccola cosa del mondo splende e riaffiora. Nel cielo tempestato di anime hai già smesso di parlare. * Sarà idolo del mio tempo la testa mozzata ai piedi del palo della luce. In alto le mani legate, sconosciute a chi finge che ignorare sia solo un privilegio. La folla assiste, senza riuscire a distinguere il tempo trascorso da quello mostrato, la polvere da ciò che è stato. * Ti guardo spesso tu lo sai ma non dici niente Il fumo gioca sul tuo viso smunto lo smorzi sullo schermo acceso una sigaretta rauca l’acqua sta bollendo Mi lasci il tempo di una pasta insipida che non avrai modo di correggere La tua assenza pranza con me il tuo corpo non mi conosce * La città vive fuori di me, in un sibilo sordo si espande e omette. Ai sopravvissuti non daremo tregua fino a restringe

Daniele Beghè, terzo classificato Premio Poeti Oggi 2022

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La banalità del traffico La logistica sembra una forma spicciola di logica, una banalità che torna nel rigiro dei corrieri, nel trasporto intermodale che ci avvolge. Una piattoforma, un transit point, un camion che arriva in una baia di cemento armato, che attende un muletto per lo sbarco, in una Normandia che non salva alcun soldato. Il codice a barre, la falsa contabilità delle emissioni, il picking vocale, l’etichetta che manda segnali, la lettera di vettura, il sincronismo efferato degli europallets. La norma tutto prevede e tutto permette alla cooperativa del polo logistico integrato nel paesaggio padano, con sede, legale, in Romania. Si occultano dietro acronimi i gestori di questa vita agra, del traffico che mai si ferma, del lavoro che non rende liberi. * Daniele Beghè è nato a Parma, dove vive. Laureato in Economia e Commercio ha pubblicato tre libri di poesia:  Galateo dell’abbandono  Ed . Tapirulan nel 2016 ;  Quindici quadri di quartiere ed altri versi  ed. Consulta libri

"Fresco di stampa": Lorenzo Fava, "Vile ed enorme", Arcipelago itaca Edizioni, 2022

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Fra te e l’umano c’è un occhio di differenza, da qualcosa sottrai sempre qualcos’altro e lo rifai ancora. La tua pena è non avere fine negli sguardi di chi lotta. * La nascita è di per sé un patto di fine, conta mille variabili, si interseca con sette discipline. L’uso del tempo, il talento coltivato, l’amore dato in dono. La precisione del tiro, l’arte di muovere il corpo, l’equilibrio del centro e la gentilezza del lascito. * Andavamo sui monti a far volare gli aquiloni il giorno che conoscesti le vertigini. Mano a mano il cielo schiariva e il vento era alleato. Il marchingegno più antico, ancora insuperato, stupiva chiunque, dappertutto. Sentivi dentro un volere alto, un canto di sole apriva le vette e una figura d’uomo guidava il gregge. Resse lui, d’un pezzo, la tua paura di essere ingoiato dalle altezze mentre lo spago ti trascinava sul vertice. * Dio interloquisce per un attimo e la parola è libera di volare. Pronuncia oltre il confine del pensabile, siede a margine con gli ulti

Davide Castiglione, secondo classificato Premio Poeti Oggi 2022

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In apnea A un certo punto gli occhi smettono di seguirti. Ti preferiscono i cartelloni, la plastica dei sedili. I geni incarcerati dentro me a un certo punto salpano, mettono il tesoro in salvo dall’ennesimo sfogo sulla tua pelle: che figlio debole il nostro sarebbe, sarebbe stato. Io tentato li seguo mi salvo dallo stagno dove il collo dei cigni sembra segato dai remi. Il becco asfissiato dalla vernice. Il paesaggio piatto in apnea. Quanta tenacia e piedistallo da parte tua, quanta terraferma. E spogliarelli, intelligenza. Sono mesi che non cucino un pasto decente. Eppure ho pensato d’invecchiarti accanto pregando gli spifferi di entrare, di sollevarci. * Davide Castiglione (Alessandria, 1985) è docente di materie letterarie e linguistiche all’Università di Vilnius in Lituania. Si è laureato a Pavia con una tesi su Vittorio Sereni traduttore da William Carlos Williams, e dottorato a Nottingham (Inghilterra) con una tesi sulla difficoltà nella poesia angloamericana, poi divenuta libro