Anna Salvini, quattro poesie inedite

La voce strappata In certi giorni grigi basterebbe un cenno, amputare con la pietà dei miti quando il corpo trema nelle tagliole, sacrificare una gamba o un braccio, separarsi, strisciare con le nocche, un ginocchio il gomito puntato come una stampella tirarsi fuori dai denti acuminati, la voce strappata a piccoli morsi e ti chiedi come funzionerà il nuovo passo la schiena nel movimento che bilancia milligrammi, come sarà riprendersi la vita, ad ogni costo, perché si è troppo stanchi di morire. Basterà un profilo, una nuova altezza da cui osservare il mondo, commuoversi dentro le cose che ti vengono incontro. * Calma apparente Una calma d’altri tempi ci sorprende come l’odore acre sui campi o il cicalare nascosto adagiato tra i rami qualche gregge nel mezzogiorno deserto è l’unica deviazione al rollare incandescente del vento: non un affanno lungo i margini o al centro delle distese ma una lieve preghiera per le doglie delle grotte, l’arrancare dei mandorli tra le rovine. Accolta ogni