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Visualizzazione dei post con l'etichetta Poesia inedita

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Marco Candela

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una forma infantile di gelosia Se Robinson Crusoe avesse chiamato Giovedì l'indigeno salvato sull'isola deserta, mi avrebbe semplificato la scrittura di questo verso. Quando si avvicina il giovedì Santo è vietato mangiare carne: ancora oggi aggiorno la lista dei numerosi peccati finora commessi. Tre rose rosse e una bottiglia di cognac sulla tomba di Edgar Allan Poe. Al corteo funebre, gli unici a chinare il capo furono un corvo e un gatto nero. Era una forma infantile di gelosia. Strappare per dispetto i petali bianchi di un fiore divinatore. Cos'ho di te? Nulla. Di me hai tutto ciò che ho voluto darti. Ci sono ancora bambini e topi ad Hameln? Per le strade non si sente volare un insetto. I quattro musicanti di Brema stasera si esibiscono altrove. Non era giovedì quando venne ammazzato John Lennon: il suo numero fortunato era il 9, il mio il 7. San Marco folgorato sulle strisce di Abbey Road. * Marco Candela ci propone una poesia davvero singolare, straniante e complessa d

Salvatore Enrico Anselmi, tre poesie inedite

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A questo rigo A questo rigo, a questa piega rimaniamo appesi tenaci apprendisti, funamboli incerti scrutatori sulla scia increspata d’azzurro rappreso in questo cielo che lancia silenzio e lava furente, parole inconsuete versi trangugiati come acqua estratta dal ghiaccio serpeggiante più dei nostri sentori, più dei nostri pensieri sul viso, a sfidare lo sguardo, a guadare l’ombra limacciosa e contrapposta verso lame affamate di luce onnivora e stanziale * In attesa della sera I grilli prendevano il luogo delle cicale e in alterco confondevano il loro verso con quello degli altri, sottoposti alle foglie, in attesa della sera che non fosse più giallo stanziale pietra poco prestante al cammino. In attesa di essere umidi e bruni avvolti dalla notte, drappeggiati dal vento calante e chiari d’aria sotto foglie complici contavamo gli anni come giro di legni i sogni come visioni di scarso talento, con i sensi abbandonati al riposo sotto foglie caduche sotto foglie cadute e a strati raccolte pe

"Blocchi di partenza": Fabrizio Bregoli legge Berenice Valerio

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Nel salotto silenzioso con le mie lamette nuove:  finalmente primavera. * È sempre complicato scrivere composizioni poetiche molto brevi, perché si deve saper accentrare in pochi versi una grande pregnanza semantica che colpisca il lettore, insidiandolo e coinvolgendolo. Qui Berenice Valerio si cimenta in una versione non ortodossa dell’haiku derogando alla formula canonica del 5-7-5 a favore di una terzina di ottonari, tutti rigorosamente accentati di terza e settima, che conferiscono un ritmo giocoso e sognante all’insieme. La scelta metrica è congeniale alla leggerezza della poesia, in cui l’arrivo della primavera, anziché manifestarsi con le più classiche trasformazioni della natura o del clima, si annuncia nel gesto quotidiano delle “lamette nuove” usate con cura e riservatezza nel “salotto silenzioso”. Le deroghe sia al modello metrico sia ai cliché del contenuto ci offrono senz’altro un testo insolito, curioso; una poesia che si cristallizza nell’unicità dell’istante, con pochi

Mario Saccomanno, tre poesie inedite

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Il buio si nutre di dubbi e di miti – e resto qui seduto a mendicare ogni risposta stuzzicando con la mente questa vecchia luna di paese. Perché neanche un urlo sembra più spezzare le nubi di quiete che trasudano di morte e che anneriscono la terra? Il buio si nutre di dubbi e di miti – ed è squarciato dai suoi stessi bagliori che all’impeto dell’oggi tornano utili quei troppi terreni incolti del pensiero che non si può da una riva inerte osservare il proprio naufragio. * Del tutto io ne mastico una scaglia. Assaporo il contatto con la terra per far sì che dei miei passi i tratti io ne possa rappezzare. Del tutto se ne mastica una scaglia – e nell’intuire un qualche lieve e incerto schiarimento mi chiedo se è davvero così duro ravvisare la fondante debolezza di ciascuno senza l’altro. * Certo: che possa pure una vita stemperare a suo modo ogni graffio subito sotto la sola luce lunare. Ovunque vada, io resto trafitto da questi stessi miei versi che uccidono ancora, riportandola indietro

Gianni Salis, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Somebody to love Dalle casse la voce invade i corpi malamente incastrati nei banchi, stanno in silenzio per qualche minuto, mani prima intente a scarabocchiare distratte si fermano, gli occhi su quell’uomo che sfacciatamente ostenta in un grido la sua anima – Somebody to love e il viso della ragazzina al primo banco si riga di lacrime che non riescono a fermarsi. Sguardi imbarazzati e qualche risatina avvolgono l’aula quando la musica finisce e io non so se devo, se posso, dire qualcosa guardandoli un ultimo secondo prima che suoni la campanella. Lezione finita: e ora che valutazione darò? Non si è mai letto e non rientra in nessuna griglia quel che dovrei scrivere sul registro: impreparati (professore compreso) a contemplare un’anima. * Gianni Salis (Seneghe, 1976) è insegnante di musica a Milano. Dopo il diploma in pianoforte al Conservatorio di Cagliari, si dedica studi musicologici, prima laureandomi all’Università Statale di Milano, e, infine, conseguendo un dottorato di ricerca

Paola Mancinelli, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Primo gesto: delimitare l’area, tracciare il perimetro la linea difensiva, non indugiare nello sguardo valutare bene il terreno lieve pendenza, lontano dalla resina. Preparare i picchetti, i tiranti, imparare il segno asciutto del recingere. Calcolare lo spazio interno, la luce rarefatta nel più fitto bosco. Come filtra tra le braccia la memoria, come le accende, soffiando sugli anni. Una tenda per l’inverno è questa voce, chiama come una madre nelle sere di agosto quando la luna è uno specchio d’acqua e i giorni non sono in pericolo. * Paola Mancinelli (Taranto, 1974) approfondisce gli studi filosofici e teologici, ottenendo il titolo di Magistero in Scienze Religiose. È poeta e artista visuale. Ha pubblicato il libro di poesie La resa del grazie , Giuliano Ladolfi Editore (2019). Fa parte della redazione online della rivista Atelier, trimestrale di poesia, letteratura e critica, per la quale cura il progetto di arte e poesia «Visuale sul Novecento». La poesia contemporanea in lingua

Andrea Loliva, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Chiedere scusa Immedesimarsi è semplice, l’empatia è l’arte delle conchiglie nonostante il mare e dei tronchi scavati dai fulmini: sarà stato bello quando le tue mani si sono posate su un’altra anfora la prima nella tua memoria, passando da strumenti così diversi stesso lavoro e altri punti di vista, ed erano sempre stati lì sotto i tuoi occhi, così belli e liberi. Ricreare un contenitore un utensile inflazionato e mai inutile: ogni artista dovrebbe saper fare un’infinità di cose tra le tante comunque vasi di argilla, scatole, anfore per metterci dentro ogni cosa, in ordine come provo io adesso ma solo a parole. Gli oggetti lasciati da te sono incalcolabili, li porto con me e se saremo insieme da qualche parte un giorno, pur non potendo credere che sia al di là, uno ad uno te li riporto, credimi, intatti. Da quel giorno che si scendeva per la scalinata lungo il fianco di una grande chiesa riporto un violinista in strada che suona un pianissimo di poche note, indistinguibili sensibili.

Danila Di Croce, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Ci sono vite da riguardare,  di fronte a cui tacere in ascolto, come quando si cerca la sorgente, chiusi gli occhi, nel fitto odore del bosco. Hanno il dono, certe vite,  di sfiorare il peso dei sassi, di avviare il rimbalzo sciolto a pelo d’acqua, così - perché l’onda si allarga e sorride se c’è un tocco che chiama. * Danila Di Croce (1974) vive ad Atessa (CH) ed è docente di Lettere nel Liceo Scientifico della sua città. Nel 2011 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie:  Punto coronato (ed. Carabba). Suoi testi figurano nell’antologia poetica virtuale Transiti Poetici (XL volume), a cura di Giuseppe Vetromile. La poesia contemporanea in lingua italiana

Elvio Carrieri, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Elegia al metallo Prima di scrivere questa matita si gira tre volte. E la sabbia s’infila nelle mucose. Cerca di arginare la ferita solleva il bisturi, così come se fosse un bambino ora togli il resto, teso a poco come si tende un filo. Prima di procrastinare il danno è già nelle palpebre. Torna col bisturi in mano. Io non sono che un nuovo fanciullo che muore forse dovrei tenere un diario di bordo, dove si parli di laminazione di segatura e di pratiche materiali. Forse dovrei solo imparare come si fa un bonifico e come Lazzaro venirti incontro e dirti solo che temo il tempo. E prendere atto del luogo e dell’ora. E prendere atto della percentuale di verità accumulata nelle tue occhiaie calcolare ogni statistica sulla scia di una pulsazione, chiedermi quale sia il miglior modo per sopravvivere. Cerca di arginare la ferita prendi atto, avvolgi i tendini tra loro. Ascolta la catena delle ossa che fa rumore. Prima di lottare si torna al pianto, alla madre. Ti prendo la mano e con sonnolenz

Paolo Maccari, due poesie inedite e un poemetto inedito

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Nascere Aspetto. I girini si agitano nella pozza. Sgorbi neri sognanti una coppia di zampe, poi un’altra. Aspetto fuori. A qualcuno sbucano le zampe. Gli altri lo festeggiano astiosi. L’invidia favorisce il processo. Si moltiplicano zampe nei corpi viscidi. Aspetto fuori, obbediente. La pozza si sommuove. La vita in atto. Si consuma qualche vitale delitto. Chi ha due coppie di zampe lo approva. Aspetto fuori, obbediente alla legge. Dolore e desiderio sommuovono la pozza. Do un ultimo sguardo. Mi concentro. Sbuffo.  Il semaforo rosso attenua il suo ghigno. Un altro ultimo sguardo. Ecco il verde. Mi tuffo. * Sparire Cilindri sfocati, al crepuscolo, si librano sull’Elsa.  Moscerini. Quanti milioni sono? I cilindri che fanno stanno come lanterne sopra la lenta corrente verde. I cavedani nuotano a fior d’acqua ma a saltare è sempre  uno invisibile. Imprendibile. Tra un minuto è buio. Tra pochi giorni estate. Tra il fiume e la sera e il sambuco si srotola un discorso riposato. Il ragazzo sta

Riccardo Campion, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Ante lucem Prima dell’alba le case sembrano poggiare appena sul suolo e quasi oscillare tra lampioni e fosfori notturni Il solo saluto che accoglie l’umano è l’incompiuto moncone di terra la processione di insetti nella fenditura del selciato il gomitolo di erbe infestanti È un risveglio di cellule prima della luce un vorticare di esiti benigni * Riccardo Campion (Alessandria, 1966) ha compiuto studi di slavistica all’Università di Genova. Ha un master in traduzione e conta al suo attivo diverse collaborazioni come traduttore e redattore. Lavora nel campo della progettazione europea e traduce da varie lingue fra cui russo, polacco e bulgaro. Ha pubblicato testi originali e traduzioni di poeti stranieri su numerose riviste di poesia online. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta Geografie private  per Puntoacapo Editrice. La poesia contemporanea in lingua italiana

Valentina Casadei, quattro poesie inedite

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Testi tratti dalla raccolta inedita " Per dirmi che c'è altro" * Dare il cuore prima del tempo sabotare la gemma accarezzare le ombre la pietà s’inchina alla tua coscienza senza tormento ai cerchi che il sasso crea nel fiume e quel dio che nessuno sa trovare è il lasciarsi cadere all’indietro per vivere fino a morire il tormento, la seconda volta è solo abitudine * Il complotto degli spettri mi chiede se la preghiera ha curato lo squarcio? Porgo l’altra guancia al clone del mio aguzzino e l’universo senza memoria continua a girare sotto la luna di mezzanotte C’è solo una sola parola che non vorrei dimenticare * Nella sosta scarna la polvere creava miracolose presenze la cena fredda gridava il tuo nome portavi via con te l’abitudine della sera quando un bacio diventa tempo e un rassicurante destino prima di andare a dormire preferendo al sonno una veglia feroce in cui il miraggio del tuo arrivo è solo l’aria di una silhouette che trema un minuscolo incendio fatale * Bufere

Salvatore Annunziata, finalista Premio Poeti Oggi 2023

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Nel giorno Nel giorno che dà senso agli altri giorni dicesti: vado. Bisogna. Ed io restai da solo lontano dall’oblio degli alberi e delle loro voci. Una folla di occhi commossi poi più nessuno parlò perché la morte, padre, ora lo so mette a tacere soprattutto i vivi. * Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA), dove vive e risiede. Nel 2010 pubblica la raccolta “Mondo parallelo” (Graus Edizioni) e nel 2013 pubblica la raccolta di poesie d’amore “Dello stesso amore” (Graus Edizioni). La poesia contemporanea in lingua italiana

Francesca Innocenzi, quattro poesie inedite

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La bimba gioca sulla porta di casa. Non si allontana. Dentro, un’abitudine di pose misurate – la frutta nel vassoio al centrotavola le pentole lasciate su un ripiano ad asciugare. Fuori, tramestii di motori, versi di animali voci da fiera. La bimba resta sulla soglia gioca un gioco che chiamano campana – un piede dentro, un piede fuori l’area della mattonella. * Nell’acquaio gocciolante di fiori sciacquavo le stoviglie quella sera nell’istante della tua dipartita. Al getto del rubinetto tendevo il braccio, mentre un’altra mano, di sopra ti stringeva il polso – e tu, non vista di là della finestra ti scioglievi in una venatura d’aria. * Liberarti dai graffi della terra che ti porti addosso, quando ti giri e nulla posso se non stringere a te lo sguardo. Convincermi che è un demone bugiardo la paura, che tanto più chiama quando una fede si affaccia incrollata. Quando per far entrare luce dal balcone ti sporgi un poco e tiri su un punto malcucito di sutura. * Piove così leggero che ti svuo